La RAI ha reso disponibile suo sito, dopo averlo trasmesso in diretta, lo streaming del film “Il giovane Karl Marx” di Raoul Peck. Un film da vedere o rivedere oggi nell’anniversario del grande rivoluzionario.


A pochi giorni dall’anniversario della nascita di Karl Marx, la RAI ha trasmesso in chiaro il film “Il giovane Karl Marx”, opera di Raoul Peck uscita nel 2018 per i duecento anni dalla nascita del rivoluzionario tedesco.

Il film è ora disponibile in streaming sul sito della RAI: si può vederlo da qui.

Il film di Peck è un’opera caratterizzata da un’attenzione puntigliosa ai dialoghi, molto aderenti agli scritti e alle lettere di Marx ed Engels negli anni in cui è ambientata la narrazione, cioè quelli del passaggio dagli anni universitari all’adesione militante al socialismo e al movimento operaio di Marx ed Engels, culminata con la scrittura del Manifesto del Partito Comunista.

Un’opera d’arte piacevole e con un ritmo tale da non renderla eccessivamente scolastica né noiosa, e che è sicuramente un ottimo strumento per avvicinarsi al pensiero e alla figura storica di Karl Marx.

Riproduciamo di seguito la recensione, da noi già pubblicata al tempo dell’uscita del film, a cura di Alessandro Cardinale.

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L’incontro in un bosco tra fuorilegge e uomini armati a cavallo. Da questa vaga ricorrente immagine cinematografica si distingue per concretezza la scena iniziale di “Der junge Karl Marx”, film diretto da Raoul Peck: gendarmi a cavallo bastonano e uccidono negli anni Quaranta dell’Ottocento raccoglitori abusivi di legna secca in un bosco della provincia renana del regno di Prussia. Altre figure di violenza concreta, come quella della fabbrica inglese o delle condizioni povere di vita della famiglia Marx, vengono offerte al pubblico con un contorno nitido e senza insistenza di dettagli, cosicché non si sente sovraccarico.

Dopo la première del 12 febbraio alla Berlinale, il film è ormai da due settimane nei cinema tedeschi. Gli spettatori più informati su elementi della biografia marxiana sorridono compiaciuti nel seguire Karl Marx (interpretato da August Diehl) nei suoi spostamenti europei e nel vedere per la prima volta le gestualità di un Proudhon (Olivier Gourmet) o di un Bakunin (Ivan Franek), conosciuti al massimo in foto. Davanti alla sceneggiatura di Pascal Bonitzer e dello stesso Peck, la tentazione di disapprovare qualsivoglia trasfigurazione romanzata dell’esistenza del Moro, uomo dall’elevata consapevolezza storica, lascia prestissimo il posto all’apprezzamento per la forma semplice ed elegante che assume questa trasfigurazione e per il suo effetto anti-serioso.
Dell’attività intellettuale di Marx ed Engels (Stefan Konarske) risultano tracciate caratteristiche essenziali: gravosa, pubblica, conflittuale (non di conflitti interni al connubio), al contempo si evita di ridurre i due a operosi intellettuali e di liquidarli (seppur) come geni attraverso la rimozione del loro impegno politico. Del resto una tale rimozione sarebbe impensabile, se solo non se ne fossero avuti esempi in un altro campo: quello dell’editoria.

Originale per la composizione di lunghi colpi di concretezza e tono appassionato, il film si rivolge in maniera stimolante a chiunque non voglia “essere bue, voltare le spalle e badare solo alla propria pelle”, come Karl Marx scrisse in una lettera del 1867.

 

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