Il prossimo 6 Novembre, Trump non sarà candidato, dato che si tratta di rieleggere i membri delle due camere del Congresso, ma le elezioni di “medio termine” sembrano già un “referendum anti-Trump”.
Nelle due camare del Congresso, ci sono 435 posti della Camera dei rappresentanti e un terzo del Senato che negli Stati Uniti, saranno rinnovati in occasione delle elezioni di medio termine. La scarsa maggioranza che aveva Trump, si trova oggi minacciata e l’equilibrio di potere del voto resta ancora indeciso a poche settimane dalle elezioni. Da una parte, i Repubblicani sono divisi sulla politica del presidente e sembra stiano perdendo consensi dato il calo di la popolarità che sta subendo il loro punto di riferimento alla Casa Bianca (solo 40% di approvazione; solo Bush aveva fatto peggio con il 36% nel 2006). D’altra parte, i Democratici capitalizzano solo debolmente il rifiuto delle politiche di Trump che sta coinvolgendo ampi strati popolari, anche se arrivano lo stesso a minacciare la maggioranza repubblicana al Congresso.
Fino ad ora il Congresso è controllato dai Repubblicani che hanno una scarsa maggioranza al Senato (51 contro 49) ed una grande maggioranza alla Camera (236 posti contro i 193 dei democratici). I Democratici, sperano di riacquisire i 23 posti mancanti per riprendere il controllo della Camera dei rappresentanti, ed essere così a disposizione di una discreta maggioranza per bloccare i progetti di legge del governo. Questa Camera dei rappresentanti può ugualmente emanare una procedura di destituzione nei confronti di Trump, anche se ciò è difficile da immaginare, perché estremamente raro negli Stati Uniti.
Il governo, nel contesto di questo voto incerto e decisivo, sta facendo di tutto per evitare il “referendum anti-Trump”. La sofferenza di Trump è testimoniata dai 40 giorni di spostamenti previsti in 3 mesi per sostenere i Repubblicani e dimostrare di essere un presidente vicino ai suoi elettori. Ma molti dubitano della linea del presidente e temono in un vero “voto di sanzione” che accentuerebbe le divisioni all’interno del partito di Trump, con vari esponenti Repubblicani che dichiarano esplicitamente di prendere le distanze da un presidente “impopolare”. Più in generale, questa fragilità all’interno dei Repubblicani, così come le difficoltà dei Democratici di apparire come un’opposizione coerente, illustrano le difficoltà che polarizzano la borghesia americana.
La partita per queste elezioni è ancora tutta aperta e in molti stati il margine tra i due principali partiti è strettissimo. Il Texas e il Kensas, terre repubblicane storiche, sono nel mirino dei Democratici. Se ci dovesse essere un “cambiamento”, ciò sarà un simbolo molto forte. Da notare che il candidato repubblicano Brett Kavanaugh, grande sostenitore di Trump, è accusato di violenza di gruppo nei confronti di 3 donne. Questo genere di cose destabilizzano maggiormente le posizioni repubblicane, ma per il momento nessuna delle due parti è in grado di imporsi in modo significativo.
Bisogna ricordare che le elezioni di metà-mandato danno spesso luogo ad un cambiamento della maggioranza. Tuttavia, alla luce dei disaccordi che animano la borghesia americana e l’impopolarità crescente di Trump, questo voto si inserisce in un contesto molto particolare e avrà delle conseguenze importanti per il governo e per la figura di Trump in caso di perdita della maggioranza.
Rafael Cherfy
Traduzione di Annalisa Esposito da RéPvolution Permanent
Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.