Nelle elezioni del 30 gennaio, il moderato Antonio Costa del Partito Socialista celebra un’importante vittoria. I grandi perdenti: il Bloco de Esquerda e il Partito Comunista Portoghese, che hanno sostenuto il governo “Gerigonça” per due mandati (2015-2019 e 2019-2021) e ora stanno pagando con una sconfitta elettorale.
Mentre nelle elezioni portoghesi di ieri Antonio Costa ha ottenuto la maggioranza assoluta, che gli permetterà di governare da solo, a sinistra si è fatta terra bruciata. Il Bloco de Esquerda è sceso da 19 a 5 deputati e il Partito Comunista Portoghese (PCP), insieme ai Verdi nella CDU (Coalizione Democratica Unita), è sceso da 12 a 6 deputati. Il PS di Costa, invece, aumenta di cinque punti (dal 36,3% al 41,7%).
Cosa è successo alla sinistra del PS, come si spiega questa debacle elettorale e quali lezioni si possono trarre dall’esperienza portoghese per altre formazioni della sinistra istituzionale riformista, come Unidas Podemos in Spagna?
In questo articolo faremo il punto su come l’esperienza del “Gerigonça” (cioè il governo del PS con l’appoggio esterno del PCP e del Bloco) è nata e come è finita. Mostreremo anche il contrasto tra questa coalizione politica sostenuta dal neo-riformismo portoghese (basata sulla deviazione della lotta di classe per sostenere il regime) con l’esperienza della rivoluzione del 1974, dove la classe operaia e i settori popolari presero in mano un programma avanzato e aprirono la strada all’autorganizzazione per risolvere le loro richieste più sentite. Nel paese dove ha avuto luogo una delle più interessanti rivoluzioni del secolo scorso, la Rivoluzione dei Garofani del 1974, la sinistra anticapitalista dovrebbe trarre alcune lezioni strategiche per elevare una politica di indipendenza di classe che ci permetta di recuperare gli aspetti più avanzati di quella esperienza rivoluzionaria.
Come siamo arrivati qui?
Il presidente del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, ha sciolto l’Assemblea della Repubblica domenica 5 dicembre in vista di elezioni anticipate dopo l’incapacità del governo del PS di Antonio Costa di raccogliere il sostegno necessario per l’approvazione del bilancio dello Stato. Questa volta, i suoi partner parlamentari non lo hanno sostenuto. Il Bloco e il PCP hanno preso le distanze dal governo, visto l’avvicinarsi delle elezioni, e hanno cercato di recuperare terreno come opposizione.
Le elezioni anticipate hanno provocato nuove discussioni nel neo-riformismo, sia in Portogallo che in Spagna, se sia meglio formare un governo di coalizione come in Spagna o dall’esterno come in Portogallo. Il Bloco de Esquerda (BdE) e il Partito Comunista del Portogallo (PCP) si sono preparati nuovamente le elezioni mantenendo la stessa strategia politica di un governo di patto con il PS. Una logica conciliante che si è mantenuta dal processo rivoluzionario del 1974, senza una sinistra anticapitalista e rivoluzionaria con un programma di indipendenza di classe.
Il “centro estremo” portoghese come garante del regime
Le cosiddette “transizioni alla democrazia” spagnola e portoghese hanno importanti differenze, ma uno degli elementi comuni è che hanno cercato di costruire regimi parlamentari sostenuti alternativamente da due principali blocchi. Dal 1976, il panorama politico portoghese è stato dominato da due partiti: dal social-liberalismo del Partito Socialista (PS) – che è stato anche responsabile degli attacchi neoliberali negli anni successivi alla rivoluzione sulle imprese occupate, la denazionalizzazione e la privatizzazione, i tagli ai salari e ai diritti, e dal Partito Socialista Democratico (PSD) di centro-destra. Il PS fu un agente fondamentale della controrivoluzione democratica, responsabile insieme al PC di deviare, placare e bloccare sistematicamente l’ascesa operaia e delle masse urbane. Il PSD – già Partito Democratico Popolare, il vecchio partito della dittatura salazarista – ha giocato un ruolo importante e fondamentale nell’instaurazione del nuovo regime parlamentare.
Anche il Portogallo ha stabilito il suo “estremo centro” – come l’ha definito Tariq Ali – secondo la dinamica presente in tutte le democrazie capitaliste a livello internazionale, cioè quelle “dove il centro-sinistra e il centro-destra si sono collusi per mantenere lo status quo”; una dittatura del capitale che ha ridotto i partiti politici alla condizione di morti viventi” [1]. Così, la controrivoluzione democratica che ha dato vita al regime parlamentare in Portogallo ha trovato il suo leitmotiv nel turning over politico che ha sostenuto, come nello Stato spagnolo con il PP e il PSOE, l’estremo centro del PS e del PSD.
