Approvata all’unanimità la mozione per il boicottaggio accademico contro le complicità dell’Ateneo con Israele e l’industria bellica. È il momento di costruire la mobilitazione necessaria per l’approvazione in Senato Accademico.
A più di un anno dal lancio della campagna UniSa per la Palestina, il Consiglio degli Studenti dell’Università di Salerno ha approvato all’unanimità una mozione che condanna il genocidio in corso a Gaza e chiede la rescissione immediata degli accordi tra l’ateneo e soggetti legati all’industria militare israeliana. Una presa di posizione che pone l’Università davanti a un bivio: continuare a collaborare con la guerra o schierarsi dalla parte dei diritti umani. Adesso la parola passa al Senato Accademico. Ma anche a noi.
La campagna di boicottaggio accademica in UniSa prende forma durante la global student intifada, il periodo di occupazioni e mobilitazioni promosse dagli student* universitar* statunitensi durante la primavera del 2024 ed estesosi in Europa, grazie al carattere fortemente internazionalista ed anti-imperialista che ben presto ha assunto il movimento di solidarietà per la Palestina.
Il carattere internazionale dei metodi organizzativi e di lotta (le assemblee così come le rivendicazioni e le parole d’ordine) della global student intifada hanno promosso l’estensione e la generalizzazione della campagna di boicottaggio accademica contro le industrie e le istituzioni implicate nel genocidio del popolo palestinese, spingendo la campagna di boicottaggio verso una vera e propria campagna politica contro l’Università neoliberale e l’economia di guerra promossa dalle potenze imperialiste.
I governi imperialisti hanno mostrato tutta la propria spietatezza, trasformando le università in veri e propri laboratori di repressione contro questo processo di politicizzazione delle università e di unità d’azione e di lotta tra student*, ricercator*, precar*, dottorand* e docenti.
Ne sono prova gli arresti di massa durante l’occupazione del campus della Columbia University a New York, con oltre 2900 manifestanti arrestati, inclus* docenti e professor*, il sistematico intervento armato contro le occupazioni studentesche e la progressiva militarizzazione delle università statunitensi ed europee.
L’arresto di Mahmoud Khalil, ricercatore della Columbia University negli U.S.A., tra le avanguardie della global student intifada (a rischio deportazione) così come il processo per “apologia del terrorismo” a carico di Anasse Kazib, ferroviere-sindacalista e portavoce di Revolution Permanent, per un tweet “contro l’escalation militare genocidiaria del governo Netanyahu e la complicità delle potenze occidentali”, mostrano che questo fenomeno è stato capace di minare le fondamenta dell’imperialismo europeo e statunitense.
In Italia le occupazioni iniziate il 5 maggio all’Università di Bologna si sono espanse a macchia d’olio in tutta Italia raggiungendo il numero delle 15 università occupate.
Questo processo non solo ha rivitalizzato il movimento universitario ma lo ha dotato di strumenti organizzativi e di lotta che hanno consentito ben presto la nascita di nuovi laboratori politici all’interno delle città universitarie.Negli ultimi mesi infatti abbiamo visto nascere in molte Università le assemblee precarie, formate da student*, ricercator* e lavorator* precar* per contrastare i tagli e la riforma Bernini.
La capacità di costruire in pochi mesi un coordinamento e un piano rivendicativo comune tra le varie assemblee è frutto non solo dell’urgenza imposta dall’ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei precar* ma anche dell’eredità politica (organizzativa e rivendicativa) maturata durante la global student intifada.
Anche l’Università di Salerno è stata attraversata da questa ondata, gli attivist* e i solidali coinvolti nella campagna di boicottaggio sono riusciti a legare le mobilitazioni locali col movimento di solidarietà internazionale partecipando organicamente al processo innescato dalla global student intifada e tessendo preziose relazioni politiche.
Bisogna sottolineare che la campagna di boicottaggio accademica all’ Università degli Studi di Salerno nasce dal lavoro di indagine di alcun* compagn* riunitisi nel Comitato Unisa_Palestina che hanno dimostrato la diretta complicità dell’Università degli studi di Salerno nel genocidio, spingendo l’associazione studentesca Link ad inserire la campagna all’interno per proprio programma per le elezioni universitarie del 2024.
Il lungo processo di privatizzazione dell’Accademia che ha progressivamente costretto le Università a sottomettersi agli interessi delle aziende belliche in quanto privati più redditizi è giunto ormai nella sua “fase suprema” in cui gli interessi dell’imperialismo italiano sono saldamenti integrati nell’Accademia.
