Continua la minaccia agli spazi autogestiti dalle donne a Roma: domani è previsto il distacco delle utenze a Lucha y Siesta, centro antiviolenza autogestito. Riproduciamo in calce il comunicato delle compagne di Lucha, che hanno lanciato una giornata di eventi e resistenza.


Dopo mesi e mesi di stallo con annunci e controannunci, svolte e minacce, domani è previsto il distacco delle utenze al centro antiviolenza autogestito Lucha y Siesta, che si trova a Roma nel quartiere del Quadraro, in un edificio abbandonato da tempo, di proprietà di ATAC, che ora reclama lo stabile per venderlo.

Un luogo che ospita oltre un terzo dei posti letto per le donne che hanno subìto situazioni di violenza (14 su 39) nella capitale, e che rappresenta anche un luogo di socialità e dibattito culturale, politico per il quartiere e la città.

In questo caso, come per la Casa Internazionale delle Donne (a cui oltre un anno fa è scaduta la convenzione per la gestione dello spazio che la ospita), le istituzioni, a partire dal comune guidato dal M5S della sindaca Virginia Raggi, hanno fatto orecchie da mercante per molto tempo, lasciando alle compagne che animano questi spazi qualsiasi incombenza e spesa per luoghi lasciati all’abbandono dalle rispettive proprietà, sostenendo però poi chi viene a battere cassa su quei luoghi riadibiti ai bisogni delle donne e della comunità, senza alcuna tassa o spesa per queste ultime.

Le soluzioni proposte nel caso di Lucha, analogamente a quelle con cui si risponde alle rivendicazioni di decine di migliaia di inquilini occupanti organizzati che non possono permettersi un affitto, sono quelle della liquidazione dell’esperienza in quanto tale, con riconsegna dell’edificio e dispersione (a quali effettive condizioni sarebbe poi tutto da verificare) delle famiglie ospitate dalla struttura; il tutto, negando qualsiasi ipotesi perfino di partecipazione con prelazione di Lucha al bando che è già stato emanato sull’edificio.

All’ennesima postura dalla parte del “sacro” diritto alla proprietà privata e al ristabilimento dell’”ordine” contro le occupazioni cattive, il movimento femminista romano ha risposto con molteplici iniziative, tra cui anche il recente presidio al Campidoglio.

Per riaffermare invece la volontà di mantenere uno spazio come Lucha fuori dal tritacarne del mercato immobiliare e della fame di introiti facili per ATAC, i cui amministratori vogliono fare pagare la propria crisi a chi di certo non l’ha causata, domani dalle 9 si terrà una giornata di resistenza al distacco delle utenze, di picchetto e assemblea, infine, alle 17.

Dalla parte delle donne che lottano contro la violenza maschilista!

Blocco degli sfratti per tutti gli spazi sociali e per le occupazioni abitative!

 


 

25 febbraio presidio permanente e assemblea pubblica: distacco delle utenze ma le attività della casa delle donne continuano.

La Lucha non si spegne.

Il 25 febbraio è previsto il definitivo distacco delle utenze, ed è solo l’ultimo colpo inferto di una lunga serie.

Da dicembre a oggi tutte le donne che animano la casa di via Lucio Sestio, sia le ospiti sia le operatrici, hanno vissuto un vero e proprio inferno, che ha confermato il primato del “rispetto delle procedure” e dei profitti sulle vite umane.

La giunta capitolina, nonostante i tentativi interlocutori della Regione, ha continuato a perseguire l’obiettivo di cancellare Lucha, smembrandone la comunità, con la minaccia del distacco delle utenze, di volta in volta rinviata per brevissimi periodi, imponendo l’uscita delle 14 ospiti e degli 8 minori senza alcuna considerazione per i singoli progetti di autonomia avviati nel corso di questi anni. Inoltre senza alcun rispetto per la vita e la dignità delle donne in fuoriuscita, del lavoro decennale svolto gratuitamente per sopperire carenze che il pubblico continua a non soddisfare, arrivando, ieri 21 febbraio, a non presentarsi nel giorno stabilito per la consegna delle chiavi di due stanze messe a disposizione.

La Sindaca, l’assessora Mammì e la delegata Fruci rispondono così a chi la violenza l’ha già vissuta per mano di uomini maltrattanti, sradicando le esistenze a fatica riconquistate e ricostruite. Chi dovrebbe gestire le politiche sociali di Roma preferisce, in totale accordo con Atac, di far ricadere anni di mala gestione e sperperi dell’azienda del trasporto pubblico sul corpo delle donne.

Davvero ci immaginiamo di affidare a tali persone le politiche sociali di Roma?

Oppure si è forse pensato che la presa di posizione della Regione Lazio sulla vicenda di Lucha Y Siesta sarebbe bastata per salvarne la totalità dell’esperienza?

O che forse l’istituzione regionale potesse incidere sull’amministrazione capitolina? O che la politica stesse riacquisendo la capacità di governare la burocrazia e non farsi governare da essa? Mere illusioni.

Tutto ciò ha il sapore dell’approssimazione e dell’incapacità, diventate accanimento.
Ci verrebbe da pensare che un tale accanirsi derivi dal possibile profitto personale che qualcuno possa trarre dalla vendita dell’immobile.
E che chi governa Roma stia facendo tabula rasa dell’eredità tramandata e rinnovata delle lotte femministe che, paradosso dei paradossi, ci permettono oggi di avere una Sindaca donna. Così in una città dilaniata da criminalità organizzata, appetiti speculativi, soffocata dai miasmi dell’immondizia, con centrali di spaccio a cielo aperto, culturalmente e socialmente oramai ombra di sé stessa, Raggi e giunta mostrano solerzia solo nel garantire la corretta procedura che porterà l’immobile di via Lucio Sestio all’asta prevista per il 7 aprile, quasi fosse un problema della città, avere un presidio funzionante per la salvezza di donne e minori che produce cultura e contrasto alle violenze di genere.

Ma il 25 febbraio nel giorno del distacco, noi continueremo a fare luce, invitando tutta la nostra comunità ad un presidio permanente durante la giornata e a una grande assemblea pubblica alle ore 17, perché, cara Sindaca, la Casa delle Donne Lucha y Siesta non si fermerà.

Diamo Lucha alla città

Giornale militante online fondato nell'aprile 2017.
Sito informativo della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR).