L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato – cap. 9

Concludiamo l’excursus dell’opera di Engels con l’ultimo capitolo che, con un inquadramento generale di tutta la storia della specie umana, spiega che cosa ha mosso i grandi mutamenti strutturali come quelli all’interno della famiglia e ci fa comprendere meglio le varie sfaccettature con cui si può inquadrare un periodo storico. Troppe volte si fa l’errore di guardare alla storia come ad un semplice avvicendarsi di eventi politici e militari, non dando il giusto peso alcontesto economico, sociale e culturale in cui questi avvengono e quindi perdendone di vista il senso. La storia, inoltre, ancor più che di eventi “epocali” e fatti traumatici, è fatta di processi di lungo corso. Ci sono inoltre sempre diverse sfaccettature e più livelli di lettura, tanto che, un esempio su tutti, un Charles Fourier poté affermare in Theorie des Quatres Muovements che il cambiamento di un’epoca storica si può definire sempre dal progresso femminile verso la libertà.

9 Barbarie e civiltà

Un grosso pregio, ma anche un grosso limite della costituzione gentilizia (facendo riferimento a quella dei popoli pellerossa) è che al suo interno non vi è alcuna distinzione tra diritti e doveri. Per loro sarebbe una domanda assurda domandarsi se mangiare, bere, dormire, andare a caccia, praticare la vendetta di sangue, prendere parte alle pubbliche faccende, etc. siano diritti o doveri. Ma addentriamoci un po’ più a fondo nella questione indagandola anche da un punto di vista socio-economico e dialettico.

In queste realtà la popolazione, tranne che nel luogo di residenza delle tribù, era estremamente rada (1). La divisione del lavoro in questo tipo di strutture sociali esiste solo tra uomo e donna: l’uomo fa la guerra, va a pescare e cacciare; la donna ha cura della casa, della preparazione degli alimenti e delle vesti (tale divisione la rivedremo anche nella famiglia di coppia e in quella monogamica, ma in chiave di diversi rapporti di forza tra uomo e donna; questo tratto è qui assente o comunque assai meno pronunciato). Ognuno è padrone nel suo campo e degli strumenti che utilizza. Si tratta quindi di una società in cui l’uomo crea tutto ciò che è necessario al suo fabbisogno con lesue proprie mani. Insomma, l’ideologia del “tutto ciò che possiedo me lo son guadagnato con il mio lavoro”, celebrata dal senso comune ma anche a volte da professori ed economisti, potrebbe reggere in una società siffatta assai più che nella nostra.

Con ciò, tuttavia, non si vuole affermare che le società a costituzione gentilizia e ad amministrazione comunistica rappresentino il comunismo realizzato. Questo tipo di società presenta già al suo interno dei limiti e degli elementi di discontinuità. Forse possiamo parlare di comunismo realizzato solo riferendoci a quel periodo ai primordi della specie umana in cui gli uomini non erano ancora organizzati nemmeno in tribù, ma in orde. Ma la documentazione in nostro possesso, e ancora di più quella disponibile al tempodi Engels, non permette di fare affermazioni nette su questo tipo di società. In un certo senso potremmo dire che la storia dell’umanità fino ad ora è stata la storia dei vari elementi di discontinuità sociali e che l’uomo non ha conosciuto altro se non un processo di lento regresso sociale e culturale.

Ma uno degli elementi di discontinuità più importanti fu la divisione del lavoro. Se pure essa è presente in nuce gli Indiani d’America – uomo e donna avevano mansioni ben distinte – è presso i popoli Semiti ed Ariani che questo processo, millenni fa, incominciò a creare una società realmente stratificata, a partire dalla prima vera categoria di lavoratori: i pastori. La pastorizia fu la prima attività di carattere esclusivo, che non solo permise di produrre viveri in maggior quantità ma anche di maggior qualità e varietà. La pastorizia permise così ad alcuni popoli di intraprendere le prime attività commerciali (2). Mentre prima gli scambi avvenivano all’interno della tribù, ora tribù diverse entravano in contatto tra loro per questioni commerciali. Non fu tuttavia solo il commercio a contribuire alla mescolanza tra tribù, ma anche la guerra, che a lungo andare portò ad una crisi, anche demografica, della costituzione gentilizia. A poco a poco quindi la costituzione gentilizia conobbe un inesorabile declino e le proprietà che prima erano di questa passarono in mano alle comunità domestiche e poi in seguito ai singoli individui. Con l’abolizione della gens vediamo anche il passaggio dalla famiglia di coppia a quella monogama patriarcale.