Se facciamo un salto indietro nel tempo, il regime portoghese ha incontrato enormi difficoltà con la crisi globale del 2008, qualcosa che non si vedeva dalla rivoluzione del 1974. Tra il 2005 e il 2011 è stato il PS di José Sócrates a governare come primo ministro – proprio come in Spagna, dove ha governato il PSOE di Rodríguez Zapatero. È stato nel periodo dal 2008 al 2011 che i governi di tutta l’UE hanno dovuto gestire la grave crisi economica globale, quindi i vari regimi hanno imposto tagli draconiani contro la classe operaia e i giovani. Governi come quello portoghese e spagnolo entrarono in una “crisi organica”, come direbbe Antonio Gramsci, che portò una crisi politica, sociale ed economica ai governi dell’estremo centro.
Uno dei momenti chiave è stato nel 2011, quando il Portogallo è entrato nel programma di assistenza finanziaria della Troika. Sócrates si è dimesso quando il parlamento ha respinto il suo quarto piano di aggiustamento tra le proteste contro i piani di austerità. Il PS era screditato da ampie fasce della popolazione attiva portoghese – e implicato in famigerati casi di corruzione – e in una grande crisi. L’alternanza perpetua ha lasciato il posto alla coalizione di destra del PSD e del Partito Popolare Cristiano Democratico di Centro, al governo tra il 2011 e il 2015 col primo ministro Pedro Passos Coelho. Ciò ha aperto uno spazio al centro-destra e ha continuato gli attacchi alla classe operaia e ai giovani. Un intero pacchetto di tagli e aggiustamenti è stato messo sul tavolo, progettato dalla Troika e spronato dalla crisi del debito che ha messo sotto scacco i paesi più indebitati dell’Europa meridionale, come Portogallo, Spagna e Grecia.
I sostenitori neo-riformisti dell’”estremo centro”
Il turning over politico si è rimesso in moto e il PS è arrivato a governare con l’appoggio del PC e del Bloco de Esquerda per due volte di seguito, tra il 2015 e il 2019 e di nuovo tra il 2019-2021. Nel 2015, la narrazione del “governo di sinistra” portoghese è emersa e si è unita ai progetti neo-riformisti di Podemos, che stava emergendo fortemente in quel momento, con Syriza in Grecia. Un governo “di sinistra” che era piuttosto un governo social-liberale che applicava politiche di centro-destra sostenute dal BdE e dal PC. Una formula politica che era (ed è ancora) sostenuta da Anticapitalistas in Spagna, che all’epoca facevano parte di Podemos, così come i loro omologhi portoghesi fanno parte del BdE.
Come dice Santiago Lupe [2], la narrazione del governo “anti-austerità” era solo questo, una narrazione, dando continuità al governo di centro-destra accettando un “patto di stabilità” per preservare la “disciplina di bilancio”, e due mesi dopo salvando con 2,26 miliardi di euro la banca Banif, controllata al 60,5% dallo Stato, che ha finito per essere venduta al Banco Santander per 150 milioni di euro.
Durante le prime settimane del governo “Gerigonça”, si è potuto “vendere” la narrazione di un governo di sinistra grazie all’appoggio dell’UE e all’allentamento, come nel resto d’Europa, delle politiche di austerità imposte dai vari governi dopo la crisi del debito greco del 2010, insieme alla caduta e alla regressione delle condizioni di vita e di lavoro senza precedenti dalla dittatura.
Un crescente disordine sociale
La classe operaia è diventata sempre più stufa del continuo deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro della grande maggioranza della popolazione. Uno dei problemi che ha aggravato i disordini è stato il prezzo degli affitti, un problema analogo a quello presente in Spagna.
“Pago 600 euro per un appartamento di una camera da letto di circa 30 metri quadrati”, ha detto Paula Galán a El Confidencial, che significa dover spendere tra il 50 e il 60% del suo stipendio per pagarlo. Una situazione aggravata dall’aumento del turismo prima della pandemia, dove si è rilevato a Lisbona che quelli turistici rappresentano quattro su dieci appartamenti disponibili. Di nuovo il governo se ne uscì con una legge cosmetica che non limitava nemmeno il prezzo. La stessa segretaria di Stato per gli alloggi, Ana Pinho, ha dichiarato che “non abbiamo intenzione di limitare il prezzo dell’affitto”.
