La sparizione del giovane Facundo Castro 80 giorni fa a Buenos Aires, insieme a diversi altri casi recenti di violenza assassina della polizia e di sparizioni, rievoca i giorni dei desaparecidos vittime della dittatura militare.
Facundo Castro, 22 anni, è stato visto l’ultima volta il 30 aprile, in mano alla polizia. Il giovane viveva con la madre a Pedro Luro, nella provincia di Buenos Aires, e quando è andato a trovare la sua ex fidanzata violando la quarantena, è stato trattenuto dalla polizia prima di arrivare a destinazione.
Il caso di Facundo Castro sta scuotendo l’Argentina. In effetti, l’aspetto più preoccupante di questo caso rimane la discrepanza tra le testimonianze dei civili e quelle della polizia di Buenos Aires.
La madre di Facundo, Cristina, racconta che dopo averlo chiamato più volte senza successo, alla fine ha risposto: “Mamma, non sai dove sono. Mamma, non mi vedrai più”. Le sue ultime parole. I testimoni dicono di averlo visto l’ultima volta salire su un’auto della polizia. Tuttavia, queste tre testimonianze non sono prese in considerazione dalla polizia nella ricerca del giovane. La madre del giovane ha detto apertamente che sospetta che gli agenti di polizia nascondano i fatti.
Per i primi mesi è stata la polizia di Buenos Aires a condurre le indagini, la stessa polizia sospettata. Per questo motivo molti manifestanti sono venuti a chiedere risposte ed è stato il deputato del FIT (“Fronte di Sinistra e dei Lavoratori”, coalizione della sinistra operaia argentina), Nicolás del Caño, che ha portato il caso, “dimenticato” dalle autorità argentine, al Congresso. Ed è grazie a questa grande pressione esercitata dalla madre e dai suoi sostenitori che il 9 luglio – a più di due mesi dalla scomparsa di Facundo – l’ipotesi di una sparizione forzata è stata accettata e la polizia “bonaerense” (di Buenos Aires), è stata finalmente esclusa dalle indagini, trasmesse alla giustizia federale. Una richiesta alla quale il Ministro della Sicurezza della Provincia di Buenos Aires, Santiago Berni – un kirchnerista come l’attuale presidente Fernandez – ha risposto in ritardo.
Non si tratta di un caso isolato, con il rafforzamento delle forze armate durante il confinamento in tutto il paese, si sono verificati altri casi simili. Come quella di Luis Espinoza a Tucuman (nel nord-ovest del Paese), scomparso dopo la sua detenzione illegale e trovato morto pochi giorni dopo. Un altro caso è quello del Chaco, dove la polizia ha arrestato e torturato giovani della comunità di Qom, le cui donne sono state minacciate di stupro.
Non è quindi una novità, visto che dall’inizio dei casi di reclusione i casi di brutalità e repressione della polizia sono aumentati in modo allarmante con la scusa della pandemia. Questo fenomeno fa parte della storia e della tradizione delle istituzioni repressive in Argentina.
Dalla dittatura alla restaurazione “democratica”, le sparizioni forzate affondano le loro radici nella tradizione argentina?
Organizzazioni come le Madri di Plaza de Mayo hanno dimostrato la loro solidarietà con la madre di Facundo e chiedono risposte dallo Stato argentino. Le Madri di Plaza de Mayo è un’associazione di madri argentine i cui figli sono scomparsi durante la dittatura. Fondata il 30 aprile 1977, dove queste madri camminano ogni giovedì in Plaza de Mayo con le foto dei loro figli scomparsi, per chiedere che vengano ritrovati. Queste manifestazioni hanno conquistato una fama internazionale e permettono di amplificare l’eco dei crimini che si stanno verificando in Argentina.
In realtà, sono quasi 30.000 le persone scomparse sotto la dittatura, soprattutto a causa della famosa “tripla A” (Alleanza anticomunista argentina), responsabile dell’assassinio di guerriglieri, sindacalisti, comunisti e studenti mobilitati. Era il terrorismo di Stato basato sulla sparizione: se non c’è il corpo, non c’è reato.
Tuttavia, questa logica è continuata sotto la “democrazia”, come dimostrano i numerosi casi di sparizioni per mano della polizia, retaggio della dittatura. Una violenza che continua a colpire le classi lavoratrici.
In Argentina, i nostri compagni del PTS (“Partito dei Lavoratori Socialisti”) che animano il giornale La Izquierda Diario, giornale fratello di Révolution Permanente [e della Voce delle Lotte, ndt], seguono quotidianamente il caso e sono in prima linea nella campagna per trovare Facundo, l’ennesima vittima della violenza e dell’impunità della polizia in Argentina.
Lamaga Nedme
Traduzione da Révolution Permanente
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