Nello stadio medio e superiore della barbarie (età del bronzo e del ferro) l’uomo entra in quella fase di transizione tra la società ad amministrazione comunistica e la società divisa in classi. In questo stadio di sviluppo l’uomo scopre il telaio, la fusione dei minerali metallici e la lavorazione dei metalli. La scoperta dell’allevamento e dell’industria mineraria portarono ben presto ad un altro fondamentale elemento di discontinuità dopo la divisione del lavoro,ovverol’ideadiprodurre più del necessario. E per produrre più del necessario ovviamente venne inventata la schiavitù che inizialmente riguardò i prigionieri di guerra. Dalla nascita della schiavitù la storia conobbe varie forme di oppressione (servitù della gleba, lavoro salariato), ma la schiavitù ha un rilievo di primo piano perché costituisce il primo elemento di discontinuità: da qui in poi l’umanità sarà sempre divisa in due classi principali: padroni e schiavi, sfruttatori e sfruttati

All’interno della famiglia, seguendo la tradizione delle società gentilizie, la donna rimase relegata alla casa con l’aggiunta però di essere esclusa dalla produzione sociale e di aver perso anche il dominio nella casa. Anche per quanto riguarda la condizione sociale della donna, il cammino della storia portòcon sé un progressivo restringersi delle sue libertà ma anche, dialetticamente, lanascita delle lotte perla sua emancipazione. Partiamo da una considerazione della donna quasi al di sopra dell’uomo (matriarcato) fino alla sua totale sottomissione e soggiogazione con il patriarcato.

In questo periodo abbiamo anche la seconda grande divisione del lavoro: l’artigianato si separa dall’agricoltura. La produzione cresceva notevolmente e di conseguenza anche il prezzo della forza-lavoro. La schiavitù, sporadica nello stadio precedente, diventò da questo momento un elemento essenziale della società. La sempre maggiore divisione del lavoro inoltre accentuò il carattere classista della società e la differenza tra ricchi e poveri. Le tribù si unirono tra loro in unico popolo e il capo militare ne assunse il diretto comando. La guerra diventò quindi un’attività di rapina e arricchimento più propizia del lavoro. Fu proprio la crescente importanza e frequenza delle guerre a portare alla formazione di monarchie e nobili.

Siamo quindi giunti alle soglie della civiltà. Essa coincide con l’affermarsi della terza grande divisione del lavoro tra chi produce merci e tra chi le scambia, i mercanti. Questa classe, pur non partecipando alla produzione, ne prende progressivamente le redini nel corso dei secoli. Una classe parassitaria che nel corso della storia si arricchirà sempre di più con un controllo sempre maggiore sulla produzione. Parliamo, in altri termini, dei diretti antenati della piccola, media e grande borghesia. Le crisi economiche sono proprio un prodotto di questa malsana amministrazione della produzione. Fu la nascita dei mercanti a portare alla nascita del denaro, la merce che compra tutte le merci, e al suo lento ma inesorabile affermarsi. Prima ancora del denaro, come abbiamo accennato nei capitoli precedenti, la possibilità di acquisire un proprietà fondiaria che si poteva vendere e ipotecare divenne un elemento centrale sul piano sia economico che sociale. La costituzione gentilizia era stata, in modi diversi, completamente sostituita dallo Stato. Presso i Greci questo nacque attraverso conflitti interni alla stessa società gentilizia, presso i Romani attraverso la sopraffazione della plebe da parte del patriziato e presso i popoli germanici direttamente dalla conquista di grandi territori stranieri.In una visione dialettica e materialistica potremmo dire che fu lasocietà gentilizia, col produrre nuove esigenze a cui essa non poteva far fronte, a creare lo stato, cioè una potenza apparentemente al di sopra della società per contenere nella legalità i conflitti di classe.

