Lo spazio urbano, sempre più asservito alle logiche del capitale e meno sensibile alle persone che lo vivono, è caratterizzato dalla repressione delle attività culturali e politiche nei quartieri delle città in favore del consumo, della speculazione e del decoro. L’organizzazione dal basso attraverso il movimento, la musica e l’arte, se veicolata attraverso modalità autonome, collettive e libere può rappresentare uno strumento di lotta e resistenza contro lo svuotamento degli spazi urbani, come mostra la giornata del 12 aprile in Piazza Leopoldo di cui parleremo in questo articolo.


 

Il Collettivo 50134 è un gruppo di praticanti di parkour, una disciplina di strada che sfrutta gli spazi urbani, spesso quelli più marginalizzati, per svolgere allenamenti e muoversi attraverso tecniche e metodologie di allenamento che sfruttano il corpo in un’ottica di potenziamento fisico e di un movimento che si adatta all’ambiente circostante, decostruendolo ed usandolo in maniera creativa e libera. Nel comunicato che riportiamo in fondo all’articolo, il collettivo esprime i principali motivi dietro l’organizzazione di un interessante evento che si è tenuto in Piazza Leopoldo il 12 aprile.

Il gruppo si è formato in maniera autonoma, come si legge nel comunicato, a seguito della rinnovata attenzione data alla “riqualificazione” dei giardini di Piazza Leopoldo, uno spazio storico per il parkour a Firenze ed uno spot (gergo usato dai praticanti di parkour per indicare una piazza, luogo o spazio particolarmente adatto a svolgere un allenamento) molto frequentato dai praticanti fiorentini e non solo. Il progetto di riqualificazione prevede una completa alterazione della piazza, che vedrà le sue strutture principali (come muretti e giardini) sostituite con uno spiazzo in cemento, corredato da un’area yoga, un campetto da basket e varie, ma scarne, fioriere con alcuni alberi. Questo progetto non solo toglie una, anche se piccola, area verde nel quartiere di Rifredi, ma rientra in una dinamica di svendita degli spazi pubblici a favore del profitto e degli interessi economici di enti privati e multinazionali che si esplicita in interventi come quelli dell’Esselunga in Via Mariti e dello Student Hotel in Viale Belfiore. Inoltre, la quasi completa cementificazione della piazza pone dei problemi in termini di vivibilità e resilienza agli eventi meteorologici estremi, rendendola poco traspirante al caldo e molto più impermeabile alle forti piogge.

Piazza Leopoldo, in particolare i giardini antistanti al supermercato Coop, da anni sono al centro di dibattiti ed interventi progettuali finalizzati ad arginare la presenza di attività illecite, vandalismi e degrado nella zona. Ad inizio anni 2000 la piazza viene ristrutturata, assumendo la conformazione attuale, fino a quando i lavori della tramvia hanno cambiato la sua parte principale, ovvero quella esterna ai giardini, come riportato da La Nazione. Nel 2015 nasce il progetto della “terza piazza”, una iniziativa che puntava, con vari interventi, a rendere Piazza Leopoldo un luogo meno marginale e più sicuro. Da orti urbani e progetti di permacultura gestiti dall’associazione Coltiviamo Vita al murales di Jorit di Nelson Mandela, fino al bar “Milleluci” aperto dall’associazione Trisomia 21 e gestito da persone con sindrome di Down, il progetto della “terza piazza” ha rappresentato una prima tappa importante nella storia di Piazza Leopoldo.

Tale slancio progettuale, tuttavia, non ha risolto i problemi relativi a questo “vuoto urbano”, sempre riconquistato dal degrado e dalla marginalità. Qualche anno dopo, con la continuazione dei lavori per la tramvia, i residenti segnaleranno nuovi problemi relativi alla pulizia della piazza, alla manutenzione delle piante, alla presenza di cantieri e di attività illecite, come ancora una volta sottolineato su La Nazione. Questa situazione è rimasta invariata fino al presente. Il fallimento delle iniziative tra il 2014 e il 2015 è il risultato della mancata manutenzione della piazza e del suo abbandono da parte degli enti pubblici: il bar Milleluci è stato chiuso e gli orti urbani sono scomparsi. La riqualificazione attraverso l’investimento di Fondazione Uni-Coop, con ulteriori cantieri e cementificazioni, è solo l’ultimo tassello di questa storia.

L’unica cosa che non è cambiata da allora sono i praticanti di parkour che usano la piazza per muoversi ed allenarsi. Già in occasione dell’apertura della “terza piazza”, il parkour era stato un elemento rilevante, con una esibizione curata da Parkour Firenze, oggi ADD Academy Firenze, un’associazione che organizza corsi di parkour a Firenze e dintorni. In tutti questi anni, a prescindere dai corsi, i praticanti hanno frequentato la piazza vivendone in prima persona tutte le contraddizioni. Il parkour, infatti, nasce nello spazio urbano, sfruttandone in modo creativo, comunitario e non competitivo la conformazione architettonica.

