L’eco mediatica dell’ennesimo caso di persecuzione di un dissidente politico – lo studente Patrick Zaki -, l’improvvisa alluvione e la diffusione del coronavirus stanno mettendo alla prova il governo egiziano di al-Sisi.
Lo scorso lunedì la procura generale di New Cairo ha confermato l’arresto per altri quindici giorni allo studente egiziano dell’Università di Bologna Patrick Zaki.
Nonostante l’udienza fosse stata fissata per sabato 6 marzo, la procura ha annunciato la decisione soltanto nella giornata di lunedì rinnovando la detenzione e stabilendo la nuova udienza per il 21 marzo.
Patrick è l’ennesima vittima del meccanismo del Tadwir (rotazione), un meccanismo di accuse diverse che le autorità egiziane utilizzano per prolungare la carcerazione dei sospetti. Patrick non è l’unico ad esser stato colpito da questa pratica: già illustri detenuti come l’ex candidato alle presidenziali, Abd al-Mun’im Abu al-Futuh o gli attivisti Alaa Abd al-Fattah e Mahienur al-Masri hanno provato sulla loro pelle.
Intanto, come riporta l’agenzia di stampa DIRE, in Egitto la macchina del fango contro Zaki continua a diffondere accuse infamanti. Cooptati completamente dal regime egiziano, TV, giornali e mass media in generale cercano in tutti i modi di lanciare accuse contro lo studente. Con l’obbiettivo di scuotere l’opinione pubblica egiziana, i principali mass media del paese rilanciano accuse roboanti sugli orientamenti sessuali del ragazzo e, nei casi più ridicoli, accusandolo di terrorismo e sovversione.
Accuse e infamie non nuove in Egitto se si calcola che la quasi totalità dei prigionieri politici sono stati additati di far parte di organizzazioni terroristiche e di promuovere propaganda islamista finanziata da Qatar e dalla tanto odiata Turchia.
Intanto il paese deve fare i conti con due questioni non di poca importanza: le forti piogge che stanno investendo il paese e la diffusione del Coronavirus.
Con un comunicato da parte della presidenza della repubblica egiziana, il governo ha proclamato per giovedì 9 marzo lo stop di tutte le attività dei lavoratori e impiegati del settore pubblico e privato e chiuso scuole e università.
Danni ingenti alle infrastrutture, strade trasformate in torrenti e abitazioni danneggiate sono alcuni dei danni provocati. L’acqua non ha risparmiato le prigioni di stato che riportano, secondo alcuni fonti, tetti crollati e celle completamente allagate. La pagina Facebook Patrick Libero ha riportato ciò che sta succedendo oggi nel paese: “Ci sono notizie di celle inondate dall’acqua piovana e anche se non siamo sicuri di quanto siano precise le notizie, non possiamo ancora confermare la sicurezza di Patrick, dato che le visite sono sospese”.
Patrick da circa due settimane è stato trasferito dal carcere di Mansura all’ormai famoso carcere di Tora nella capitale egiziana. Un carcere, quello di Tora, che ospita la maggior parte dei prigionieri politici egiziani e che solo qualche tempo fa, il regime descriveva come un paradiso terrestre. Giardini, animali domestici e mercatini equosolidali, sono solo alcune delle presunte attività sponsorizzate dal regime per il terzo Forum delle Prigioni Egiziane. Un vero e proprio facewhasing da parte di al-Sisi per mostrare il lato ‘umano’ del suo governo nelle patrie galere.
Alluvione e Coronavirus, seppur in sé fenomeni ben distinti, in Egitto sono più contigui che mai. Entrambi oggi stanno mettendo in crisi la tenuta dei servizi pubblici del paese, i quali, sin dagli anni novanta, subiscono tagli netti da parte dei vari governi, spinti dal ricatto del Fondo Monetario Internazionale che proprio nel 2016 è intervenuto nuovamente con un ingente prestito di 16 miliardi chiedendo in cambio ulteriori tagli alla sanità, ai sussidi e all’istruzione.
Il paese ha da poco raggiunto i 100 milioni di persone e la paura di un contagio di massa è uno degli spauracchi del governo al-Sisi.
I numeri dei contagi, secondo le stime ufficiali, sono circa 150, tuttavia molti denunciano che i numeri rilasciati dal governo non siano veritieri, stimando in circa 20.000 i contagiati.
Non a caso il governo in questi giorni, anche sulla falsariga delle misure già adottate nei paesi europei, sta preparandosi a decretare la quarantena per non mettere in ginocchio il già fragile il sistema sanitario nazionale –o ciò che ne resta.
Se in Europa oggi, l’opinione pubblica sta avendo l’ennesima dimostrazione delle criminali politiche di austerità e i loro effetti sul servizio pubblico, in Egitto, già a settembre, ingenti manifestazioni represse a colpi di arresti sommari avevano dimostrato, per l’ennesima volta, lo stato precario dei servizi pubblici del paese e non è del tutto escluso che una rapida diffusione del Coronavirus possa avere reazioni ancora più violente sia nelle carceri che nelle strade.
Come già affermato nel precedente articolo pubblicato sul nostro giornale, il governo di al-Sisi, seppur mostratosi forte attraverso la forza brutale della repressione, con le sue politiche capitaliste volte a distruggere qualsiasi forma di welfare nel paese, potrebbe presto o tardi fronteggiare sempre un maggiore malcontento delle masse egiziane.
Non è escluso, infine, considerando la natura delle misure restrittive che i paesi europei hanno adottato per limitare la pandemia, che il governo egiziano metta ancor più alle strette la popolazione, soprattutto nel caso in cui avvenissero rivolte nelle galere e scioperi nelle fabbriche.
Mat Farouq
La Voce delle Lotte ospita i contributi politici, le cronache, le corrispondenze di centinaia compagni e compagne dall'Italia e dall'estero, così come una selezione di materiali della Rete Internazionale di giornali online La Izquierda Diario, di cui facciamo parte.