Una breve considerazione che forse ad alcuni suonerà fuori tempo massimo, morta con la morte di Berlusconi. Il fatto è che la mascotte della destra italiana, il liberale-fascista-cristiano-puttaniere (a seconda di come tira il vento o tutti e quattro contemporaneamente) è ancora lontana dal crepare. Proprio come le sue (fittizie) controparti del centro-sinistra (Bersani, D’Alema etc…), il Cavalier Berlusconi appare lontano dal terminare vita e carriera nel Paese avvelenato in cui ogni vecchio veleno diventa nuova cura e ogni nuova cura nuova malattia. I sondaggi delle prossime elezioni borghesi (ammesso che i sondaggi abbiano un senso, ammesso che vogliamo fidarci) lo vedono in (lieve) rimonta. Ma anche ammesso che queste previsioni non abbiano senso e siano sempre e comunque manipolate, lì fuori ci sono ancora milioni di proletari e proletarie, casalinghe, disoccupati e (soprattutto) pensionati che anche questa volta gli abboccheranno. Chi di noi non ne conosce o non ne ha conosciuto almeno uno? Chi di noi nella vita non ha almeno una volta identificato qualche “berlusconiano” dalla sua ingenuità in tutti i campi, dall’assenza di conoscenza delle cose del mondo, dalla bassezza morale e intellettuale? Certo quello che ci differenzia come rivoluzionari quando si parla di berlusconismo è non cadere nella trappola in cui stavo per cadere io stesso, avrete pensato, mentre leggevate l’ultima domanda: la trappola di pensare che Berlusconi, e finanche il berlusconismo che pure è un fenomeno peculiare nel campo della stessa classe borghese, sia il problema finendo addirittura per legittimare ciò che a un medio e ingenuo osservatore apparirebbe come le uniche alternativa: il centro-sinistra, la sinistra riformista o il Movimento Cinque Stelle . Dopo tanta critica che facciamo al centro-sinistra così come alla sinistra riformista  e dopo aver chiarificato migliaia di volte e denunciato le sue politiche padronali, non dovremmo perdere il gusto di ricordarci che anche Berlusconi, egualmente come il centro-sinistra anche se con un’estetica e un linguaggio diverso (non troppo diverso da Renzi in poi), è il pupazzo “simpatico” dei padroni, è un padrone lui stesso innanzitutto.

Dopo questo prologo variegato arrivo al cuore della riflessione: Berlusconi non è il problema, il problema è il capitalismo, ma Berlusconi e il centro-sinistra sono stati protagonisti indiscutibili della “Seconda Repubblica” e Berlusconi responsabile di una propaganda che è stata vincente sul centro-sinistra in un sottilissimo senso ideologico: il centro-sinistra si è convinto di essere quello che Berlusconi gli diceva di essere, e così lo scivolone a destra preparato dalle ex dirigenze del PCI stalinista è stato accelerato nei fatti, e rallentato nelle parole (ma dalla decadenza di Berlusconi in poi, e dall’ascesa di Renzi, accelerato anche nelle parole, ma non ancora completamente nella coscienza dei militanti e degli elettori).

Durante gli anni del berlusconismo (e conseguente anti-berlusconismo) la “sinistra” storica ha lasciato che Berlusconi attraverso la sua propaganda iperbolica contro i “””comunisti””” (notare il numero di virgolette) definisse la percezione della sua identità politica, un processo di definizione e “posizionamento” tipico del linguaggio e al centro di ogni “analisi del discorso” (che non è necessario approfondire in questa sede). 

Complice la paralisi ideologica post-89, la “sinistra” italiana da un lato denunciava a parole questa propaganda iperbolica, dall’altro ne faceva il suo carburante di sopravvivenza. Nei suoi piani alti, infatti, si consumava inesorabilmente quella degenerazione che porterà Confindustria a prediligere il PD al centro-destra, PD di cui Forza Italia oggi è solo una imitazione un po’ ammaccata e farsesca (ma non per questo meno pericolosa).

Berlusconi è stato un  (temporaneo) argine alla degenerazione della sinistra italiana post-stalinista, perché permetteva al PD di passare per ciò che non era, nel rincoglionimento generale dei media, degli elettori e soprattutto dei suoi militanti (rincoglionimento assolutamente attuale e più accentuato che mai, senza offesa). Si potrebbe addirittura dire che non c’è alcuna differenza tra il pupazzo di Arcore che individua(individuava?) nel PD il nemico, la “sinistra”, e i militanti del PD più ingenui che, compiacendosi inconsciamente del linguaggio usato da Berlusconi nei loro confronti, potevano farsi scudo con un’identità immaginaria, pubblicitaria, creata per loro dallo stesso mago di Canale 5, agendo poi sul piano reale, sul piano materiale, nella prassi e nell’azione quotidiana, in parlamento, tra i lavoratori, nell’attività sindacale etc come i peggiori sgherri del padronato, come (o peggio) del centro-destra. La storia genitore-figlio, amore e odio, stampella e ammalato tra Berlusconi e i rottami post-PCI è solo na delle tante storie che, tra le altre cose, dimostra come in politica il nome che si dà agli avversari o ai nemici, anche se non primario e non determinante, rimanga tuttavia importante (per questo fare una buona propaganda è importante). A tal proposito si potrebbe dire che l’unica cosa comunista di Prodi è che Berlusconi e i suoi seguaci, e di ritorno, molti seguaci di Prodi (e quindi quasi un’intera Italia) dicessero che fosse comunista e che potenti media si prestassero da eco a queste aberranti assurdità, cristallizzandole nella mente di tutti come opinione ripetuta, a cui, come quasi sempre accade, si finisce per credere. E ovviamente stendendo un ulteriore velo pietoso sulla storia della compromissione di una bellissima parola (comunisti, comunismo) che già Stalin e lo stalinismo internazionale e nazionale avevano (ci auguriamo per non sempre) compromesso.

Articolo a cura di Matteo Iammarrone

Nato a Torremaggiore, in Puglia, nel 1995, si è laureato in filosofia all'Università di Bologna. Dopo un master all'Università di Gothenburg (in Svezia), ha ottenuto un dottorato nella stessa città dove tuttora vive, fa ricerca e scrive come corrispondente de La Voce delle lotte.