Palazzo Selam, lo chiama chi ci vive, lo stabile sito in Via dei Cavaglieri, a Roma, occupato da oltre quattrocento rifugiati eritrei, etiopi, sudanesi, somali. Operai, lavoratori, lavoratrici e famiglie con bambini che nel 2006 occuparono per ottenere un tetto sopra la testa. È di ieri la notizia di due positivi al covid-19, anche se non si sa il numero certo di infettati.
Poco dopo l’ufficializzazione della notizia si è disposto un presidio sanitario della ASL per controllare lo stato di salute degli occupanti e, insieme a questo, nemmeno a dirlo, un presidio di polizia, digos e militari che hanno posto in lockdown l’intera struttura sembra per due settimane.
L’immobile e tutta la faccenda apre scenari preoccupanti e spalanca le porte sulle contraddizioni che vive la Capitale praticamente da sempre. Sicuramente sbugiarda la retorica del “restate a casa” per stare al sicuro, certo, se per casa si intende una villetta o un appartamento dai cento metri quadri in su, ma se vivi in un’occupazione, come anche in un monolocale (magari con famiglia) oltre ai danni psicologici sarà anche molto più difficile stare al sicuro.
Ovviamente, poi, appena accade una cosa simile gli avvoltoi cominciano a volteggiare, tant’è che c’è chi già sta provando a sciacallare sull’accaduto. Andrea Del Priamo, capogruppo del partito Fratelli D’Italia chiede che tutti gli stabili occupati siano “verificati” e aggiunge: “La citta’ paga il ‘no’ agli sgomberi dovuto alle scelte della sinistra e dei grillini, agli accordi tra Pd e il M5S per bloccare il piano degli sgomberi pianificato dalla Prefettura“.
Sarebbe quantomeno interessante sapere cosa si intenda quando si dice che Roma paga per il “blocco degli sgomberi” (fermati in realtà dalla forte opposizione degli occupanti stessi a quelle politiche spregiudicate e dalla mancanza di reali alternative). Ogni volta che si è sgomberato a Roma negli ultimi tre anni agli sgomberati non si sono date soluzioni decenti, o si sono ricollocati in altre occupazioni, aggravando così il sovraffollamento e rendendo più facili anche i contagi di oggi e più precarie le condizioni di vita, oppure sono stati sbattuti lontano dalla città; città dove gli occupanti lavorano, studiano, mandano a scuola i propri figli.
Insomma anche in questo caso qualcuno ha perso l’occasione di stare in silenzio, per chi ha seguito e vissuto gli sgomberi di Piazza Indipendenza e Cardinal Capranica gli scorsi anni sa che non sono mai arrivate soluzioni reali ma hanno solo peggiorato la situazione della città per fare un favore alle già troppo ricche proprietà degli immobili.
Esprimiamo solidarietà e vicinanza agli abitanti di Palazzo Selam in questo difficile momento e assoluto sconcerto per chi, anche di fronte alla crisi sanitaria, non può far a meno di sostenere interessi economici e politici che nulla hanno a che vedere con la ricerca di soluzioni alla crisi sanitaria.
CM