Ahmad Al Jaradat, che vive a Hebron in Cisgiordania, riferisce di come l’occupazione israeliana nei Territori occupati abbia indebolito gli sforzi per arginare l’epidemia di coronavirus, aggravando ulteriormente le già deteriorate condizioni di vita dei palestinesi. Ahmad denuncia la grave situazione delle migliaia di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, per i quali le probabilità di contrarre il virus sono elevate.


Ahmad Al Jaradat è originario di Hebron, una città palestinese situata a 20 miglia da Gerusalemme. L’Autorità Nazionale Palestinese e il suo apparato di polizia controllano l’80% della città, il restante 20% è occupato da coloni israeliani. Ahmad spiega come i palestinesi abbiano enormi difficoltà ad affrontare il coronavirus per via dell’occupazione israeliana. Lo Stato sionista controlla l’accesso a forniture mediche, medicinali e altri beni di prima necessità. Il blocco imposto su Gaza sta rendendo la vita quotidiana sempre più difficile per i suoi 2 milioni di abitanti. “[Gli abitanti di Gaza] Sono sotto assedio da molto tempo – ormai da dodici anni – e questo sta condizionando gli sforzi fatti per affrontare il virus. Questo ha spinto la popolazione e i partiti politici locali a lanciare svariati allarmi negli ultimi giorni e nelle ultime settimane”, spiega Ahmad.

A causa dell’alta infettività del virus, una delle principali preoccupazioni dei palestinesi e delle organizzazioni internazionali per i diritti umani è il trattamento dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Spiega Ahmad: “Ci sono circa 6.000 prigionieri nelle diverse carceri israeliane, ospitati in celle affollate, e finora l’occupazione israeliana non ha affrontato seriamente il problema del virus. Non hanno preso nessuna misura, nessuna limitazione, nessuna procedura per proteggere i prigionieri dal virus”.

Sia l’Autorità palestinese che varie organizzazioni politiche e sociali che operano nella regione chiedono il rilascio dei bambini, delle donne, e dei detenuti con più di cinquant’anni. Finora i funzionari israeliani non hanno risposto a questa richiesta. In una dimostrazione di solidarietà globale, diversi paesi del Medio Oriente, dell’Europa, e giovani membri della comunità ebraica negli Stati Uniti hanno avviato una campagna per il rilascio dei prigionieri palestinesi.

La scorsa domenica, Ahmad ha inviato a La Izquierda Diario un altro video, che denuncia la morte perfettamente evitabile di un detenuto. Mercoledì 22 aprile, un giovane prigioniero palestinese, Noor Jaber Barghouti, è morto mentre scontava una condanna di 8 anni per aver lanciato una pietra contro un membro dell’esercito israeliano: aveva solo 23 anni. Nonostante Noor mostrasse sintomi di infezione da SARS-Cov-2, le guardie della prigione si sono rifiutate di aiutarlo. “Noor era rimasto privo di sensi, i prigionieri palestinesi hanno immediatamente informato le autorità carcerarie israeliane affinché venisse portato in ospedale, ma ci è voluta mezz’ora perché queste prendessero gli adeguati provvedimenti”.

La famiglia di Noor e i suoi compagni di prigionia accusano Israele di negligenza medica. Neppure questa pandemia fermerà il progetto imperialista israeliano di conquista della Palestina e di oppressione dei suoi abitanti con l’obbiettivo di trarne profitto.

Mirta Pacheco

Traduzione da Leftvoice

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