Per domani a Roma la Rete Italiana Pace e Disarmo, con un appello pubblicato il primo marzo, ha convocato una manifestazione unitaria per la pace in Ucraina. La piattaforma iniziale è stata moderata su pressione della burocrazia sindacale confederale. Scendiamo in piazza insieme, ma contro la pressione a schierarsi in coda alla NATO. Il primo nemico è in casa nostra!


Domani pomeriggio a Roma, con concentramento dalle 13.30 a piazza della Repubblica, si terrà una manifestazione unitaria per la pace in Ucraina, convocata dalla “Rete Italiana Pace e Disarmo”, una confederazione di sigle locali e nazionali che appartiene all’apparato largo del gramsciano “Stato integrale” del vecchio centrosinistra anche cattolico – dall’Arci all’Acli, UDS, UDU, FIOM, FIM, Pax Christi Italia…

L’iniziativa politica generale sulla mobilitazione contro la guerra in Ucraina rimane, dunque, a una sigla poco conosciuta dell’apparato del vecchio centrosinistra. È già di per sé un segnale di estrema difficoltà della sinistra e del movimento operaio di far valere i propri numeri, la propria organizzazione e mettersi alla testa del movimento per la pace. D’altronde, è proprio da una fase di passivizzazione e arretramenti, sotto i colpi del governo Draghi, che vengono i grandi sindacati.

L’appello della Rete Disarmo, per quanto su toni pacifisti confusi con slogan come “sì alla sicurezza condivisa” (che farebbe pensare a un intervento armato ONU, mentre era poi rivendicato lo stop a interventi militari e invio di armi), ha destato l’attenzione e l’entusiasmo di una platea larga, con molte organizzazione che hanno subito aderito all’appello e hanno cominciato a prepararsi per scendere in corteo.

Tutto ciò, per quanto in forma limitata e contraddittoria, creava una positiva dinamica di rottura con la linea super-imperialista e filo-NATO del PD di Enrico Letta, che in parlamento ha votato (come tutti, tranne Sinistra Italiana, il neogruppo Manifesta e alcuni a titolo individuale) per l’invio di armi al governo ucraino.

L’adesione in blocco di CGIL-CISL-UIL, però, ha determinato uno spostamento a destra della piattaforma finale, come spiegato da Marco Bersani di Attac Italia a Dinamopress:

Quella piattaforma è stata stravolta con un atto di forza di Cgil-Cisl-Uil, che hanno eliminato ogni riferimento alla Nato, alla solidarietà pacifista, al disarmo nucleare e all’invio di armi all’Ucraina. Un fatto inqualificabile nel merito e nel metodo. Nel merito, perché senza tutti quei riferimenti la piattaforma diventa un sostegno di fatto alla cultura politica e ai provvedimenti bellici presi del governo Draghi (e questo era, a nostro avviso, l’intento sottaciuto). Nel metodo, perché si è utilizzata la legge del più forte (a proposito di cultura della guerra) per imporre interessi politicisti su una costruzione ampiamente condivisa di una manifestazione nazionale.

E in effetti anche altre organizzazioni come Arci ed Emergency hanno preso nettamente posizione contro l’invio di armi che, va ribadito, è un’escalation militarista delle potenze europea contro la quale dobbiamo lottare senza se e senza ma, a meno che non ci vogliamo ridurre a vagone di coda del treno imperialista europeo, con il governo “socialdemocratico” tedesco ora in testa, col suo rilancio imponente della propria spesa militare. E non ci stupisce che la grande burocrazia sindacale si lasci un po’ di spazio aperto per ricucire col PD e col governo Draghi, sperando di potersi riprendere un certo ruolo come attori della concertazione sociale, e promotori di un impossibile imperialismo europeo democratico, eco-friendly, garante della pace e di una rinnovata giustizia sociale.

Al contrario, è fondamentale lottare perché nei sindacati e nelle varie organizzazioni di movimento si rivendichi la fine delle sanzioni alla Russia che, dati alla mano, andranno a danneggiare in primis la popolazione povera russa, e non il governo o i suoi oligarchi amici, che si erano già ben preparati a reggere l’urto al meglio possibile, nonostante le misure oggettivamente devastanti prese da Stati Uniti e potenze europee.

Una presa di posizione che non è nemmeno unanime nel sindacalismo “di base”, dove la Confederazione Unitaria di Base (CUB), una delle sigle più numerose, ha ribadito il proprio appoggio alle sanzioni “per abbreviare il conflitto”: specie nel movimento operaio combattivo, dovrebbe essere chiaro che le nostre azioni contro la guerra dovrebbero consistere nella mobilitazione politica e nella lotta di classe, non nell’appoggio agli scontri (anche economici) tra potenze in conflitto tra loro, diretto o indiretto che sia.

Non è il caso, fortunatamente, di altre sigle, che hanno preso posizioni nette contro la guerra, l’invasione russa e l’interventismo NATO, come ADL Cobas e Si Cobas.

Proprio ora che il movimento per la pace nel nostra paese può crescere e assumere più seriamente una scala nazionale, troviamo un grave errore la scelta di tutto un settore, raccolto attorno alla Rete dei Comunisti e al “suo” sindacato USB, di convocare un presidio separato, sempre domani pomeriggio, in piazza dell’Esquilino, che avrà il risultato di raccogliere un contingente necessariamente depotenziato, locale o poco più, che non potrà avere alcuna influenza progressiva sul corteo nazionale, separandosene fisicamente. È una logica settaria che impedisce di forgiare un fronte unico su larga scala nella lotta immediata, e che caratterizza spesso l’azione sindacale anche nel suo campo specifico della lotta economica. Ma i settori di massa che ancora si mobilitano alla chiamata dei vecchi apparati social-liberali vanno approcciati entrando in contatto con loro, non guardandoli da lontano mentre sfilano in corteo!… sopratutto se lo si fa, come i burocrati di RdC-USB di chiaro e fiero rimando politico togliattiano-stalinista, rivendicando addirittura lo “spirito di Zimmerwald”, dopo aver difeso e celebrato a più riprese il macellaio Bashar al-Assad, presidente siriano non a caso grande amico e protetto dello stesso Putin contro il quale ci mobilitiamo in questi giorni.

Come FIR-Voce delle Lotte, partecipiamo con convinzione alle mobilitazioni per la pace, e saremo al corteo di domani, pur non sposando la sua piattaforma di convocazione – nemmeno nella sua prima versione “sinceramente pacifista” – che sparge illusioni sui poteri quasi magici che le istituzioni “democratiche” (leggi imperialiste). La guerra all’estero non può fermare o distorcere la lotta contro il governo Draghi e le sue politiche antioperaie e antipopolari, ora parte del rilancio militarista NATO: il nostro primo nemico è in casa!

Rivendichiamo, come fa già un settore importante del movimento femminista, della sinistra politica e del sindacalismo, una convergenza di rivendicazioni e lotta per il prossimo 8 marzo, sciopero internazionale nella giornata della donna.

No alla guerra! Fuori le truppe russe dall’Ucraina!

No al riarmo imperialista! Ritiro delle truppe NATO! Via l’Italia dalla NATO!

Per l’unità internazionale della classe operaia! Per una politica indipendente in Ucraina per affrontare l’occupazione russa e la dominazione imperialista!

 

Frazione Internazionalista Rivoluzionaria

La FIR è un'organizzazione marxista rivoluzionaria, nata nel 2017, sezione simpatizzante italiana della Frazione Trotskista - Quarta Internazionale (FT-QI). Anima La Voce delle Lotte.