In questo articolo ripercorreremo le origini del trotskismo cubano sottolineando i successi e i limiti che hanno giocato un ruolo assai importante e fondamentale, il più delle volte messo a tacere, nella storia sociale e politica dell’isola.

 

Marcia cubana a Guantanámo. 15 settembre del 1933. Ph Keystone France/Getty

 

Le origini del trotskismo cubano si possono collocare nella formazione di una frazione che sorse all’interno del PC nell’agosto del 1932. Questa frazione si chiamò Oposiciòn Comunista de Cuba (OCC) e si oppose alla politica settaria della classe contro classe (1), promossa da Stalin, e ai suoi metodi burocratici. Sandalio Junco fu uno degli esponenti di maggior rilievo di questo gruppo. Operaio fornaio, riuscì a mantenere una stretta relazione con Julio Antonio Mella dal 1925, quando entrambi furono incarcerati (accusati di aver messo una bomba nel teatro Payret de La Habana), e fu anche uno dei pochi dirigenti neri che ebbe il PC. Morirà nel 1942, assassinato da agenti stalinisti.

 

L’avvicinamento di Sandalio al trotskismo avvenne nel suo viaggio nell’URSS, dove entrò in contatto con dirigenti dell’Opposizione di Sinistra Internazionale e fu battuto dallo spagnolo Andrés Nin, prima della sua espulsione nel 1930. Accanto a lui ci fu il dirigente studente e poeta Juan Ramòn Breà, che incontrò Nin anche lui nella prigione Modelo di Barcellona. In seguito lo studente dovette partire per l’esilio a causa della feroce repressione del Governo di Machado.

 

Breà, fu incaricato di facilitare i contatti dei trotskisti spagnoli con Cuba e di diffondere riviste e libri politici nell’isola, in particolare la rivista spagnola Comunismo, pubblicata tra il 1931 e il 1934. Anni dopo, il giovane poeta combatterà nella guerra civile spagnola con il POUM insieme al surrealista Benjamin Peret e lo scrittore George Orwell.

 

A Junco e a Breà si aggiunsero ovviamente anche altri leader: Marco García Villarreal, Pedro Varela, Carlos Gonzàlez Palacios, Carlos Simeòn, Luìs M. Busquet, Roberto Fontanillas, Armando Machado e Carlos Padròn, tra gli altri.

 

La OCC ebbe influenza in organizzazioni chiave: a livello sindacale, nella Federaciòn Obrera de la Habana (FOH) dove Junco e altri trotskisti riuscirono ad ottenere un certo un peso politico alla Mesa Ejecutiva, a livello studentesco nell’Ala Izquierda Estudiantil (AIE) e, nel campo democratico, nella difesa dei prigionieri politici influenzando l’organizzazione Defensa Obrera Internacional (DOI). Attraverso quest’ultimo sono stati in grado di inserirsi, oltre a La Havana, in altre regioni importanti come Matanzas, Santiago de Cuba, Guantanámo e il nord della provincia di Oriente. Alla fine del 1932, finalmente i membri dell’OCC furono espulsi dal PC.

 

Origini storiche della Rivoluzione del ’59

I trotskisti ebbero un ruolo molto importante nel processo rivoluzionario iniziato nel 1933, da quando il FOH indisse uno sciopero generale (dopo lo sciopero iniziato a luglio dai lavoratori dei trasporti) che iniziò con delle richieste sindacali e che rapidamente si trasformò in uno sciopero politico, in quanto si oppose alla feroce dittatura di Machado, sostenuta e appoggiata dal governo nordamericano. La OCC inoltre guidò anche lo Strike Committee di Guantanámo, un’area situata nella regione orientale e nota per i livelli di sfruttamento e povertà che subivano i suoi lavoratori. Secondo lo storico Rafael Soler, i trotskisti arrivarono ad ottenere cento militanti alla direzione di quaranta mila lavoratori produttori di zucchero armati di bastoni e machete.

 

Nel settembre del 1933 cadde il Governo Machado, ma il malcontento sociale continuò. I trotskisti formarono il Partido Bolchevique Leninista (Partito Bolscevico Leninista), che intervenne nella realtà politica cubana durante il governo nazionalista di Grau e Guiteras. Nonostante i trotskisti avessero una posizione corretta nel sostenere che Cuba era un paese semi-coloniale, nell’avere una politica nei confronti dei lavoratori neri che li chiamavano ad unirsi alla lotta, nell’opporsi alla politica stalinista del “Socialismo in un solo paese” e nel rifarsi al Fronte Unico per affrontare la borghesia e l’imperialismo nordamericano (denunciando anche la condotta negativa del PC), la forte repressione subita dopo il colpo di stato di Batista li fece entrare in una forte crisi aggravata dall’assenza di una leadership omogenea, simbolo di una forte debolezza strutturale. Dobbiamo ricordare che fu proprio in quel momento,che il ciclo rivoluzionario si chiuse, dopo il fallimento dello sciopero del marzo del ’35, in cui le forze del movimento operaio si divisero. Secondo Daniel Gaido y Costanza Valera, il PBL nel 1934 arrivò a contare tra i seicento e gli ottocento militanti.

 

Tuttavia nel 1935 il trotskismo si frammentò a causa di differenze interne. Uno dei motivi principali fu la politica di Joven Cuba (Giovane Cuba), un gruppo piccoloborghese antiimperialista radicalizzato creato da Antonio Guiteras, assassinato l’8 maggio del 1935. Trotsky affermò, nel pieno del governo Grau-Guiteras, che in relazione a Cuba “[…] non possiamo intraprendere noi stessi la conquista del potere come compito immediato se la maggioranza della piccola borghesia rurale e urbana non ci segue”. Sebbene il piano originale del partito leninista bolscevico fosse quello di mantenere l’indipendenza organizzativa e politica da Joven Cuba, alla fine un settore finì per diluirsi al suo interno e cedere alle pressioni nazionaliste. Secondo alcune fonti (2), l’organizzazione arrivò ad avere quindicimila membri agli inizi.

