Abbiamo intervistato una commessa di un supermercato di Roma per riportare le preoccupanti condizioni di lavoro dei dipendenti del settore durante l’emergenza sanitaria.


Com’è cambiato il tuo lavoro alla luce della nuova emergenza sanitaria?

La cosa fondamentale è che il lavoro è diventato molto più stressante perché noi stiamo dalle 5 alle 10 ore al giorno indossando le mascherine. Quando facciamo lavori più faticosi, tipo sistemare la merce che arriva, diventa anche difficilissimo respirare con la mascherina. Il compito di far stare le persone a un metro di distanza ricade tutto su noi lavoratori, che non solo dobbiamo far rispettare le regole ai clienti, ma dobbiamo anche assicurarci di non correre rischi. Ovviamente, con la corsa sfrenata all’acquisto che la paura ha generato nella popolazione, il lavoro è aumentato e i direttori del punto vendita ci hanno chiesto di fare degli straordinari questa settimana. Molti colleghi hanno dovuto rinunciare al loro giorno di riposo. Questo è un paradosso, invece di farci restare in casa, ci chiedono di lavorare per più ore, e quindi, di aumentare la possibilità di essere contagiati

Siete stati dotati di sistemi di protezione individuali per evitare il contagio sul posto di lavoro?

Siamo stati dotati di mascherine, sì: ci hanno detto che sono riutilizzabili, ma nella realtà non sembrano idonee alla protezione dal virus. Indossiamo i guanti, ma il problema è che tutte queste precauzioni sono state prese solo qualche giorno fa. È servito che si dichiarasse la pandemia per fornire a noi lavoratori i dispositivi di protezione. Eppure quella del virus, dell’aumento dei contagi e dei decessi non era una novità, per settimane non si è parlato d’altro. Ma noi lavoratori, costantemente a contatto con il pubblico, con migliaia di clienti al giorno, non siamo stati messi in sicurezza. E nonostante la mascherina, i guanti, siamo costretti a turni di lavoro più lunghi, esponendoci prolungatamente alla possibilità di contagio, rischiando di diventare anche noi veicolo di contagio per i nostri familiari.

Sono stati attivate delle disposizioni speciali per i lavoratori più deboli? Ad esempio: madri con figli e/o anziani malati a carico, lavoratori con patologie pregresse che sono più esposti al rischio di contagio?

Macché. Assolutamente nessuna. Non sono state adottate misure per tutelare le fasce più deboli dei lavoratori. Ci sono madri che hanno figli piccoli o con necessità particolari di cura (che ormai stanno a casa tutto il giorno dopo la chiusura delle scuole) che sono costrette a lavorare ogni giorno e spesso per più ore del previsto. Lo stesso vale per i nostri colleghi che hanno magari già avuto problemi di salute, niente di niente. La nostra protezione spetta solo ed esclusivamente a noi. Proviamo a fare il possibile per metterci in sicurezza, ma i mezzi per farlo sono pochi.

Quale è la tua valutazione sulla gestione dell’emergenza?

Il problema principale è che non sono tutelati i nostri diritti alla salute. I supermercati sono pienissimi, ci sono file interminabili all’esterno e la gestione dell’ordine all’interno del negozio è a carico nostro. Questo aumenta lo stress a livelli incredibili. Ci aspettavamo che fossero quantomeno ridotte le giornate lavorative e che fossero evitate le aperture domenicali. Invece ci troviamo con il punto vendita aperto ad orario continuo, facendo turni anche più lunghi di quelli normali prima dell’emergenza. La gestione, quindi, a mio parere è pessima, e a pagarne le spese ovviamente siamo noi, noi lavoratori: noi cassiere, noi scaffalasti, noi addetti alle vendite nei supermercati che, rientrando nella categoria dei servizi essenziali, devono garantire l’apertura. Si è creata una psicosi tale per cui i supermercati sono presi d’assalto per il timore che si esauriscano i beni di prima necessità. Il timore di non poter consumare abbastanza, ovviamente, generato dall’informazione strumentalizzata dei media che sta, come è evidente, mettendo a rischio la vita di noi lavoratori.

Quali soluzioni pensi che andrebbero adottate per garantire veramente la tutela dei lavoratori in questa emergenza?

Ovviamente si dovrebbe iniziare a ridurre le giornate lavorative a parità di salario, evitando anche le aperture nei giorni festivi. È necessario che, per chi ha figli a carico o anziani a cui badare, si garantisca un congedo dal lavoro con mantenimento del salario per proteggere i lavoratori e le loro famiglie e per non far si che i pochi soldi guadagnati siano spesi per assumere badanti e baby sitter (il che renderebbe poi inutile il sistema della quarantena aprendo altre vie possibili per il contagio). Esigiamo che ci vengano forniti dei dispositivi di protezione individuale veramente efficaci, e che, se non sono riutilizzabili, ci vengano forniti quotidianamente, la nostra salute, vale molto più dei profitti dei padroni.

 

Intervista a cura di Ilaria Canale

Nata a Napoli nel 1993. Laureata in infermieristica all'Università "La Sapienza" di Roma, lavora nella sanità nella capitale.. È tra le fondatrici della corrente femminista rivoluzionaria "Il pane e le rose".