Da oltre una settimana 160 dei 400 lavoratori totali impiegati nello stabilimento più grande al mondo della multinazionale Ferrero, che produce un quarto di tutta la produzione di Nutella, a Villers-Ecalles (dipartimento Seine-Maritime), sono in sciopero sotto le bandiere della terza confederazione sindacale francese, Force Ouvriere. Il gigante italiano ha speso da poco 38 milioni di euro in contanti per acquisire un nuovo impianto totalmente automatizzato e ha un giro d’affari di 1,3 miliardi di euro solo in Francia.

Lo sciopero è stato indetto per fare pressione sull’azienda in vista del negoziato annuale obbligatorio il cui incontro era previsto il 13 giugno, i lavoratori per voce del proprio sindacato denunciano un peggioramento complessivo delle condizioni di lavoro e rivendicano l’innalzamento del salario del 4,5% oltre ad un “bonus Macron” che consisterebbe di un premio 900€ a fronte della proposta del colosso dolciario di un misero aumento dello 0,4%.

Uno dei fatti maggiormente significativi e, per così dire, interessanti anche dal punto di vista della classe operaia italiana è che dopo sei giorni di trattative andate in fumo i padroni hanno deciso di stigmatizzare la situazione davanti ai cancelli dello stabilimento intimando agli scioperanti di sgomberare perché il blocco impedisce l’entrata dei camion ed è totalmente illegale. Ci troviamo dunque di fronte ad un tentativo, conosciuto bene anche in Italia, per quel che riguarda soprattutto gli scioperi nel settore della logistica, di criminalizzazione del diritto di sciopero, che fa leva su sanzioni per disincentivare la pratica del picchetto. Se in Italia vengono usati il reato di violenza privata, manifestazione non autorizzata e blocco stradale, in Francia i padroni hanno notificato ai lavoratori l’intenzione di attuare una decisione giudiziaria che gli accollerebbe sanzoni di 1000€ l’ora per ogni scioperante che blocca il cancello del sito produttivo finché questo non verrà sbloccato.

Ovviamente le motivazioni fornite dalla proprietà, proprio come spesso accade anche nel nostro paese, l’ipocrita necessità di garantire il diritto ai non scioperanti di poter lavorare (ovvero essere sfruttati) in tutta tranquillità. Ovviamente una volta sbloccata la fabbrica, ovvero quando i lavoratori avranno depotenziato del tutto il proprio potere contrattuale, l’azienda sarà ben disposta a reintavolare un dialogo da una posizione di forza conquistata grazie alla repressione della lotta in corso.

L’organizzazione sindacale francese ha controbattuto denunciando la minaccia di sanzioni come un oltraggio al diritto di sciopero.

CM