 

Il 19 settembre del 1940 venne fondato il Partido Obrero Revolucionario (POR). Nonostante mantenne l’alleanza con il Partido Revolucionario Cubano dell’ex presidente Ramòn Grau San Martin, ecco tuttavia non durò molto a lungo. Già nel 1946,si indebolì fortemente con l’assassinio di uno dei suoi dirigenti operai, Rogelio Benache, conseguenza delle torture subite nelle prigioni di Batista. Un altro dei suoi dirigenti fu Pablo Diaz, uno dei sopravvissuti del Granma.

 

Nonostante questa disgregazione, i trotskisti tornarono alla ribalta anni dopo prendendo parte all’organizzazione dello sciopero generale scatenato nel 1957 a Santiago, dopo l’omicidio del dirigente urbano dell’M26 (Movimento del 26 luglio), Frank Paìs. Durante questo feroce sciopero l’operaio Gustavo Fraga, sebbene fosse militante dell’M26 fin dai suoi esordi e capo di questa organizzazione a Guantanámo, ebbe un ruolo di primo piano dove si rivendicò trotskista fino alla sua morte nell’agosto del 1957 a causa di uno scontro mentre teneva in mano degli esplosivi. Fraga fu uno dei tanti militanti trotskisti che entrarono nel movimento nazionalista radicale M26, comandato da Castro e Che Guevara. Questi militanti parteciparono al grande sciopero del gennaio del ’59, che permise il trionfo della rivoluzione, come parte delle milizie e dei distaccamenti operai. A Santiago riuscirono a dirigere la sezione anche in azioni di sabotaggio.

 

Tempo dopo, il POR riuscì a riorgani_zzarsi andando a formare il cosiddetto Partido Obrero Revolucionario Trotskista (POR – T, Partito Operaio Rivoluzionario Trotskista). Esso si legò ad un settore del trotskismo chiamato Posadismo (da Juan Posadas), gruppo più propagandista che organizzativo. La dirigente posadista Olga Scarabino viaggiò a Cuba ed entrò rapidamente in buoni rapporti con membri del M26, che subito le diedero uno spazio in radio e in televisione. In una delle sue trasmissioni del 1959, Scarabino invitò tutti i trotskisti dell’isola ad unirsi per ricostruire un partito trotskista a Cuba. E il partito fu finalmente fondato il 6 febbraio 1960.

 

La sua costituzione fu per lo più operaia. Uno dei punti centrali su cui si basò la critica al Governo Castro era la necessità di indipendenza all’interno dei sindacati e la necessità di una democrazia più ampia nelle organizzazioni dei lavoratori cubani. Esigettero libertà nelle elezioni dei dirigenti sindacali e ripudiarono l’imposizione di una “lista unica”. Considerarono essenziale anche la creazione di organismi di base, necessari per consolidare ed espandere le conquiste della rivoluzione. Un altro degli slogan corretti che hanno sollevato fu l’elezione popolare per le truppe degli ufficiali della milizia.

 

La rivoluzione permanente a Cuba

Con il passare del tempo i trotskisti del POR (T) furono sottoposti a continue persecuzioni dopo il fallimento dell’invasione nordamericana della Baia dei Porci (aprile del ’61) e l’avvicinamento di Cuba all’URSS. Castro condusse un’ondata di arresti molto duri contro militanti trotskisti tra il 1962 e il 1965, accusandoli anche di essere agenti della CIA per aver innalzato lo slogan “fuori gli Yankees da Guantanámo”. Che Guevara prima sostenne la misura persecutoria, per poi opporvisi. E si impegnò molto anche nella liberazione di alcuni militanti imprigionati nel carcere di La Cabaña de La Habana. Tra questi c’era Roberto Acosta, un trotskista che aveva un  ruolo molto importante nel ministero che presiedeva (industria) e che molto tempo fa aveva contribuito a organizzare la compagnia elettrica nazionalizzata. Il Che diede l’ordine di liberarlo dopo averlo intervistato e lo stesso è accaduto con un altro militante trotskista, Armando Machado.

 

Tempo dopo Che Guevara finì con l’allearsi con il governo cubano, mentre il processo di burocratizzazione nell’isola accelerò. Da quel momento, i trotskisti che erano rimasti a Cuba vennero subito imprigionati e sottoposti a continue vessazioni da parte dello Stato, fino ad una nuova ondata repressiva nel 1973, anche a causa delle costanti pressioni esercitate dall’URSS su Castro e sulla burocrazia cubana. Tuttavia, nonostante le persecuzioni e le denunce verso il regime di Castro, il popolo cubano grazie alla Rivoluzione raggiunse comunque grandi rivendicazioni sociali.

 

 

note

 

1. Sollevò la necessità di una riforma agraria antiimperialista, ma negò l’unità di azione con altre forze di sinistra che erano contrarie alla dittatura di Machado.

 

2. Fernando Martinez Heredia, La Rivoluzione Cubana del 30. Saggi, Ed. Ciencia Sociales, L’Avana, 2007.

 

Traduzione da La Izquierda Diario

La Voce delle Lotte ospita i contributi politici, le cronache, le corrispondenze di centinaia compagni e compagne dall'Italia e dall'estero, così come una selezione di materiali della Rete Internazionale di giornali online La Izquierda Diario, di cui facciamo parte.