La Storia della Repubblica parlamentare borghese è caratterizzata da numerosi accordi ed intrecci politici-affaristici tra borghesia legale, apparati dello Stato e borghesia illegale, non ci meraviglia quindi che pochi giorni fa la sentenza della Corte di Assisi di Palermo, dopo numerosi accertamenti, abbia dichiarato che ci siano stati accordi tra la Mafia ed organi dello Stato per porre fine alla stagione delle stragi in cambio di agevolazioni e favori per mafiosi detenuti o ricercati, dichiarando colpevoli di questa trattativa militari di primo piano dei ROS come gli ex generali Mario Mori e Antonio Subranni e condannandoli a 12 anni di reclusione, oppure uomini che fino a poco fa erano ai vertici di partiti politici come Dell’Utri esponente di Forza Italia e mafiosi apertamente riconosciuti e già in carcere.

Gli intrecci tra Mafia ed apparati dello Stato risalgono a molto prima di questa sentenza e giusto per renderci conto degli intrecci e degli interessi comuni, basti pensare alla strage di Portella Della Ginestra ed alle dichiarazioni del pentito Carmine Pisciotta che affermò «Servimmo con lealtà e disinteresse i separatisti, i monarchici, i democristiani e tutti gli appartenenti a tali partiti che sono a Roma con alte cariche, mentre noi siamo stati scaricati in carcere. Banditi, mafiosi e carabinieri eravamo la stessa cosa». Frase pronunciata prima di essere avvelenato in carcere al processo per la strage di Portella Della Ginestra.

I rapporti ormai non più secretati dei servizi segreti statunitensi hanno provato l’esistenza, a suo tempo, di un patto tra la banda di Salvatore Giuliano ed elementi fascisti come la Decima Mas di Junio Valerio Borghese, la rete eversiva del principe Pignatelli ed uomini dello Stato. Queste commistioni sono emerse una ricerca commissionata dall’Università di Torino a tre studiosi del fenomeno, Nicola Tranfaglia, Giuseppe Casarrubea e Mario Cereghino.

Nei successivi anni la DC di Andreotti e di Salvo Lima strinse legami con la Mafia tanto da diventare quasi un corpo unico e per anni questo connubio condizionerà le politiche regionali siciliane e nazionali.

Sempre nel filone degli intrecci e dei rapporti tra organizzazioni eversive, servizi segreti e politica ritroviamo nella Storia della Repubblica parlamentare, l’organizzazione Gladio nata con l’obiettivo di impedire che i comunisti potessero andare al governo. Francesco Cossiga, che fu indicato da molti come uno dei fondatori di Gladio, affermò nel 2008 che «i padri di Gladio sono stati Aldo Moro, Paolo Emilio Taviani, Gaetano Martino ed i generali Musco e Lorenzo, capi del Sifar. Io ero un piccolo amministratore».

E come possiamo non ripensare alle numerose coperture date dai Servizi ed apparati dello Stato a quei fascisti che materialmente fecero scoppiare la bomba alla stazione di Bologna oppure a quella di Piazza Fontana, nella logica comunemente chiamata “Strategia della tensione”, strategia che provocò centinaia e centinaia di morti. Una strategia atta porre le condizioni di un colpo di Stato o di un regime che sospendesse le formali libertà democratiche.

Ed è difficile dimenticare quelle logge massoniche, coinvolte in vari scandali ed alle quali furono iscritti, magistrati, uomini politici, industriali, generali, uomini di governo, le cui finalità dichiaratamente anticomuniste, andavano dai tentativi di Colpo di Stato al controllo di organi ed apparati dello Stato, come è stato provato da numerose inchieste sula Loggia Massonica Propaganda 2. Alla luce di tali ed evidenti collusioni, diventa impossibile separare nettamente lo Stato dalle organizzazioni criminali.

