Riceviamo e volentieri pubblichiamo un componimento, dedicato a Lev Trotsky (di cui il 21 agosto è caduto l’ottantesimo anniversario della morte), di Fabrizio Bajec, poeta, autore teatrale e lettore del nostro giornale.


Diario

Non c’è creatura più ripugnante del piccolo-borghese

nell’atto di accumulare beni; mai prima d’ora

ho avuto l’occasione di osservarlo da così vicino.

(Lev Trotsky, 12 febbraio 1935)

il calore aumenta e così il fetore dei vecchi

da dove giunge la vergogna che provo

per i miei contemporanei

non li comprendo ma una volta

scendere in campo andava da sé

appena il sole rendeva inutili i soprabiti

anche con la pioggia ci si teneva dritti

come un punto esclamativo che dice NO

la gente sapeva cos’è una negazione

la sua importanza e il diritto che la sostiene

oggi « si fa quel che si può »

ma il bottino è così magro così pietosa

la paura di avere qualche cosa

da perdere senza poterla rivendere

che siamo vecchi nello spirito

e sempre giovani in volto

 

(da Poesie per ricominciare, “L’età del ferro”, anno 2, N. 2, giugno 2019)

 

Fabrizio Bajec (1975), italo-francese, vive a Parigi e scrive nelle due lingue. È autore di diverse raccolte di poesia, tradotte in diverse lingue, e di testi teatrali.