Un altro problema foriero di agitazione sociale si è espresso tra il 2018 e il 2019 dove la lotta di classe è tornata sulla scena, non a caso, dato che dopo i tagli e gli attacchi alla classe operaia, la tradizione portoghese di lotta è tornata sulla scena dello scacchiere politico, chiedendo aumenti salariali per porre fine alle misure di tagli imposte nel periodo di crisi e per migliorare le condizioni di lavoro.
Secondo la Direzione generale per l’occupazione e le relazioni di lavoro (DGERT) nel 2019 il numero di pre-avvisi di sciopero da gennaio a ottobre è stato di 781, una cifra che supera il totale registrato in tutto il 2018 (733), 2017 (613) e 2016 (488). Cifre che non si vedevano dal 2015 con 811 avvisi di sciopero, ma la verità è che è stato tra il 2012 e il 2013 con la più alta percentuale di numero di scioperi durante il governo di Pedro Passos Coelho, nel bel mezzo del programma di tagli, quando ha raggiunto quota 1.895 e 1.534, rispettivamente.
Nel 2018 hanno scioperato tassisti, infermieri, ferrovieri, vigili del fuoco forestali, funzionari giudiziari e insegnanti. Il 23 febbraio dello stesso anno, uno sciopero è stato indetto dai lavoratori delle Poste portoghesi (CTT) che chiedevano la nazionalizzazione delle poste, contro la ristrutturazione che ha portato a 800 licenziamenti. La CTT era stata un’azienda statale con 35.000 dipendenti all’inizio della rivoluzione, un settore dell’avanguardia operaia e con numerose lotte alle spalle. Solo nel 2013, con 13.000 dipendenti, il governo PSD ha privatizzato il 70% dell’azienda per 580 milioni di euro. Il governo “Gerigonça” ha mantenuto il processo di privatizzazione.
Il 2019 è iniziato con uno sciopero dei ferrovieri che ha paralizzato i treni in tutto il paese. I vigili del fuoco forestali si sono mobilitati contro una proposta del governo di cambiare lo statuto professionale, alzando l’età pensionabile e abbassando lo stipendio. I portuali del porto di Setubal hanno paralizzato le attività per più di un mese, riuscendo a imporre alcune misure contro la precarietà del lavoro. Questo settore operaio è strategico in Portogallo, e fu anche uno dei settori d’avanguardia nella lotta durante la rivoluzione, giocando un ruolo importante nel coordinamento interaziendale o nei comitati di quartiere nella città di Setubal nel 1974-75.
Sotto il governo Costa anche i camionisti hanno scioperato, causando carenze di carburante, che hanno portato alla chiusura di più di 1200 stazioni di servizio e al collasso dell’aeroporto di Lisbona e di alcuni porti. Il governo ha dichiarato lo stato di allerta, con l’obiettivo di mobilitare le forze di sicurezza e militari per interrompere lo sciopero. La protesta è stata indetta dall’Unione nazionale dei trasportatori di merci pericolose, chiedendo una categoria professionale specifica per questi lavoratori. Inoltre, i lavoratori del settore pubblico, negli ospedali e nelle scuole, hanno scioperato per chiedere aumenti salariali che, nel caso degli insegnanti, erano stati congelati dal 2009, anno in cui è iniziato l’adeguamento imposto dalla Troika a paesi come il Portogallo e la Grecia.
Nel luglio 2019 Costa ha concordato con la destra parlamentare una nuova riforma del lavoro regressiva, che ha mantenuto i cambiamenti introdotti tra il 2011 e il 2014 – come la riduzione del licenziamento – come parte delle considerazioni per il salvataggio finanziario del paese da parte della Troika.
Il modello di “governo alla portoghese”, portato come esempio da seguire da gruppi come Anticapitalista, si è rivelato un’esperienza contraria agli interessi della classe operaia e dei settori popolari. Inoltre, è culminato in un clamoroso fallimento per i suoi sostenitori di “sinistra”. Il PC e la BdE non solo sono stati agenti ausiliari del turnismo politico del regime, ma oltre a non mettere in discussione il ruolo delle burocrazie sindacali della CGT e della UGT portoghesi, hanno anche usato la loro influenza per impedire loro di mettere a ferro e fuoco le strade. E per peggiorare le cose, questo non ha impedito loro di sostenere i conti del 2020 con la loro astensione.
La lezione più strategica: costruire una sinistra socialista e rivoluzionaria
Il governo ha affrontato la crisi pandemica, come non poteva essere altrimenti, nello stesso modo del resto dei governi dell’UE, con politiche che hanno distribuito briciole verso il basso e grandi salvataggi alle principali aziende del paese. Mentre i grandi beneficiari erano i profitti aziendali e le grandi fortune, ha decretato la sospensione del diritto di sciopero nello stato di emergenza.