Il parkour si sviluppa negli interstizi urbani spesso marginali e abbandonati. Piazza Leopoldo ne è un esempio emblematico. La riqualificazione toglierà a questa comunità di atleti un luogo vissuto intensamente per anni, senza che la loro voce sia stata ascoltata, nel nome di un decoro che intende favorire soggetti “rispettabili” a scapito dei più marginali. La percezione del degrado è il prodotto delle condizioni di vita sempre più precarie che il capitalismo impone a lavoratori, studenti e soggetti subalterni. I vuoti urbani diventano spazi dominati dalla logica del consumo, mentre la responsabilità della gestione viene scaricata sui residenti, favorendo retoriche securitarie che giustificano interventi come quello su Piazza Leopoldo.

Seguendo questo filo conduttore il collettivo 50134 ha deciso di organizzare una giornata di allenamento libero (una Jam), aperta a tutte le realtà dell’underground fiorentino, inizialmente prevista per il 15 marzo e poi rimandata al 12 aprile per allerta meteo. Il processo ha coinvolto vari collettivi: dalla rete Wish Parade a crew e rappers locali come Numa Crew, Circolo Vizioso, Ganji Killa, Kendama, Artiglieria, e movimenti politici come Florence Must Act e realtà pro Palestina.

Il movimento, l’arte e la musica si sono uniti mostrando che rivendicare spazi urbani pubblici è possibile attraverso attività di comunicazione, organizzazione e valorizzazione dal basso.

Wish Parade è una rete di collettivi che fanno musica dal vivo (principalmente elettronica) e si riconoscono in un manifesto che promuove diritti all’abitare, spazi urbani autogestiti e sicuri, cultura urbana dal basso e valori transfemministi, opponendosi alla monetizzazione dell’arte. Le loro attività, che includono presidi sonori e street parade, dialogano con l’esperienza dei e delle , cercando anche un dialogo istituzionale per tutelarsi contro la repressione legata all’entrata in vigore del DL 1660, come evidenziato dagli episodi di Milano e Moncalieri.

Il movimento portato dal parkour offre una narrazione alternativa sull’uso creativo e comunitario degli spazi urbani. Il parkour accoglie chiunque voglia intraprendere una relazione più consapevole con il proprio corpo, attraverso pratiche di crescita reciproca e supporto collettivo. Il mantra che accompagna la disciplina, “si parte insieme, si finisce insieme”, esprime l’anima inclusiva del parkour.

Il 12 aprile Piazza Leopoldo è stata tutto questo: uno spazio di liberazione, movimento e arte che ha restituito senso all’uso degli spazi urbani, oltre il consumo, il profitto e il degrado.

Marco Adamo

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Comunicato Collettivo 50134:

Siamo un gruppo di ragazze/i che si allenano da anni in piazza Leopoldo. La conformazione fisica attuale dei giardini della Coop li rendono uno dei luoghi più frequentati a Firenze da chi pratica movimento in strada.

Circa un anno fa, l’ex sindaco Nardella ha annunciato un progetto di “riqualificazione” (finanziato interamente dalla fondazione Unicoop) della piazza, che prevede la demolizione di molte delle strutture interne ai giardini. Questo progetto presenta una serie di criticità evidenti, a partire dal fatto che per realizzarlo non è stata fatta alcuna indagine che coinvolgesse chi frequenta la piazza. Il nuovo progetto prevede un’ampia distesa di cemento, inutilizzabile se non per il transito, con ai lati qualche panchina e qualche albero, confinato in un metro quadrato d’erba. Al momento la piazza è molto verde, pur essendo tenuta male. I fondi stanziati per realizzare questo progetto (1 milione e 700 mila circa) sarebbero stati sufficienti ad una manutenzione migliore, un aspetto che rende questo intervento paradossale. La piazza è lasciata a se stessa da anni e non ci sorprende che la questione sia stata ignorata fino a quando gli interessi degli enti privati e pubblici che la gestiscono abbiano decretato che il “degrado” poteva essere strumentalizzato per giustificare una campagna di riqualificazione, parte di un lungo processo di privatizzazione dello spazio che viene asservito ad interessi economici e di profitto invece di essere un punto di riferimento aperto e pubblico per i quartieri e le persone che ci vivono (vedi Student Hotel-Viale Belfiore ed Esselunga-Ponte di Mezzo).

Si tratta dell’ennesimo progetto fondato sulla retorica del decoro: anziché ascoltare le necessità di chi frequenta il posto, si sceglie di distruggerlo e di costruire una piazza con un target differente. Non si adatta il luogo a chi lo frequenta, si allontanano i soggetti scomodi e si privilegiano soggetti rispettabili. Ne è un esempio la proposta di realizzare un’“area yoga” nei giardini. Nessuno ha mai praticato yoga in piazza Leopoldo, ma a quanto pare è considerato una disciplina meritevole di uno spazio.

Noi abbiamo visto ogni angolo di questa piazza e ne abbiamo toccato ogni superficie. Conosciamo chi la vive, ed è evidente la volontà di allontanare dalla piazza i soggetti che ne fanno un uso non legato al supermercato. Per questo abbiamo deciso di organizzare un evento che sia innanzitutto una giornata di allenamento, ma che preveda anche la presenza di varie realtà e gruppi dell’underground fiorentino.

Vogliamo affermare la nostra presenza in un luogo che sentiamo nostro, senza la pretesa di fermare i lavori ma con la volontà di salutare dignitosamente una piazza che ci appartiene.”