Questo mercoledì, presso la prefettura di Milano, è stato firmato un accordo riguardante la vertenza SDA.
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Lo sciopero, animato principalmente dal SI Cobas, era partito circa un mese fa a seguito dell’ennesimo tentativo di peggioramento delle condizioni di lavoro tramite il cambio d’appalto delle cooperative (CPL e UCSA) e la volontà di imporre il taglio dell’articolo 18 (che, nonostante il Jobs Act, resiste nei posti di lavoro dove i lavoratori non si piegano alla politica delle burocrazie sindacali amiche dei padroni) e alcune clausole migliorative dell’accordo nazionale Fedit, frutto di lotte dure e prolungate in centinaia di magazzini negli ultimi anni.
Di fronte all’inflessibilità di SDA (e quindi di Poste Italiane, che la controlla), lo sciopero si è allargato a tanti altri stabilimenti SDA e non solo, provocando le ire di dirigenti aziendali ed esponenti della politica nazionale, e causando una profonda crisi dei grossi committanti di SDA – Amazon in prima fila.
SDA stessa ha da una parte continuato testardamente a non voler cedere sul rinnovo dei contratti di lavoro a condizioni peggiorate, dall’altra è arrivata a praticare delle vere e proprie serrate, riuscendo peraltro in parte a incoraggiare malumori antisciopero e a ottenere azioni di crumiraggio persino da militanti sindacali.
Ultimo ma non ultimo, proprio a Carpiano si è registrato un attacco violento da parte di crumiri e fascisti contro i facchini che picchettavano lo stabilimento: la determinazione e l’organizzazione pressoché spontanea dei lavoratori ha permesso di ricacciare in modo appropriato l’attacco.
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La situazione di duro scontro ha comportato l’accelerazione di diverse dinamiche economiche e politiche che interessano SDA, Poste Italiane, il settore logistico e lo Stato (che è azionista di maggioranza delle Poste stesse): la tensione tra il settore burocratico-statalista e quello favorevole alla privatizzazione di SDA (personificati rispettivamente dai dirigenti Cucchiaro e Borgonovo), l’incapacità da parte di governo e polizia di stroncare lo sciopero, la furia impotente dei piccoli business dipendenti da SDA – tutti questi fattori hanno creato un clima politico generale di forte tensione e, per una volta, di centralità mediatica nazionale di una lotta dei lavoratori della logistica; una copertura mediatica, quasi superfluo dirlo, all’insegna della demonizzazione dei facchini i quali, secondo certi discorsi calunniosi, avrebbero continuato lo sciopero e i picchetti a oltranza aprioristicamente, per il gusto di fare danno all’azienda, quando è stata SDA stessa a chiudere i cancelli dei suoi stabilimenti per mettere in difficoltà i lavoratori stessi e, verosimilmente, approfittare dello sciopero per aumentare il danno economico derivante dalle mancate consegne, così da deprezzare l’azienda stessa e giustificare più facilmente la sua privatizzazione, coerente con il desiderio delle grandi aziende come Amazon di dotarsi di un corriere “proprio”, a patto che l’acquisto sia conveniente.
L’attacco ai facchini SDA costituisce allo stesso tempo l’ennesimo tentativo di cacciata di interi gruppi di lavoratori sindacalizzati dai magazzini della logistica, così come una leva per accelerare future disposizioni governative ancora più dure contro i diritti sindacali, già duramente colpiti dal Jobs Act e dal Testo Unico sulla Rappresentanza (TUR) del 2014.
A fronte del rischio di rimanere fuori dai magazzini proprio durante il picco delle feste invernali, il SI Cobas ha firmato l’accordo che permette la regolare riapertura dell’hub di Carpiano, anche se la battaglia contro perdita di diritti e licenziamenti è tutt’altro che finita.
Di seguito, il comunicato del SI Cobas sulla firma dell’accordo.
Nella giornata odierna il S.i. Cobas, alla presenza dei responsabili di SDA Cocchiaro e Diano, ha firmato l’accordo in prefettura per far riprendere il lavoro e riaprire l’hub di Carpiano.
Vogliamo però fare alcune precisazioni in merito alla gogna mediatica e giornalistica che in questi giorni si è scatenata contro il Si cobas e la lotta alla SDA di Carpiano:Lo sciopero è iniziato nell’ambito di una normale vertenza sindacale in seguito a un cambio appalto irregolare nell’hub di Carpiano e si è successivamente esteso a livello nazionale per le mancate risposte da parte di SDA.
A seguito di questo sciopero, durato qualche giorno, SDA ha risposto con una serrata (chiusura volontaria da parte dell’azienda) degli Hub di Roma, Bologna e Carpiano. Questi magazzini sono stati chiusi per volere dell’azienda e non dei lavoratori.
Con questa lotta i lavoratori di SDA hanno smascherato il piano di alcuni dirigenti, ovvero di indurre una crisi aziendale addossando la colpa agli scioperi per procedere con i licenziamenti e l’eliminazione del Si. Cobas per vendere SDA ad Amazon, così come indicato dal diktat di Poste Italiane, supportati dalla stampa e da qualche politico del PD.
Tutte queste manovre, messe in campo da più attori padronali, istituzionali e della carta stampata, volevano riportare indietro la ruota della storia nel settore della logistica fino a 10 anni fa, dove prima dell’entrata in campo del S.i. Cobas regnava la schiavitù e lo sfruttamento.
Tutti i lavoratori hanno da subito capito che la posta in gioco era alta e politicamente importante; questa consapevolezza ha dato loro la forza necessaria per resistere ai feroci attacchi mediatici, fisici e padronali per tutto questo mese.
La lotta non finisce con questo accordo, visto che i piani di SDA e Poste Italiane hanno ancora all’orizzonte i licenziamenti e la riduzione dei costi da far ricadere sulle spalle dei lavoratori, nonché la reintroduzione del jobs act.
Tale ristrutturazione riguarderà tutti i lavoratori e le lavoratrici di SDA, diretti e indiretti, e non avverrà per via dei nostri scioperi, che hanno anzi avuto il merito di fermare momentaneamente il piano di ristrutturazione, ma per mano di SDA e POSTE ITALIANE, che vogliono ridurre i costi facendoli pagare ai lavoratori.
Quindi la partita è tutta da giocare e la giocheremo bene, come abbiamo sempre fatto, con intelligenza e larghe vedute.
Avanti fino alla vittoria Contro il Jobs act e contro i licenziamenti!
Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.