Nell’aprile dell’anno scorso il leader delle lotte dei ferrovieri parigini e portavoce di Révolution Permanente Anasse Kazib è stato convocato dalla polizia per essere interrogato a proposito di un tweet a sostegno della Palestina. Il prossimo giugno, insieme a un altro militante di Révolution Permanente, Anasse sarà processato per apologia di terrorismo, rischiando 7 anni di carcere. Il caso mostra come la criminalizzazione delle posizioni pro-Palestina, a cui assistiamo anche in Italia, serva a reprimere chi si oppone alle torsioni autoritarie dell’ “estremo centro” e all’ascesa dell’estrema destra; fenomeni entrambi funzionali a far pagare crisi e riarmo a lavorator*, migrant* e giovan*. Sostieni la campagna in solidarietà ad Anasse: nell’articolo il comunicato e il form della raccolta firme alla quale hanno già aderito oltre 1000 persone e organizzazioni, tra cui importanti esponenti del mondo della cultura, dei sindacati e della politica progressista, come Angela Davis, Silvia Federici, Enzo Traverso, John Bellamy Foster, Ilàn Pappé, Brian Eno e tanti altri.


 

Il prossimo 18 giugno saranno processati per “apologia di terrorismo”  due militanti di Révolution Permanente, organizzazione sorella de la FIR-Voce delle Lotte in Francia. Tra di essi il portavoce della formazione politica transalpina: il ferroviere, sindacalista ed ex candidato alla presidenza, Anasse Kazib. 

Questa offensiva dello Stato francese fa parte della criminalizzazione di coloro che denunciano il genocidio sionista contro il popolo palestinese a livello internazionale. Oltre all’esempio qui citato, abbiamo visto nelle scorse settimane le espulsioni degli studenti pro-Palestina negli Stati Uniti. Per rimanere in Italia, va segnalato l’episodio gravissimo di Seif Bensouibat, insegnante algerino che l’anno scorso è stato licenziato dal liceo privato romano dove lavorava e ha perso lo status di rifugiato per il sostegno espresso sui social alla Palestina. Si pensi oppure all’esperienza di Annan Yaesh, rinchiuso in un carcere abruzzese da oltre un anno con l’accusa di terrorismo, e il rischio di essere estradato in Israele, per aver sostenuto delle brigate di auto-difesa palestinesi a Tulkarem – a favore della liberazione di Annan è in corso un’importante campagna animata dai Giovani Palestinesi d’Italia.

Il caso di Anasse costituisce però un precedente particolare in quanto si tratta di un processo nei confronti del leader di un’organizzazione politica, Révolution Permanente, che negli ultimi anni si è distinta come punto di riferimento anti-capitalista per settori di lavorator* e giovan* contro le riforme neoliberali di Macron e le politiche imperialiste, pro-sioniste e di riarmo del governo francese. Anasse è inoltre da anni bersaglio dell’estrema destra per le sue battaglie contro l’islamofobia e il suo supporto alle lotte dei giovani delle periferie contro la repressione e il razzismo – è uno dei principali sostenitori del comitato Verité pour Adama, ragazzo nero ucciso dalla polizia nel 2016. Il militante è stato anche tra i protagonisti, come leader dei ferrovieri parigini, del ciclo di lotte dei lavorator* culminato con gli scioperi contro la riforma delle pensioni del 2023. In questo contesto, egli è stato tra i promotori del Reseaux pour la grève generale (Rete per lo sciopero generale), iniziativa animata da singol* lavorator*, sindacalist*, militant* politic* e student* unit* dall’obiettivo di favorire il coordinamento dal basso dei luoghi di lavoro in lotta per costruire una strategia alternativa a quella delle direzioni sindacali, basata su date di sciopero isolate, che ha finito per portare all’impasse il movimento.

Siamo quindi davanti a un esempio lampante di come la repressione del sostegno alla Palestina miri a colpire, più in generale, chi lotta per mettere in campo una reale opposizione alle torsioni autoritarie dell’ “estremo centro” e all’ascesa dell’estrema destra ultra reazionaria e repressiva. In particolare in Europa, entrambi questi fenomeni sono funzionali a gestire la contraddizione tra un crescente calo di consensi per politiche di austerità e attacco ai salari e l’esigenza di nuove spese per il riarmo. Il sostegno ad Anasse è quindi tanto importante per contrastare la criminalizzazione delle posizioni pro-Palestina, quanto contro l’agenda ultra reazionaria – fatta di propaganda militarista, razzismo e repressione – attraverso cui i capitalisti e i loro rappresentanti cercano di imporre  una nuova offensiva ai danni delle condizioni di vita e lavoro della classe lavoratrice. Una situazione che conosciamo bene anche in Italia

In quest’ottica, riportiamo una dichiarazione internazionale di solidarietà ai compagni di Révolution Permanente colpiti dalla repressione. L’iniziativa ha già raccolto oltre 1000 firme di personalità e referenti di rilievo nel mondo della cultura, tra cui Angela Davis, Enzo Traverso, Silvia Federici, John Bellamy Foster, Ilàn Pappé, Brian Eno e tanti altr*, oltre a sindacati e organizzazioni politiche. Alla dichiarazione segue il form per partecipare alla raccolta firme.

