Pubblichiamo un’intervista a Wladek Flakin, autore di una biografia su Martin Monath, trotskista ebreo e militante clandestino nell’Europa occupata dai nazisti.

Qui la prima parte.


In che modo Monath si unì alla Quarta Internazionale?

Nel 1942 Monath fu delegato nella prima conferenza europea della Quarta Internazionale. Attraverso i contatti con la sezione francese, si è scoperto del suo lavoro iniziale tra i soldati tedeschi a Brest. I trotskisti francesi avevano bisogno di qualcuno che parlasse tedesco per portare a termine questo lavoro. È per questo che Monath si trasferì a Parigi nel 1943. Provò anche a ricostruire una sezione tedesca con gli esiliati che trovò lì. A causa della clandestinità in cui operava, quasi non ci sono fonti, solo alcuni ricordi di persone che lo conobbero in quel momento.

E cosa ne fu del comitato di soldati di Brest?

Pare che la Gestapo riuscì ad infiltrare una spia. Nell’ottobre del 1943 furono arrestati almeno 25 soldati tedeschi e 25 trotskisti francesi. Alcuni furono giustiziati sul post, altri furono deportati al fronte o in campi di concetramento. Monath aveva una certa esperienza con il lavoro clandestino, aveva infatti vissuto sotto l’occupazione nazista da ebreo in Belgio e in Francia, per tre anni. Così riuscì a scappare. All’inizio del 1944 tornò a Parigi e riprese la pubblicazione di Arbeiter und Soldat.

E cosa ne fu di Monath?

A causa di una terribile coincidenza, Monath fu arrestato dalla polizia anticomunista francese nel luglio del 1944. Lo consegnarono alla Gestapo, che gli sparò un colpo in testa. Monath sopravvisse, miracolosamente, e una settimana dopo riuscì a parlare con un compagno nella sua stanza d’ospedale. “Sono qua, giustiziato dalla Gestapo”, il tipo era un incorreggibile ottimista. Ma prima che i suoi compagni potessero liberarlo dell’ospedale, la Gestapo tornò a fargli visita. Fu così che scomparve una seconda volta. Questi fatti accaddero prima dello sciopero generale che liberò Parigi.

In che modo Monath divenne trotskista?

Era stato un membro di spicco della sezione tedesca di Hashomer Hatzair (La giovane guardia), un’organizzazione giovanile sionista-socialista organizzata a livello internazionale. Hashomer aveva un programma eclettico che mirava a chiudere il divario tra socialismo e sionismo: volevano che i giovani ebrei emigrassero in Palestina per costruire un nuovo Stato nazionale, però volevano che in questo nuovo paese ci fosse un’economia collettivista. Pensavano così di costruire il socialismo.

Nelle settimane precedenti alla sua conquista del potere, il regime di Hitler distrusse tutte le organizzazioni del movimento operaio: comunisti, socialdemocratici, sindacati, ecc. È indubbio che le organizzazioni sioniste vennero tollerate fino al 1938. I nazisti inizialmente non avevano problemi con le organizzazioni che si proponevano di aiutare gli ebrei ad abbandonare la Germania. La rivista di Hashomer Hatzair, pubblicata in ebraico a Varsavia, veniva distribuita legalmente in Germania. In tale rivista si arrivò a pubblicare articoli di Trotsky sulla situazione in Germania. Monath, che aveva imparato la lingua da autodidatta, li aveva letti alla fine del 1933.

Per quel che riguarda i compagni sionisti di Monath, giunsero in Palestina e crearono una fattoria collettiva (kibbutz). Monath rimase sicuramente in Europa. Ironia della storia, molti dei suoi compagni di Hashomer Hatzair furono presto delusi dal socialismo. Giunsero alla conclusione che era impossibile costruire il socialismo escludendo i lavoratori arabi. Abbandonarono il kibbutz e si trasferirono a Haifa, dove si unirono a un gruppo trotskista. Adesso il loro obiettivo era tornare in Europa e lì prendere parte alla rivoluzione. Dopo la guerra, diverse persone di questo gruppo divennero dirigenti del trotskismo europeo: Jakob Moneta e Rudolf Segall in Germania Occidentale, così come Yigael Gluckstein, più conosciuto con lo pseudonimo di Tony Cliff, nel Regno Unito [7].

Come avvenne il passaggio di questi militanti dal sionismo di sinistra la trotskismo?

Nel caso particolare di Monath, la risposta è breve: non lo sappiamo. Non ci sono fonti, per ovvie ragioni.

Sappiamo che dopo l’invasione tedesca del Belgio, l’organizzazione trotskista di lì crollò. Fu ricostruita come Partito Comunista Rivoluzionario (PCR) sotto la direzione di Abraham Wejnstok, meglio noto come Abraham León. Anche quest’ultimo era stato membro di Hashomer Hatzair, però in Belgio.

Come molti sionisti di sinistra, León si considerava marxista e scrisse un libro chiamato Concezione materialista della questione ebraica. Voleva usare il metodo del materialismo storico per capire la millenaria oppressione degli ebrei. Nel processo di scrittura del libro, León si rese conto che il progetto sionista di uno Stato nazionale ebraico in Palestina (anche se su base “socialista”) non potrebbe porre fine all’antisemitismo. Capì che era necessario schiacciare il capitalismo e che per fare ciò è necessaria l’unione dei lavoratori di tutte le nazioni.

León ruppe col sionismo e si unì ai trotskisti. Nel 1940, anche se aveva poco più di vent’anni, assunse il ruolo di segretario politico del PCR. Sotto l’occupazione nazista, il movimento operaio belga organizzò scioperi ogni volta più grandi, e León lavorò per costruire una direzione rivoluzionaria di queste lotte. Nel 1944 si trasferì nella regione di Charleroi per essere più vicino ai minatori combattivi. Qui venne arrestato, deportato e assassinato ad Auschwitz.

Monath, che all’inizio della guerra aveva lasciato la Germania per il Belgio, deve essere stato reclutato da León nel 1939 o nel 1940.

In conclusione, si può dire che il libro è una grande lettura. È sorprendente e commovente come Monath affrontava i pericoli più estremi con una combinazione di coraggio e umorismo. Cosa puoi dirci dell’esempio che rappresenta la sua rottura con le vecchie idee e l’adozione di un internazionalismo combattivo in mezzo a guerra, genocidio e controrivoluzione?

Monath era un giovane militante di infinito valore. Mentre veniva torturato dalla Gestapo, gli chiedevano chi secondo lui avrebbe vinto la guerra. Anche così non smise di prendersi gioco di loro, rispondendo: “Di sicuro non Hitler.”

Questo è quello che più mi ispira di Monath: ebbe molte opportunità di fuggire in Palestina o altrove. Però non volle. Rifiutò di sottomettersi al dominio nazista in Europa. Come disse Pierre Frank: “morì perché la Quarta Internazionale potesse vivere”. Dobbiamo ricordare il suo esempio perché verrà il momento in cui saremo chiamati a compiere atti simili di coraggio internazionalista.

Dopotutto, abbiamo bisogno di un numero sufficiente di persone che lottano invece di fuggire: è l’unica opportunità che l’umanità ha per abbattere le forze che ci opprimono.

 

Note


7:
Jakob Moneta (1914-2012): Dopo la guerra fu dirigente della principale organizzazione trotskista in Germania Occidentale (IKD). Fu una figura molto importante del sindacato metallurgico IG-Metall e organizzò attività di appoggio e solidarietà con l’Algeria durante la sua guerra di indipendenza contro la Francia.
Rudolf Segall (1911-2006): Dopo aver lasciato la Palestina, durante la guerra, militò nella sezione della Quarta Internazionale in Grecia per poi tornare in Germania Occidentale, dove anche lui divenne membro del IKD.
Tony Cliff (1917-2000): Fondatore dell’attuale Partito Socialista dei Lavoratori (SWP) del Regno Unito e della corrente internazionale a esso collegata.

Guillermo Iturbide

Traduzione da Ideas de Izquierda

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