La truffa della dichirazione di Conte rispetto alla chiusura di tutti i settori “inessenziali” ha fatto ulteriormente diffondere preoccupazione e rabbia tra milioni di lavoratori ancora esposti al contagio del Coronavirus. Settori sindacali via via crescenti stanno organizzando ed estendendo la resistenza alla politica di “business as usual” degli industriali. Oggi si tiene il primo sciopero generale italiano in tempo di pandemia: lottiamo fino a imporre misure di sicurezza e sostegno a tutti i lavoratori e alla grande massa che sta pagando la crisi!
Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte di sabato sera, e la gazzarra con Confindustria e burocrazie sindacale che ne è seguita, hanno portato milioni di lavoratori a credere di essere finalmente arrivati alla chiusura di tutte le attività economiche inessenziali, salvo doversi accorgere poi che in realtà la dichiarazione di Conte è stata l’ennesima “messa in caciara” – a favore dei padroni! – tipica della politica di governo del Movimento 5 Stelle, con il placet silenzioso del PD “amico dei lavoratori” ma anche e soprattutto degli industriali.
Per lo Stato e la Confindustria, che non vogliono rinunciare a profitti essenziali, come quelli derivati dall’industria aerospaziale, dall’industria bellica o dall’industria metalmeccanica, l’essenziale è garantire il funzionamento di questo sistema produttivo, dello sfruttamento dei lavoratori nei settori che più generano profitti e dove, quindi, non è essenziale, per Stato e padroni, garantire giusti livelli di sicurezza.
Per i sindacati confederali (CGIL-CISL-UIL), invece, fino ad oggi era essenziale porre un freno a tutte le iniziative spontanee di sciopero che si sono generate in tutto il Paese: da Pomigliano fino al triangolo industriale padano, da più di una settimana i lavoratori metalmeccanici, dell’aerospazio, siderurgici e tessili sono insorti, chi più radicalmente chi meno, con scioperi spontanei o con semplici denunce ai giornali, contro le logiche di profitto e contro la non applicazione di norme di sicurezza in questo grave periodo di emergenza nazionale ed internazionale.
Eppure, persino i confederali si son dovuti moderare. Nelle giornate del 23 e 24 marzo, sull’onda dello sciopero generale convocato dal sindacato di base USB per la giornata del 25 marzo nei settori pubblici e privati, i confederali sono stati messi spalle al muro dai loro stessi lavoratori: se da un lato le spinte “dal basso” dei lavoratori per la convocazione dello sciopero sono state frenate dalle tante estenuanti e retoriche dichiarazioni dei burocrati sindacali che hanno continuato a mediare con il Governo, le ultime dichiarazioni del governo e della Confindustria hanno animato, invece, la rabbia e la voglia di scioperare.
A questo punto i confederali si sono arresi. Come leggiamo in una dichiarazione unitaria rilasciata dai segretari di Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil,
sono impegnati a tutti i livelli a mettere in campo iniziative unitarie di mobilitazione utili a costruire accordi e laddove non possibile a proclamare iniziative di sciopero finalizzate a riportare la definizione delle attività indispensabili e a garantire la massima sicurezza nei luoghi di lavoro aperti a partire dal 25 marzo.
Una dichiarazione che, però, non nasconde la volontà di scendere a patti col governo, sulle spalle e sulla salute dei lavoratori, soprattutto se consideriamo che il governo ha lasciato la possibilità di adeguamento delle aziende rispetto a sicurezza e DPI tra il 23 ed il 25 marzo stesso – ed è proprio su questo punto che i confederali vorrebbero scendere a compromessi con le “parti sociali” e con la Confindustria, pur di evitare la dichiarazione unitaria di uno sciopero generale.
Nella serata del 24, il governo ha dichiarato, poi, che preso atto delle intenzioni degli operai e sentiti i confederali, la stretta repressiva si sarebbe inasprita proprio nella giornata del 25 dove, a parte l’aumento delle multe per chi si trovasse fuori dalla quarantena domestica, le azioni di sciopero in compartimenti produttivi che lo Stato reputa essenziali sarebbero state sedate immediatamente: “è chiaro che dobbiamo presidiare le attività ritenute essenziali ai fini dell’attività di una macchina statale che già sta marciando con ritmi rallentati” ha dichiarato ieri sera in diretta su facebook Conte, alludendo allo stato di allarme in cui il governo mantiene le forze dell’ordine in caso servisse il pugno di ferro contro la rivolta operaia.
Insomma, da un lato abbiamo il Governo che mette a rischio la salute dei lavoratori e delle lavoratrici, lasciando aperto attività produttive di rilevanza nazionale per i profitti dei padroni; dall’altro abbiamo la Confindustria che preme affinché tutte le categorie metalmeccaniche e siderurgiche restino operative, in barba ai contagi ed alle vittime della pandemia COVID19; nel mezzo abbiamo i lavoratori, senza nessuna garanzia di protezione dal contagio –innumerevoli sono i lavoratori già positivi al virus in tutta Italia- ed obbligati a produrre merci e profitti per lo stato ed i padroni.
Per i lavoratori, invece, essenziale è tutto ciò che occorre al funzionamento della Sanità pubblica, al funzionamento del settore agroalimentare e il trasporto pubblico per i lavoratori di questi settori, purché siano tutti messi in condizioni di sicurezza, con dispositivi di protezione individuale adeguati.
Lo Stato e Confindustria hanno altri interessi quando parlano di “essenziale”.
La salute collettiva non sarà mai tutelata dalle vostre leggi che obbligano parte della popolazione in quarantena nelle case e l’altra parte nelle fabbriche a produrre senza alcuna mascherina, senza alcuna distanza di sicurezza sulle catene di montaggio. Questo non è garantire la salute, questo è garantire i contagi e lo sfruttamento. Questa quarantena è una farsa!
Come Frazione Internazionalista Rivoluzionaria, quindi, appoggiamo e rilanciamo ogni iniziativa di lotta operaia in corso, così come lo sciopero generale di oggi perché continui a oltranza e coinvolga un largo fronte unico di lavoratori e lavoratrici.
Uniamo le lotte separate in un unico e grande Sciopero Generale, in grado di minare tutte le logiche di profitto di Stato, Confindustria e burocrazie confederali. Che sorgano in ogni magazzino ed in ogni fabbrica dei comitati di igiene e sicurezza composti dai lavoratori e dalle lavoratrici, che decidano su ciò che è essenziale produrre, che dirigano di fatto l’attività economica!
SCIOPERO GENERALE!
Michele Sisto
Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.