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Il genocidio continua, così come la repressione: assoluzione per Anasse Kazib e tutti i sostenitori della Palestina!

Mentre Trump attacca gli studenti pro-palestinesi della Columbia University, 18 attivisti di Palestine Action sono imprigionati nel Regno Unito in attesa del processo. Anche in Svizzera continuano i licenziamenti di accademici per le loro prese di posizione politiche, mentre la nuova coalizione al potere in Germania intende inasprire l’offensiva già in corso nel paese. In Francia, il collettivo Palestine Vaincra è stato appena sciolto e le manifestazioni femministe sono vietate a causa della presenza di organizzazioni filo-palestinesi.

In questo contesto, lo Stato francese ha deciso di intensificare la repressione dei dissidenti politici. Il prossimo 18 giugno, due attivisti dell’organizzazione Révolution Permanente saranno processati per “apologia del terrorismo”, tra cui il suo portavoce, ferroviere, attivista sindacale ed ex candidato alle presidenziali, Anasse Kazib. Nell’aprile 2024, erano stati convocati dalla polizia antiterrorismo insieme all’eurodeputata Rima Hassan, alla presidente del gruppo LFI all’Assemblea nazionale Mathilde Panot e a diverse personalità.

Se l’uso di mezzi antiterroristici contro i sostenitori della Palestina sta diventando banale, il reato di “apologia del terrorismo” è una specificità francese. Inserito nel codice penale nel 2014 in nome della lotta contro il jihadismo, consente di condannare a pene detentive per opinioni politiche. Dal 7 ottobre 2023, questa disposizione, contestata persino dalla Corte europea dei diritti dell’uomo o da ex giudici antiterrorismo come Marc Trévidic, è stata utilizzata per reprimere studenti, attivisti, rappresentanti eletti a livello locale, leader sindacali come Jean-Paul Delescaut della CGT, o intellettuali, come François Burgat che sarà processato il 24 aprile prossimo, che hanno il torto di esprimere opinioni diverse da quelle del governo.

Questa politica penale è accompagnata da una vera e propria persecuzione mediatica, che arriva a richiedere misure così pesanti come la decadenza della nazionalità nei confronti di personalità come Rima Hassan. Perseguire il portavoce di un’organizzazione politica nazionale è tuttavia senza precedenti. Si tratta di un vero e proprio test per lo Stato: se si arriva a una condanna, nessuno sarà al riparo da persecuzioni che consentono di condannare oppositori o intellettuali critici, ma anche di associarli al “terrorismo”, schedarli come tali o renderli ineleggibili.

Di fronte a questa repressione, e al di là delle nostre divergenze politiche, è imperativo schierarsi con Anasse Kazib, i suoi compagni e tutti coloro che sostengono la Palestina repressa. La lotta contro l’oppressione del popolo palestinese è inseparabile dalla lotta contro la criminalizzazione dei suoi sostenitori e dagli strumenti che permettono di istituire un vero e proprio reato di opinione e di associare la lotta per la Palestina al terrorismo. In questo contesto, ottenere l’assoluzione di Anasse Kazib e del suo compagno è una questione vitale per il movimento di solidarietà. Il prossimo 18 giugno, facciamo del processo ai militanti di RP l’occasione per denunciare la repressione di Stato in Francia e a livello internazionale.

 

