In questi giorni i lavoratori SDA organizzati nel Si Cobas hanno indetto lo stato di agitazione in tutti i magazzini del paese. La scintilla per la protesta è stata la volontà dell’azienda di forzare un cambio appalto sfruttando, duole dirlo, la sponda delle direzioni di un altro sindacato presente -il Sol Cobas-, nel magazzino di Carpiano in funzione anti operaia e per mettere a rischio le conquiste acquisite in anni di lotte, fra i quali metterebbe in dubbio l’applicazione dell’articolo 18 con l’entrata a pieno regime del Jobs Act, innalzare l’orario di lavoro annuale di due giorni, ed eliminare accordi precedentemente strappati su premi presenze.

Come detto a Carpiano è iniziata, ma di certo non è finita li, i magazzini di Bologna, Brescia, Bergamo, Modena, Roma sono scesi in sciopero simultaneamente il 15 e il 19 giugno bloccando oltre mezzo milione di spedizioni e mettendo a rischio le collaborazioni di SDA con grandi partner come Amazon e Poste Italiane scatenando le ire dell’azienda stessa ma preoccupando anche pezzi di vertice della politica istituzionale, in particolare il PD per voce del senatore Esposito e del deputato Minnucci hanno invitato nei giorni scorsi a risolvere velocemente la situazione e una interlocuzione urgente in Senato con i vertici di Poste Italiane.

Magazzini SDA di Bologna

Magazzini SDA di Roma

La lotta determinata di centinaia di facchini -che continua ancora oggi constatata l’intenzione della proprietà di andare avanti per la propria strada- rende chiaro ancora una volta che, se organizzati, i lavoratori possono mettere in difficoltà i padroni e lo Stato. Tale consapevolezza deve essere da sprone per altri lavoratori e lavoratrici che subiscono in silenzio credendo di essere senza difese e senza mezzi per attaccare. I mezzi la classe lavoratrice li ha, sono gli scioperi, i picchetti, l’unità e l’autonomia di classe, con questa forza reale i colpi che si possono assestare anche a grandi multinazionali e, di rimbalzo, ai governi che lavorano per aumentare i profitti di queste sulla pelle dei lavoratori, possono essere considerevoli.

Di Ciemme