Giriamo il comunicato con cui il Si Cobas da notizia della scarcerazione di Ali e  Bereket, lavoratori arrestati in seguito al violento sgombero dell’occupazione abitativa di Piazza Indipendenza questo agosto ed ora soggetti a obbligo di domicilio.

Il nostro collega e compagno Ali, in custodia cautelare dalla fine di Agosto per aver resistito allo sgombero del Palazzo occupato dalla comunità di Rifugiati di Via Curtatone è finalmente a casa con alcune prescrizioni per la sua libertà. Festeggiamo la sua liberazione e quella di Bereket, rivendichiamo la liberazione di chi è ancora detenuto, e continueremo la nostra battaglia per far luce su cosa è veramente avvenuto quella mattina, quando un esercito di poliziotti in tenuta antisommossa ha fatto irruzione nell’oscurità della notte dentro il primo piano del Palazzo dove dormivano donne e bambini, per riconsegnare uno stabile alla speculazione urbana.

Nel frattempo quello che più ci preme sottolineare è che mentre il Fondo finanziario proprietario dell’immobile si appresta a fare di quegli spazi uno strumento per la Rendita di pochi, i molti (lavoratori e lavoratrici migranti) che lo avevano vissuto NON HANNO TROVATO ALCUNA RISPOSTA alla loro emergenza abitativa. Sono stati dispersi per l’Europa nell’illusione di allontanarli dall’Italia che è il paese dove dovranno comunque vivere, separati dai loro beni e documenti rimasti dentro le stanze di Piazza Indipendenza cui non hanno potuto avere accesso, stipati provvisoriamente da qualche parte in attesa di una soluzione che non verrà, costretti ad accettare la separazione dei loro nuclei familiari, pur di avere provvisoria ospitalità per i soli minori in strutture che servono più a chi le gestisce che a trovare sistemazioni dignitose per chi ha la sfortuna di capitarci. Sono convinti di aver reso quella popolazione di facchini, operaie delle pulizie, camerieri e disoccupati che abitava quello stabile ancora più ricattabile perché oltre al problema di difendere i propri diritti sul posto di lavoro adesso hanno anche il problema della casa, ma Piazza Indipendenza non è finita.

Piazza Indipendenza non è finita perché schiacciare con la violenza un gruppo di rifugiati non servirà a cancellare il problema dell’emergenza abitativa accumulatasi negli anni in cui la rendita ed il mercato immobiliare hanno inondato di cemento Roma, senza produrre una sola casa che fosse accessibile per il salario di una famiglia normale. Un emergenza che non guarda in faccia a nessuno, indipendentemente dalla nazionalità e dal colore della pelle!
Forse in quegli anni Virginia Raggi non governava Roma, ma oggi che la governa obbedisce a quegli stessi poteri dallo stadio di Tor di Valle ai fondi finanziari proprietari di Piazza Indipendenza. La Questura, la Prefettura e la Sindaca Raggi dovrebbero capire che non è “ripulendo” Roma dalle occupazioni abitative, che in questi anni hanno rappresentato l’unica strada per avere un tetto sopra la testa per migliaia e migliaia di famiglie proletarie, cancelleranno l’incapacità del mercato di offrire un’abitazione a tutti. Fare finta che l’emergenza abitativa sia una calamità che colpisce solo le persone “fragili” è un buon modo per nascondere la sottomissione assoluta alla Rendita e la totale incapacità di mettergli un freno.

Prima dello sgombero di Piazza Indipendenza sembrava che di queste cose non si potesse parlare, oggi sono sotto gli occhi di tutti. Ad ogni sgombero si moltiplicherà solo il disagio abitativo e con esso la Resistenza, fatta per chiedere una casa per tutti, Italiani e stranieri, Rifugiati e immigrati, perché il diritto ad una vita degna va riconquistato pezzo a pezzo.

Solo la lotta paga!
Senza casa mai più!

SI Cobas Roma