Qui il modulo per aderire alla raccolta firme

Firme:
Abby Martin, giornalista
Adèle Haenel, attrice
Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la Pace, membro di SERPAJ, Argentina
Alex Callinicos, professore emerito di Studi Europei, King’s College London
Alexis Antonioli, CGT TotalEnergies Normandia, Francia
Andreas Malm, scrittore e professore associato, Università di Lund
Ángel Cappa, allenatore di calcio
Angela Davis, professoressa, scrittrice
Annie Ernaux, scrittrice, Premio Nobel per la Letteratura
Assa Traoré, comitato La vérité pour Adama
Avi Mograbi, regista israeliano
Axel Personn, ferroviere della CGT, Trappes
Berenger Cernon, ferroviere e deputato di La France Insoumise
Bhaskar Sunkara, direttore di
Jacobin
Brian Eno, musicista
Camille Etienne, attivista ecologista
Cédric Herrou, Paysans solidaires
Cédric Liechti, CGT énergie Parigi
CGT Airbus Operations Tolosa
CGT Ferrovieri Parigi Nord
Charles Post, professore di Sociologia al Borough of Manhattan Community College – CUNY
Chris Hedges, giornalista e scrittore
Chris Smalls, fondatore del sindacato Amazon Labor Union
Christian Porta, CGT Neuhauser
Corinne Masiero, attrice
David McNally, attivista, Professore Distinto di Storia e Economia presso l’Università di Houston
Denis Robert, scrittore, giornalista, fondatore di
Blast
Elsa Marcel, avvocata
Enzo Traverso, professore presso la Cornell University
Eric Cantona, ex calciatore internazionale
Eric Coquerel, deputato di La France Insoumise
Eric Vuillard, scrittore
Étienne Balibar, filosofo
Extinction Rebellion Francia
Eyal Sivan, regista
SUD Solidaires Federazione dei Lavoratori Urbani e Interurbani
Ferat Koçak, deputato di Die Linke al Bundestag
Frédéric Lordon, filosofo
Guillaume Meurice, comico
Grant Miner, studente espulso dalla Columbia per il suo sostegno alla Palestina, presidente degli Student Workers of Columbia – UAW
Ilan Pappé, storico israeliano e direttore del Centro Europeo di Studi Palestinesi dell’Università di Exeter (Inghilterra)
Irene Montero, eurodeputata di Podemos ed ex ministra per le Pari Opportunità
Jean-Paul Delescaut, segretario della confederazione sindacale UD CGT du Nord
Jean-Paul Lecoq, deputato del PCF, Le Havre
Joey Starr, artista
John Bellamy Foster, direttore di
Monthly Review
Katie Halper, giornalista
Keeanga Yamahtta Taylor, Università di Princeton
Ken Loach, regista
Kevin Anderson, professore di Sociologia, Università della California
Kleiton Wagner Alves da Silva Nogueira, ricercatore presso il Práxis UFCG
Labor For Palestine, organizzazione per i diritti dei palestinesi
Les Soulèvements de la Terre
Manuel Bompard, deputato de La France Insoumise per Bouches-du-Rhône, coordinatore di LFI
Marcel van der Linden, storico, Istituto Internazionale di Storia Sociale, Amsterdam
Mathilde Panot, deputata per Val-de-Marne, presidente del gruppo parlamentare LFI-NUPES
Michèle Sibony, UJFP
Mohammed El-Kurd, scrittore e poeta palestinese
Mona Aljalis, scrittrice
Momodou Tal, dottorando alla Cornell costretto a lasciare gli Stati Uniti per il suo sostegno alla Palestina
Myriam Bregman, avvocata ed ex deputata nazionale argentina del PTS / FIT-U, ex candidata presidenziale
Nadav Lapid, regista israeliano
Nancy Fraser, filosofa
Nathan J. Robinson, direttore di
Current Affairs
Nicolás del Caño, deputato argentino, PTS / FIT-U
Norman Finkelstein, scrittore
Noura Erakat, professoressa, Università Rutgers
Olivier Besancenot, attivista e scrittore, ex candidato presidenziale
Olivier Mateu, segretario di UD CGT 13
Pablo Iglesias, direttore di
Canal Red, professore di Scienze Politiche, Università Complutense di Madrid
Paul B. Preciado, scrittore
Philippe Poutou, ex candidato presidenziale
Rachida Brakni, attrice
Rashid Khalidi, storico palestinese-statunitense, professore emerito Edward Said presso la Columbia University
Ricardo Antunes, professore, sociologo presso l’Università di Campinas
Richard Seymour, scrittore
Rima Hassan, eurodeputata de La France Insoumise
Robert Brenner, professore emerito di Storia, direttore del Centro di Teoria Sociale e Storia Comparata della UCLA
Roberto Leher, professore ed ex rettore dell’Università Federale di Rio de Janeiro
Robin D. G. Kelley, storico, UCLA
Rokhaya Diallo, giornalista e regista
Romina del Pla, deputata nazionale argentina, PO / FIT-U
Rony Brauman, medico, saggista, ex presidente di Medici Senza Frontiere
Sâmia Bomfim, deputata federale del PSOL (San Paolo)
Silvia Federici, professoressa, Università di Hofstra
Simone Bitton, regista israeliana
S.I.COBAS (Italia), sindacato
Solidaires 93, sindacato
Steven Donziger, avvocato
SUD Aérien
SUD Rail Parigi Nord
Swann Arlaud, attore
Tardi, fumettista
Tariq Ali, storico e scrittore
Thierry Defresne, CGT TotalEnergies
Timothée Esprit, sindacalista FNIC-CGT
Tsedek, collettivo decoloniale ebraico
UNEF
Xavier Mathieu, attore, ex portavoce di Conti CGT
Yanis Varoufakis, economista, ex ministro delle Finanze greco
Yassine Belattar, comico
Youlie Yamamoto, portavoce di ATTAC

Lista completa della firme.

Giornale militante online fondato nell'aprile 2017.
Sito informativo della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR).