Pubblichiamo il terzo ed ultimo articolo che proponiamo tradotto dalla X Conferenza Internazionale della Frazione Trotskista – Quarta Internazionale.
Per una lettura completa degli articoli riguardanti la conferenza del 2016, qui trovate la prima parte e qui la seconda parte.


La prima giornata della Decima Conferenza della Frazione Trotskista, organizzazione internazionale alla quale partecipa il PTS (Partito dei Lavoratori per il Socialismo, Argentina), unitamente ai compagni di altre organizzazioni appartenenti a 12 paesi dell’America Latina, degli Stati Uniti e dell’Europa, ha analizzato e discusso sullo sviluppo della crisi economica mondiale, iniziata nel 2008.

La conferenza è stata aperta con un intervento di Paula Bach, della direzione del PTS dell’Argentina, circa un precedente dibattito al quale parteciparono componenti di distinte delegazioni. I principali punti considerati si concentrarono attorno a tre definizioni , attorno alle quali è stata aperta la discussione:

Il primo è stato quello di stabilire quali fossero le condizioni della crisi economica che si è sviluppata dalla caduta di Lehman Brothers. L’analisi fondamentale che ne scaturì si concentra attorno a due elementi centrali: la crescita della Cina e le politiche economiche degli Stati Uniti e dei paesi imperialisti, che permisero di evitare che la crisi si trasformasse in catastrofe, nonostante abbiano avuto serie conseguenze a causa della loro debole crescita.

La seconda analisi che abbiamo elaborato riguarda il fatto che, a partire approssimativamente dal 2014, tale relazione tra Stati Uniti e Cina, come base e cuscinetto di fronte alla crisi, terminò e aprì una ulteriore fase distinta dell’economia mondiale nella quale fu proposta la possibilità di approfondire la crisi e, unitamente, di generare una recessione simile o peggiore di quella del 2008-2009.
In questa seconda fase di crisi che stiamo affrontando, tendono ad unificarsi le condizioni di bassa crescita nei paesi centrali con le condizioni di fine ciclo economico, accadute in quei paesi che possiamo chiamare “periferia”, durante a prima fase della crisi.

 

 

In ultima istanza abbiamo definito l’esistenza di una fase, nella quale le conseguenze della crisi economica mondiale hanno avuto serie ripercussioni: fondamentalmente tra la classe operaia dei paesi avanzati, alla base di fenomeni che per ora si esprimono sul Diritto, come per Trump negli Stati Uniti o come fu il trascorso che ha portato avanti la Brexit. Inoltre, questa situazione ha importanti ripercussioni sulla sinistra, anche se attualmente meno sviluppate [riferendosi alla fase del 2016, questo testo ha anticipato la crisi anche del PD in Italia ma anche in altri paesi imperialisti europei, dove avanzano più che mai le destre più reazionarie, ndt].
Una delle questioni più interessanti e che proponiamo come novità da analizzare è che questo tipo di fenomeni può condurre a porre un limite alla capacità delle élite dirigenti, dell’establishment, di amministrare la crisi, cosa che hanno fatto durante tutti questi anni dopo la crisi di Lehman Brothers.

Questo ultimo punto solleva una relazione differente dall’analisi della crisi, centrata puramente sui fattori economici. Se nei paesi della “periferia” o in quelli chiamati “emergenti” le condizioni di bassa crescita dell’economia internazionale hanno sollevato la fine del boom economico che ha supportato, ad esempio in America Latina, la nascita di governi progressisti, nei paesi avanzati si è espressa attraverso una crescente polarizzazione verso sinistra e destra con la crisi dei “centri” politici. Questo ha portato alla crisi dei grandi partiti socialdemocratici in Europa o alla crisi dell’establishment politico negli Stati Uniti, espressa dalla candidatura di Donald Trump ma anche di Bernie Sanders come fenomeno di sinistra.

Ciò che rende chiare le conseguenze della crisi del 2008, è la possibilità che le nuove crisi non siano soggette unicamente a fattori economici, ma che giochi anche a un nuovo ruolo la politica e le nuove espressioni emergenti, tuttavia in una fase di sviluppo.

Il deterioramento delle condizioni di vita di milioni di lavoratori nei paesi avanzati è la base che rafforza le nuove polarizzazioni politiche e le crisi nei governi e nei regimi. Questo collega i cambiamenti economici, (che per il momento possono essere mantenuti sotto una debole crescita ma che non riescono a fornire una ripresa sostanziale) a volte improvvisi, a situazioni politiche che aprono la possibilità a delle fasi più convulse. Da questa prospettiva, la conferenza ha affrontato il dibattito sulla situazione politica mondiale ed in particolare sui possibili scenari su cui abbiamo sviluppato progetti politici che attueremo dopo la conclusione della conferenza stessa.

 

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.