Riprendiamo da Rete Evasioni l’appello pubblico diffuso dai familiari dei detenuti nel carcere di Rebibbia: una denuncia pubblica sacrosanta di una situazione intollerabile. Le azioni del governo, dello stesso ministro Bonafede, e della polizia penitenziaria (tra i cui ranghi abbondano, ben protetti, dei picchiatori veri e propri) pongono la questione di una netta contrapposizione tra gli oppressi e le forze repressive dello Stato.

Le condizioni di violenza e sovraffollamento delle carceri italiane non fanno che moltiplicare la pericolosità della diffusione del Coronavirus tra i detenuti: per evitare una strage, vanno discusse e messe in atto misure urgenti e radicali.


Buongiorno, parliamo a nome delle mogli, madri e compagne dei detenuti di Rebibbia, vogliamo rivolgere il nostro grido di aiuto a chiunque possa fare qualcosa per far sì che la situazione drammatica dei carceri diventi pubblica.
Chiediamo una maggiore sensibilizzazione del dramma che vivono realmente ogni giorno i detenuti all’interno del carcere.
I nostri cari ci mandano continuamente grida di aiuto, facendoci presenti le reali condizioni che non sono quelle citate dal ministro Bonafede.
Ci teniamo a precisare che siamo d’accordo per la chiusura dei colloqui e alla limitazione di assistenti, psicologi e volontari ai quali è stato sospeso momentaneamente il servizio, ma questo purtroppo non è sufficiente perché non si può limitare l’accesso a tutto il personale del carcere che vive come noi, all’esterno della struttura, quindi, potrebbe essere portatore del COVID 19.
I detenuti vivono momenti di terrore, dove si sentono impotenti e impauriti per quello che potrebbe succedergli nelle piccole celle nelle quali sono costretti in quattro, cinque, sei persone… senza contare la gente che continua ad arrivare (i nuovi arrestati) i quali vengono messi subito insieme agli altri senza nessun controllo.
Come possiamo stare tranquilli? Non ci sono misure di protezione così come raccontava Bonafede nell’ultima diretta, non esistono tamponi per nessuno, non ci sono ambienti dedicati all’isolamento di quarantena, non esistono mascherine monouso, che sono state fornite solo una volta dieci giorni fa circa, non ci sono disinfettanti, non ci sono guanti, insomma, non hanno modo di proteggersi in nessun modo.
Vogliamo far presente che le celle continuano ad essere piene, le persone che sono andate agli arresti domiciliari sono veramente poche, e la situazione nei carceri rimane tuttora drammatica.
Vogliamo anche parlare della situazione delle chiamate che sono ancora completamente a carico dei parenti a costi molto elevati e non è vero che i detenuti possono parlare ogni giorno con i famigliari, perché le telefonate sono limitate e non giornaliere; per quanto riguarda la chiamata Skype c’è gente che l’ha fatta per la prima volta oggi 28 marzo e comunque non sono gratis come diceva il ministro Bonafede.
Il problema del costo delle chiamate e delle mail si ripercuote su tutti i detenuti che hanno i famigliari senza possibilità economiche: questi ultimi sono settimane che non hanno modo di interagire con i loro familiari.
Vogliamo parlare in difesa anche di tutta la polizia penitenziaria all’interno della struttura: non sono dotati di mascherine e guanti a sufficienza e che spesso sono costretti a comprarsi all’esterno in modo autonomo e a proprie spese.
Noi non possiamo rimanere in silenzio senza denunciare tutto quanto detto prima, non ci fermeremo fino a quando la situazione di sovraffollamento delle carceri sarà realmente risolta: sono detenuti e hanno lo stesso diritto di vivere di ogni altro essere vivente, non possiamo rischiare che arrivi la STRAGE mandando così le strutture ospedaliere esterne ad un ulteriore collasso, visto che non è vero che all’interno delle carceri è stato allestito nessun campo medico.
Non possiamo manifestare, non possiamo scendere in piazza, ma non ci fermeremo fino a quando non vedremo la situazione dei detenuti risolta.

Siamo l’UNICO stato che ancora non ha provveduto a mettere in sicurezza i detenuti.
Qui si tratta di diritti umani, stanno mettendo in pericolo di vita i nostri cari, se le carceri non verranno alleggerite in modo TEMPESTIVO e REALE.
Cordiali Saluti

I familiari dei detenuti del carcere di Rebibbia di Roma

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