Come scrive Lenin in Stato e Rivoluzione tre in particolare sono gli elementi che costituiscono uno Stato: un territorio, una forza pubblica di natura militare e politica (necessaria dopo la divisione in classi per tenere a freno gli schiavi e i cittadini) e un popolo da governare. E lo Stato, dato che è nato dal conflitto tra classi, è lo Stato della classe dominante. Lo Stato antico fu quello del possessore di schiavi, lo Stato medievale vide il trionfare dei nobili sui contadini e lo Stato moderno è la dittatura del capitale sui lavoratori salariati. La repubblica democratica tuttavia è la forma più avanzata di Stato in quanto è solo in essa che potrà avvenire lo scontro decisivo tra sfruttati e sfruttatori. Ma affinché gli sfruttatori si ribellino contro gli sfruttati occorre prima che maturino un certo livello di coscienza di classe; senza questa e senza una teoria rivoluzionaria è molto difficile che i proletari possano considerare un modello alternativo allo Stato borghese. Ad ogni modo anche all’interno della repubblica democratica troviamo forme differenti tra loro, come lo sono ad esempio il modello socialdemocratico e quello neoliberista. Oggi buona parte degli stati capitalisti si attestano sul primo modello anche se con sfumature politiche diverse (Germania e Italia ad esempio al momento presentano una socialdemocrazia legata al centro sinistra e alla radice democristiana, gli USA con Trump sono tornati ad una politica di stampo neoliberista, etc.). La socialdemocrazia è il terreno migliore per la lotta di classe se i lavoratori sono coscienti della loro condizione sociale ed economica; essa, tuttavia, è al tempo stesso anche un terreno pericoloso per la lotta di classe in quanto agevola da un lato il riemergere dei fascismi, dall’altro la passività delle masse illuse dal riformismo. Basti ricordare che in Germania nel primo dopoguerra il partito nazista crebbe e si rafforzò proprio perché il socialdemocratico Ebert reputò che non ci fosse bisogno di ritenere illegale il partito nazista. Ma ancora prima questi stessi socialdemocratici, assieme anche ai socialisti della II Internazionale, votarono i crediti di guerra. Già da sola questa vicenda dovrebbe farci capire che la socialdemocrazia è sì una tappa, ma non è sicuramente il traguardo finale a cui bisogna aspirare. In un certo senso il socialdemocratico è un comunista che non sa di essere un reazionario.

Lo Stato quindi non è esistito da sempre.Le popolazioni dello stato selvaggio e della barbarie ne hanno fatto a meno e tutt’oggi sopravvivono civiltà primitive che forse non potrebberoneppure comprendere un concetto come quello di Stato. Tuttavia Marx dice che la società è pronta anche a superare (in una visione evoluzionista) anche la divisione in classi e lo Stato. La storia però ci ha dimostrato e ci dimostra ancora oggi che i conflitti di classe, senza avanguardie rivoluzionarie alla loro testa, non fanno altro che ricreare un nuovo governo borghese. Un esempio di ciò sono state le famose Primavere arabe. Queste hanno sì destituito il dittatore in carica, ma poi in molti casi sono state seguite da dittature militari o da partiti ancora più fondamentalisti che hanno instaurato dei regimi religiosi.

 

Azimuth

 

Note del redattore

(1) Parliamo al passato perché, se è vero che ancora oggi c’è un numero consistente di civiltà primitive sparse per i vari continenti, è anche vero che la tendenza all’espansione esponenziale degli stati nazionali spesso gli concede territori limitati.

(2) Sono comunque attestate attività che potremmo definire commerciali anche in aree e contesti assai lontani. Un esempio particolarmente noto e studiato è quello dell’anello di Kula delle Isole Trobriand, dove accanto ad uno scambio di doni rituale abbiamo un vero e proprio scambi di bene, anche alimentari, tra le varie tribù. L’anello, attraversato  in canoa dai nativi, popoli primitivi che praticano sia  la pesca che l’allevamento,  si estende attraverso diverse isole  per centinaia di chilometri.

 

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