Riprendiamo, con questa stesura di appunti, la riflessione sul libro “Materialismo ed empiriocriticismo”, di cui abbiamo già pubblicato la prima, la seconda, la terza, la quarta, la quinta , la sesta, la settima, lottava, la nona, la decima, l’undicesima, la dodicesima, la tredicesima. la quattordicesima, la quindicesima e la sedicesima parte.

In questa opera Lenin smaschera progressivamente il carattere idealista dell’empiriocriticismo, cioè del machismo (dal fondatore di questa dottrina, Ernst Mach).


In che direzione si sviluppa l’empiriocriticismo?

Vediamo ora in che direzione si sviluppa questa filosofia. L’eclettismo e l’incoerenza delle premesse filosofiche dell’empiriocriticismo rendono inevitabili interpretazioni differenti e discussioni sterili su dettagli e piccolezze. Ma l’empiriocriticismo, come ogni altra corrente ideologica, è una cosa viva che cresce e si sviluppa. Ed in base alla direzione in cui si svilupperà, arriveremo a risolvere la questione fondamentale della vera essenza di questa filosofia. Come si giudica un uomo su suoi atti e non per quel che dice e pensa, i filosofi devono essere giudicati non per le etichette, ma dal modo in cui risolvono le questioni teoriche fondamentali.

Cornelius, un allievo che possiamo ritenere come riconosciuto dal suo maestro Mach, condanna con decisione l’unilateralismo dell’idealismo e il dogmatismo sia degli idealisti che dei materialisti ed afferma che “la percezione visiva ha la sua sede là e soltanto dove noi la troviamo, cioè dove essa è localizzata dalla coscienza ingenua non ancora contaminata da una falsa filosofia”… dopo queste affermazioni l’allievo di Mach conclude affermando praticamente l’immortalità e Dio, e che il materialismo trasforma l’uomo in automa infatti “non lascia l’idea della contaminazione della nostra vita dopo la morte” e conclude “l’educazione è necessaria non soltanto per l’azione ma innanzitutto per inculcare rispetto dei valori imperituri del dovere e della bellezza, il rispetto del divino in noi e fuori di noi”. Contrapponete ora queste affermazioni a quelle di Bogdanov secondo le quali “non vi è assolutamente posto” per l’idea di Dio nella filosofia di Mach.

Di fronte ad affermazioni così contrastanti non possiamo che metterci in cammino sulla strada che porta alla natura idealistica di questa filosofia. Intese le affermazioni di Cornelius i machisti hanno fatto presto a metterlo alla berlina. Ma non significa che i machisti abbiano poi ripreso la “retta via”. Petzold accorgendosi delle falsità di Cornelius sostiene ulteriori assurdità “Affermare che il mondo è una rappresentazione ha senso se si vuol dire che esso è una rappresentazione di colui che parla o anche di tutti quelli che parlano, cioè che la sua esistenza dipende esclusivamente dal pensiero di questa persona e di queste persone. Noi facciamo dipendere il mondo non dal pensiero di una data persona, ma dal pensiero in generale…”. Pertanto si arriva a negare l’esistenza del mondo in sé, in quanto collegato al pensiero del filosofo come una rappresentazione o complesso di elementi.

Allo stesso modo un altro machista Hans afferma “Tutta la mia esperienza mi è data come processo psichico come parte della mia coscienza. Ciò che chiamiamo fisico è costruito da elementi psichici…io non so se in generale vi sono altri IO fuori di me”. Da “nuovi materialisti” a parole si è “solipsisti” nei fatti.

Come si possono valutare la valutazione di Bogdanov, secondo le quali nella filosofia di Mach “non vi sarebbe assolutamente posto per il libero arbitrio”, se non temerarie?

Kleinpeter nel 1898 sosteneva che “l’origine soggettiva non di qualcuno ma di tutti nostri concetti e della loro connessione è l’esperienza, che decide dell’esattezza dei concetti”. Nel 1900 diversamente afferma che “Kant Berkeley, malgrado tutte le differenze che li separano da Mach, sarebbero più vicini a quest’ultimo che al materialismo”. Affermazioni che confermano la natura idealistica del machismo e della loro netta contrapposizione al materialismo.

Un altro allievo di Mach, Ziehen dice “solo la folla può credere che le cose reali suscitano le nostre sensazioni…gli oggetti esterni esistono non in sè stessi ma nel nostro intelletto…Le leggi della natura non sono rapporti fra corpi materiali, ma tra sensazioni ridotte”. Mach e Avenarius sono stati calunniati per la natura idealistica e soggettivista della loro filosfica non solo dai loro avversari, ma anche dai propri pupilli e allievi.

Infine concludiamo citando Carus, filosofo americano, che si definisce amico e ammiratore di Mach ed afferma che “noi pensiamo che la scienza può riformare la Chiesa, conservando tutto ciò che la religione ha di vero di sano e di buono”, poi definisce Mach “un idealista o direi un soggettivista” concludendo con l’affermazione “io e Mach pensiamo allo stesso modo”. E’ evidente che siamo in presenza di un capo di quella congrega di letterari americani che si dedica ad inebetire il popolo con l’oppio della religione…e Mach ne è entrato a farne parte a causa di un piccolo malinteso.

Sirio Stivalegna

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.