Nell’ambito capitalistico le organizzazioni mafiose e lo Stato, non solo convivono, ma spesso perseguono interessi comuni. Il confine tra ciò che è legale e ciò che non lo è, diventa sempre più difficile da individuare e da separare nell’ambito delle attività dello Stato, gli uomini che difendono la “legalità” li possiamo tranquillamente ritrovare a guidare organizzazioni “illegali” e viceversa.

La Borghesia persegue i suoi scopi al di là delle leggi che essa si è data e molte volte contro le sue stesse leggi.

Nella disponibilità delle organizzazioni mafiose e camorristiche che hanno interessi economici non solo in Italia ma anche in varie parti del mondo, ritroviamo la proprietà di mezzi di produzione materiali, la proprietà di attività di commercio, il possedimento di azioni o titoli eper queste sue specifiche caratteristiche imprenditoriali le organizzazioni mafiose e camorristiche sono da considerarsi a pieno titolo come parte integrante della Borghesia. Il fatto di essere perseguite dallo Stato perché considerate organizzazioni criminali non le distingue nella sostanza dalle attività svolte dalla Borghesia dal volto pulito.

Infatti, se da un lato la Borghesia illegale è perseguita perché normalmente commercia in droga, armi, prostituzione fuori dalle regole nazionali ed internazionali, nella realtà la stessa attività svolge anche la Borghesia legale che lucra sul mercato della prostituzione nei paesi dove questa attività è regolamentata e, che esporta armi anche verso Stati che normalmente violano i diritti umani, che compiono vere e proprie guerre di aggressione e di rapina o che aiutano gruppi terroristici e paramilitari, che a loro volta operano al servizio dell’Imperialismo. Un esempio, giusto per dare un senso concreto a quanto suddetto, sono le relazioni commerciali e di compravendita di armi con lo Stato di Israele od anche con l’Arabia Saudita così pure di traffici di rifiuti verso paesi del terzo mondo, ma gli esempi potrebbero essere tanti, giusto per chiarire che una differenza effettiva tra borghesia legale e quella illegale non esiste e, questa diversità scompare, tanto più quando i capitali finanziari attraverso le Banche ed i paradisi fiscali operano senza distinzione di provenienza geografica e sociale in svariate attività economiche.

La storia delle relazioni tra borghesia legale ed illegale o come normalmente viene descritta tra Stato ed organizzazioni criminali ci chiarisce che la parte legale della borghesia ha spesso avuto bisogno anche militarmente di quella parte della borghesia che è ritenuta illegale, come nel caso dello sbarco in Sicilia dell’esercito statunitense che fece accordi con la Mafia per impedire un conflitto con la popolazione locale.

Non bisogna andare molto lontano nel tempo per rendersi conto di una commistione tra apparati dello Stato e camorristi. Per la liberazione di Cirillo detenuto dalle Brigate Rosse, uomini dei Servizi portarono in carcere un pluripregiudicato fornendogli attestati e gradi militari falsi per farlo intercedere presso Cutolo per la liberazione dell’assessore democristiano. La Camorra si adoperò con tutto il suo apparato militare alla ricerca del covo dove si nascondeva Cirillo e trattò per conto dello Stato con le BR per la liberazione di Cirillo.

Marx ebbe a scrivere a proposito della moralità del Capitale e della borghesia: “Quando c’è un profitto proporzionato, il capitale diventa audace. Garantitegli il 10%, e lo si può impiegare dappertutto; il 20% e diventa vivace; il 50%, e diventa veramente temerario; per il 100% si mette sotto i piedi tutte le leggi umane; dategli il 300%, e non ci sarà nessun crimine che esso non arrischi, anche pena la forca.”

La trattativa Stato – Mafia che è rappresentata, attraverso i media, come lo scontro tra legalità ed illegalità non è altro che il conflitto tra fazioni della borghesia per il potere economico e politico su un territorio, scontro che non esclude alcun mezzo sia esso lecito che illecito.

Salvatore Cappuccio