Questo decreto senza precedenti, che non si vedeva dai tempi della dittatura, è stato sostenuto con entusiasmo dalla destra e dalla nuova estrema destra! Ma questa misura antidemocratica ha avuto il voto favorevole, né più né meno, del Bloco de Esquerda e l’astensione del PCP. Mentre settori di lavoratori nei porti, negli aeroporti o nelle fabbriche di automobili hanno indetto spontaneamente scioperi, assemblee e arresti chiedendo di fermare la produzione come misura protettiva.
Se ci concentriamo sulle loro principali misure economiche e sociali, è chiaro che queste andavano in una direzione totalmente contraria a ciò che la stessa classe operaia ha difeso durante l’esperienza rivoluzionaria in Portogallo.
Mentre il governo Costa (sostenuto da BdE e PCP) salvava le banche, durante la rivoluzione i lavoratori proposero il controllo sui capitali e la nazionalizzazione. Il settore bancario si è molto radicalizzato durante la rivoluzione: il 29 aprile 1974 il “Sindicato dos Trabalhadores Bancários” controllòil flusso dei capitali e allestì picchetti alle porte delle banche. Di fronte al tentativo di colpo di stato dell’11 marzo 1975, occuparono i locali delle banche e ne chiesero la nazionalizzazione, che finalmente avvenne. La richiesta di nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori è oggi più necessaria che mai, ma è una rivendicazione per nulla difesa dalla sinistra che ha sostenuto Costa.
Continuando con le lezioni della rivoluzione, la questione degli alloggi è stata anche un problema-chiave che nessuno dei governi provvisori del PS e del PC ha risolto per il popolo lavoratore, ma piuttosto non ha messo in discussione i grandi proprietari terrieri e ha mantenuto la legge fondiaria del 1965 della dittatura che ha favorito la grande proprietà. Niente a che vedere con l’esperienza di auto-organizzazione dei vicini. Alla fine di maggio del 1974, a Setúbal, tre nuovi quartieri si riunirono e definirono la loro posizione dicendo che “l’affitto dovrebbe essere il 10% del reddito familiare”, ma “a causa della mancanza di condizioni per realizzare questa proposta… abbiamo approvato il pagamento di 500 per stanza e 300 per stanza seminterrata, come primo passo”.
Mesi dopo, il 1° settembre 1975, fu formato e approvato il Comitato di Lotta di Setúbal, un organo di coordinamento della città organizzato dagli abitanti della città, che approvò:
1. nazionalizzazione e municipalizzazione dei terreni urbani con la socializzazione delle grandi e medie imprese di costruzione civile senza alcuna compensazione. 2. Eliminazione totale delle nuove licenze per costruzioni di lusso. 3. Elaborazione immediata di piani di ediliza sociale. 4. Socializzazione immediata degli alloggi ad eccezione delle prime case.
In altre parole, un programma anticapitalista contro la proprietà privata. Niente a che vedere con l’attuale programma del Bloco de Esquerda, che propone solo la creazione di un parco alloggi di 100.000 case in affitto tra 150 e 500 euro.
Come se fosse il giorno della marmotta, il neo-riformismo finisce per essere un ingranaggio ausiliario che sostiene di volta in volta il settore di “centro-sinistra” del “centro estremo” portoghese. Si è rivelato un fallimento sia nel caso del Portogallo che della Spagna. Entrambi sono stati due modi paralleli di sostenere i partiti socialisti e le loro politiche neoliberali anti-lavoratori – come la riforma del lavoro approvata nello stato spagnolo. In entrambi i casi l’estrema destra ha sfondato e si è rafforzata.
Contro la visione di partiti come Anticapitalistas -integrati in Portogallo nel Bloco, e che sono stati fondatori di Podemos nello Stato spagnolo- è necessariolevare labandiera una vera sinistra anticapitalista e rivoluzionaria, con una chiara indipendenza politica e un programma che riprenda le migliori lezioni della rivoluzione del 1974. Un programma che mette al centro lo sviluppo della mobilitazione operaia e popolare per affrontare il nuovo governo del giorno.
Carlos Muro
Traduzione da La Izquierda Diario
Note
1. Josefina Martinez, La crisis del “extremo centro” y los nuevos reformismos europeos.
2. Santiago Lupe, El fracaso de Costa y unos socios de izquierda que no han sido alternativa.
Nato a Saragozza nel 1987, è studente di storia alla UNIZAR. Scrive su La Izquierda Diario e milita nella Corriente Revolucionaria de Trabajadores y Trabajadoras (CRT) nello Stato spagnolo.