Film vincitore del Biografilm Festival 2017, “To stay alive: a method”, la pellicola co-diretta da Lieshout, Hagers e Brummelen, è tratta dal libro di uno dei maggiori scrittori francesi contemporanei: Michel Houellebecq. Protagonista e voce narrante della pellicola è il cantante Iggy Pop, il quale, rimasto affascinato dal libro di Houellebecq, mostra nel film anche la nascita della loro attuale amicizia. Il film, come il libro, è diviso in capitoli. Ogni capitolo affronta le varie fasi che conducono un uomo ad elevarsi a poeta.


“Open up and bleed” dice Iggy Pop.

L’intelligenza fuori dal comune, l’insofferenza verso la realtà, l’abuso di alcol e droghe portano Iggy Pop, archetipo del musicista punk, ad estraniarsi sempre più dalla società contemporanea. Il dolore è lo strumento più forte dell’arte stessa.
Iggy Pop indagana e mostra altri personaggi, aspiranti poeti, mimetizzati nella fitta rete della società capitalista contemporanea. Una società che, come dice Anne Claire, una donna affetta da bipolarismo, non trova più spazio per i poeti o, meglio, non sa che farsene.
Di Anne Claire, tramite la lettura dei suoi versi, scopriamo i suoi demoni, il suo passato e la nascita del disturbo bipolare, sviluppato dopo la morte della gemella (Claire) di cui, infatti, assume il nome per non farla morire definitivamente.

Dunque, per essere poeti, bisogna tornare all’origine, al dolore, dove tutto è essenziale: da lì si può cominciare a scrivere. Un episodio citato è quello di Henry, un ragazzino che, dopo essere stato rifiutato dalla ragazza di cui è innamorato, la vede ballare con un altro ragazzo. Il cuore di Henry sanguina, eppure non riesce ad ignorare la bellezza della musica che fa danzare i due amanti. La sua sensibilità si sta formando.

Il dolore, continua Pop, non basta: bisogna saperlo articolare. Strutturare la sofferenza per evitare il suicidio, perchè “Immagina cosa sarebbe accaduto se Baudelaire fosse riuscito nel suo tentativo di suicidio a 24 anni. I poeti morti non scrivono.”
Il poeta ha il dono della scrittura, ed è suò dovere scrivere di temi scomodi, di cui nessuno vorrebbe sentir parlare. Deve parlare di amore, morte, dolore, isolamento, frustrazione. Deve, in sostanza, raccontare il  vero – la verità che non piace.  L’artista è “colui che mette il dito nella piaga della società e spinge forte a fondo”.

Houellebecq, come il piccolo Henry, formò la sua sensibilità di artista sulle note degli Stooges, il gruppo fondato da Iggy Pop e, quando si recluse nel suo appartamento per dedicarsi completamente alla scrittura, l’unico oggetto che lasciò sul muro, fu proprio un poster della punk band. Un dolore ha influenzato l’altro. Un modo di fare arte, ha incoraggiato un altro.
In definitiva
To stay alive: a method, è questo: un insieme di voci, che si tratti di scrittori, scultori, musicisti o pittori che sono l’eco l’uno dell’altro. Tutti si sono confrontati, chi più chi meno, con la definizione di “pazzo” o di “esiliato sociale” fino a congiungersi, alla fine della pellicola, come un gruppo di piccoli supereroi guidati da Pop che, con un corpo orgogliosamente segnano dall’età e dalla sofferenza degli eccessi, si avvicina alla macchina da presa urlando: POETI, ATTACCATE!

 

Sabrina Monno

Nata a Bari nel febbraio del 1996, laureata presso la facoltà DAMS di Bologna e studentessa presso Accademia Nazionale del Cinema, corso regia-sceneggiatura. Lavora prevalentemente in teatro, curando reading di lettura e sceneggiature.