Nelle repubbliche parlamentari borghesi il potere della classe dominante è formalmente giustificato dalla libertà che è concessa ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti attraverso le elezioni.
Tutti coloro che, a vario modo, sostengono le regole del parlamentarismo borghese affermano che ogni cittadino con lo strumento del voto partecipa liberamente e democraticamente alla vita politica del paese ed attraverso il voto ogni abitante, che non abbia perduti i diritti civili, elegge questo o quel partito legittimandolo a governare ed a realizzare quelle leggi che da quel momento rappresenteranno la volontà popolare e della nazione.
Posto in questi termini, cioè facendo astrazione dalla potenza economica delle classi sociali e dei singoli individui presenti in uno Stato e cioè dal potere che le classi dominanti hanno di comprarsi ogni singolo voto e di condizionare la cosiddetta volontà popolare, sembrerebbe che i governi che man mano si succedono alla guida della Repubblica Parlamentare siano realmente l’espressione del volere popolare.
Nella società capitalistica, tuttavia, non tutti gli uomini hanno la stessa valenza, non tutti posseggono gli stessi strumenti per veicolare le proprie idee, non tutti hanno la capacità economica e politica di condizionare le scelte altrui, non tutti hanno la forza materiale per dar vita ad un partito con grandi apparati elettorali e relative sedi. A dimostrazione che i poveri non possano in nessun modo vincere le elezioni, anche se riuscissero a presentare alle elezioni un proprio partito ed una propria lista di candidati, lo dimostra la modalità di campagna elettorale che negli USA vede contrapporsi i principali partiti politici finanziati da imprenditori ed uomini di affari.
Immaginare che un proletario od anche un gruppo di questi possa confrontarsi e sconfiggere alle elezioni apparati economici mostruosi come quelli che hanno finanziato la campagna elettorale dei due candidati americani, per esempio alle ultime elezioni, è una pia illusione.
Alle ultime politiche negli USA, Donald Trump che ha raccolto in tutto la “modica” cifra di 189 milioni di dollari, ha ricevuto i propri finanziamenti dagli industriali della Sheldon&Miriam Adelson per un importo di 10,5 milioni di dollari, mentre da Bernard Marcus una cifra di 7 milioni di dollari, da Linda McMahon un importo di 6,2 milioni di dollari e da Robert Mercer & famiglia 5,8 milioni di dollari.
La Clinton che invece aveva l’appoggio della finanza ha raccolto la cifra di 886 milioni di dollari, solo da Finance & Insurance ha ricevuto circa 103 milioni di dollari, mentre da Donald Sussman finanziere e fondatore di Paloma Partners ha ricevuto circa 20 milioni e così a seguire da George Soros che ha sborsato 9,9 milioni, da Fred Eychaner presidente di Newswebla Clinton ha ricevuto 8,4 milioni, daLaure Woods presidente di Bay Area Lyme Foundation 7 milioni, da Cheryl Saban fondatrice di Woman’s Self Worth Foundation 5,8 milioni, da HaimSaban fondatore di SabanCapitl Group 5,8 milioni e da Herbert Sandler ex co-Ceo di Golden West Financial Corporation soltanto si fa per dire 4,7 milioni. (http://formiche.net/2016/11/usa-2016-chi-ha-donato-e-quanto-alle-campagne-di-clinton-e-trump).
Con l’appoggio di imprenditori, uomini di affari, banchieri e borghesi a vario titolo, i candidati che si presentano alle elezioni – essi stessi espressione della dominante – mettono in piedi l’organizzazione che li porterà a vincere le elezioni.
Il consenso e la vittoria è costruita a suon di milioni di dollari. La forza economica è accompagnata inoltre anche da promesse di posti di lavoro fatte ai poveri e, di favori di vario tipo e genere ai gruppi di potere.
Contro questi imperi che governano l’economia e che gestiscono i media, nulla possono le più belle idee del mondo portate avanti da onesti e bravi cittadini senza mezzi e senza strumenti di informazione.
In Italia per le elezioni politiche del 2013 il PD spese 10 milioni mentre il PdL ne spese 12, spese anche se a suo tempo rimborsate dallo Stato,dovevano comunque essere anticipate.
A tutt’oggi anche se formalmente abolito il finanziamento pubblico ai partiti, esiste una forma di aiuto ai partiti attraverso il contributo ai gruppi parlamentari.
In ogni caso, in considerazione delle spese necessarie per la campagna elettorale, i partiti sempre più devono ricorrere a sovvenzioni private e, sempre più gli interessi dei privati dovranno coincidere con quelli dei partiti.
La Borghesia concede ai proletari la possibilità di presentarsi alle elezioni con un proprio partito, sia in ambito locale che nazionale, ma nella sostanza i proletari voteranno nella stragrande maggioranza per i partiti finanziati dai padroni perché quelli sono capaci di comprarsi materialmente il voto dell’elettorato e promettere favori e posti di lavoro.
Normalmente il proletariato vede nei partiti che hanno un grande potere economico e politico la possibilità di poter ricevere un aiuto per i propri problemi ed è disposto a vendere il proprio voto anche solo per una vaga promessa. La miseria in cui versano le masse proletarizzate e la classe operaia mettono queste nella condizione di doversi prostituire sia fisicamente che intellettualmente e rende quindi il voto, non una libera scelta, ma uno scambio.
Come nel campo delle ideologie della filosofia, le idee dominanti sono in ogni epoca le idee della classe dominante, così nel campo della politica i partiti dominanti sono i partiti della classe dominante.
La classe che detiene il potere economico è in pari tempo la classe che detiene la proprietà degli strumenti dell’informazione ed ha, attraverso questi, la possibilità/capacità di condizionare le scelte e le idee della popolazione, indirizzando il consenso elettorale verso quei partiti che rappresentano i suoi interessi, lasciando al proletariato l’illusione di aver scelto liberamente senza costrizioni.
La Borghesia ha concesso al proletariato soltanto la formale libertà di cambiare all’interno di quelle regole che hanno già stabilito la sua condizione di schiavo e pretende dagli oppressi che essi condividano quelle regole che impongono l’istituzione di un tale sopruso.
di Salvatore Cappuccio