La spavalderia con cui i padroni trattano gli operai ha raggiunto oramai livelli inauditi.
Quanto è accaduto a Modena contro gli operai iscritti al Si Cobas è gravissimo.

Nella Ceramica Opera, azienda che produce ceramica a Modena, da più di un anno va avanti una vertenza che vede coinvolto l’operaio specializzato Harbi Abdelladif.

Harbi, nel 2017 ha scelto di iscriversi al sindacato intercategoriale Si-Cobas, attivo da tempo per la difesa dei lavoratori, ma non allineato alle burocrazie sindacali di Cgil-Cisl-Uil.

L’azienda in questione, pur non vedendo di buon occhio l’appartenenza sindacale di Harbi, inizialmente non ha dato peso alla sua scelta pensando fosse isolato. Quando successivamente Harbi è riuscito a convincere una ventina di operai suoi colleghi a iscriversi al sindacato di base, sono cominciate le prime grane.

Il peso economico e il range industriale di Ceramica Opera nel contesto produttivo modenese è importante. L’insediamento del Cobas all’interno della fabbrica ha sviluppato una dinamica di combattività che ha messo in allerta il padrone.

Opera inizia ad intimidire Harbi con lettere di richiamo per cattiva condotta, provvedimenti disciplinari per bassa produttività, concentrando i richiami sui turni serali dove il lavoratore era costretto ad operare da solo e risultando quindi indifendibile per mancanza di testimoni.

Inizialmente l’azienda ha provato a convincerlo con intimidazioni di cancellarsi dal si cobas, ma attaccare un operaio che lavora in fabbrica da 15 anni e che conosce bene la vita lavorativa non è cosa semplice nemmeno per i padroni. Farlo desistere è stato inutile.

Il Si-Cobas ha quindi cominciato a fare muro attorno al compagno, con picchetti di solidarietà organizzati per porre fine a comportamenti discriminatori da parte dell’azienda. Quest’ultima risponde con un ulteriore provvedimento disciplinare accusando Harbi di essersi assentato dal suo posto di lavoro durante il turno serale. In realtà, presentando il foglio delle presenze di servizio si certificava al contrario l’effettiva presenza di Harbi in fabbrica: l’accusa si dimostrava fasulla, quindi cade. Incredibilmente la Ceramica Opera, accusando il dipendente di aver sottratto il foglio presenze dagli uffici dell’azienda, lo licenzia in tronco.

Inizia così lo scontro tra l’Azienda ed il Sindacato con l’innesco della vertenza e con una massiccia opposizione tramite estenuanti picchetti rivolti al blocco delle operazioni di carico e scarico.

Al nono picchetto consecutivo, viene offerta ad Harbi una buona uscita, purché la faccia finita coi blocchi. Cosa rifiutata dal lavoratori. La Opera attiverà i canali che tanto prediligono i padroni quando si trovano in difficoltà: chiama in aiuto lo Stato nella figura delle forze di polizia. I picchetti vengono attaccati a suon di manganelli e gas lacrimogeni.

Martedi 29 maggio, durante uno scontro rivolto proprio a rimuovere nuovamente il picchetto del Si-Cobas, un dipendente dello stabilimento, ha fatto irruzione fuori i cancelli armato di pistola, ha caricato l’arma e l’ha puntata contro gli operai.

L’integrità e l’onestà del compagno Harbi han fatto sì che la vertenza abbia avuto la forza di continuare a procedere, sia nei tribunali, che ai cancelli.

Gli sviluppi sulla vicenda in sede legale continuano per il suo reintegro. Continuano i picchetti per dare un messaggio all’Azienda e farle capire che l’intimidazione contro chi lotta non servirà a nulla.

La denuncia è stata notificata ai media locali dai lavoratori del Si-Cobas, che dinanzi a questi gravissimi atti non possono far altro che intensificare ancora la lotta.
Le pistole, le intimidazioni e i licenziamenti politici non ci fermeranno.

CG

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.