Benevento: Paolo di Donato, consulente e precedentemente amministratore del consorzio Maleventum, si trova ora agli arresti domiciliari per frode ai danni dello Stato per conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in pubbliche forniture e corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. L’indagine, iniziata nel novembre del 2015, ha portato a 36 indagati e 5 arrestati tra cui Felice Panzone, funzionario della prefettura, ed un carabiniere.

Di Donato veniva definito come l’uomo “dell’impero”, un impero creato grazie ai circa 800 migranti che venivano ospitati nei suoi tredici centri d’accoglienza e che, secondo le stime, riusciva fare profitti per più di 20000 € al giorno. Egli infatti, stando a quanto emerso da un esposto in procura del 2015, pur non garantendo ambienti idonei all’accoglienza anche a causa del sovraffollamento dei centri, continuava a percepire contributi pubblici e ne percepiva anche per i profughi che ormai avevano lasciato le sue strutture, il tutto ovviamente con la complicità dei funzionari pubblici.

L’indagine, seguita dal procuratore capo Aldo Policastro e dall’aggiunto Giovanni Conzo, con la PM Filomena Rosa, ha smascherato una doppia truffa nella quale, per mezzo di quella che potremo definire come un’attività di benefit, Di Donato e la sua stretta cerchia di fedelissimi mafiosi legati ai vari ambienti politici e amministrativi della provincia si arricchivano intascandosi parte dei fondi pubblici. Questi infatti, grazie agli incentivi elargiti dallo Stato, hanno potuto condurre appalti truccati, riciclare di denaro e acquistare di beni di lusso senza alcun controllo. A far nascere sospetti, infatti, pare siano stati anche la Ferrari e l’abbigliamento di certo non poco appariscente di Di Donato.

Una vicenda ignobile, insomma, ma non certo isolata. Basta pensare al caso analogo dell’imprenditore di Siena che intascava i soldi destinati all’accoglienza per reinvestirli sempre in appalti pubblici, con la complicità, in quel caso, della diocesi di Grosseto (ce ne siamo occupati in quest’articolo) o anche al più noto caso Buzzi di Mafia Capitale.

Tutto questo ci mostra come l’immigrazione, nonostante venga presentata come un problema, rappresenti una ghiotta opportunità di profitto per affaristi, malavita e persino membri delle istituzioni.

 

Azimuth

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