L’Università degli Studi di Salerno ce lo dimostra:
Progetti di ricerca finanziati dalla NATO inerenti alla “air dominance” e tecnologie “dual-use”, convenzioni quadro curriculari con aziende del settore bellico, strutture di intermediazione ed il “Programma di tirocini MAECI-MUR-Università Italiane”, che offre tirocini curriculari all’ambasciata italiana di Tel Aviv, accordi di cooperazione internazionale con Israele oltre a numerosi rapporti collaterali con aziende e soggetti implicati nel progetto genocida israeliano.
Non meno rilevanti sono le cariche “esterne” direttamente collegate al settore bellico ricoperte da figure istituzionali interne all’Università: il Rettore di UniSa fa parte del Comitato tecnico scientifico della fondazione Med-Or della Leonardo S.P.A (tra i principali esportatori di armi nel mondo) e nel Consiglio d’Amministrazione di UNISA siede la Vice Segretaria Generale della Difesa.
La mozione presentata dall’associazione studentesca Link durante la seduta del Consiglio degli Studenti del 30 Aprile ha ottenuto l’approvazione unanime da parte di tutti i rappresentanti degli student*. https://www.instagram.com/p/DJKKJ28KXEj/?img_index=1
La mozione richiede “che l’Università degli Studi di Salerno si impegni a rescindere gli accordi e i partenariati attivi con aziende belliche e con istituzioni collegate allo Stato di Israele, assumendosi l’onere di eventuali responsabilità derivanti dalla rescissione dei vincoli contrattuali” e in particolare la cessazione di 5 accordi.
Richiedono inoltre che l’Università degli Studi di Salerno si impegni ad orientare la propria attività di ricerca, innovazione e cooperazione internazionale verso progetti che promuovano pace, i diritti umani, la sostenibilità e la solidarietà tra i popoli” e che l’Università “si impegni in futuro a non stipulare accordi o intrattenere rapporti con aziende belliche”.
Nonostante presenti alcuni limiti questa mozione dimostra che gli student* dell’Università rifiutano ogni complicità con il genocidio perpetrato dallo stato sionista israeliano e l’economia di guerra promossa dall’imperialismo italiano. Ora tocca al Senato Accademico approvare la mozione. Ora tocca a noi mobilitarci e chiamare alla più ampia partecipazione per fare pressione affinché il Senato Accademico lo faccia!
Salutiamo quindi con favore questa presa di posizione da parte della rappresentanza studentesca unisa anche se avviene con ingiustificabile ritardo. Dopo 567 giorni dall’inizio dell’escalation genocidaria dello stato israeliano contro la popolazione palestinese che ha provocato la morte di oltre 80.000 palestines* di cui oltre 18.000 bambin*.
The Lancet, uno dei più importanti giornali scientifici del mondo, ha pubblicato lo scorso gennaio uno studio secondo cui i morti a Gaza sono il 40% di più di quelli dichiarati nelle stime ufficiali.
Questo risultato è frutto dell’impegno costante di tutt* i solidali e gli attivist* che in quest’ultimo anno hanno sacrificato esami universitari, ferie da lavoro e la cura dei propri cari per portare la lotta del popolo palestinese dentro le mura del Campus di Salerno e per promuovere l’unità politica tra student* e lavorator* contro la gestione padronale e bellicista dell’ università neoliberale.
Ricordiamo alcune delle iniziative più significative svolte nell’ultimo anno all’interno del campus unisa.
Affinché tutte queste iniziative non restino un mero atto di testimonianza ma lo strumento attraverso il quale rivoluzionare i rapporti di forza all’interno dell’Università proponiamo alcune riflessioni che riteniamo utili per rafforzare l’efficacia politica della mozione, a partire da due limiti che la caratterizzano: uno di tipo metodologico ed uno di tipo rivendicativo.
La mozione, pur rappresentando un passo importante, avrebbe potuto trarre ancora maggiore forza da un percorso partecipato e condiviso nella sua stesura. Coinvolgere fin dall’inizio solidali e attivist* coinvolti nella campagna di boicottaggio accademico avrebbe favorito un consenso più ampio e una mobilitazione collettiva più incisiva, indispensabile per l’approvszione in Senato Accademico.
Guardando avanti, ci auguriamo di poter creare spazi e momenti di confronto che rendano questo tipo di partecipazione più strutturata, anche in un periodo complesso come quello attuale, a ridosso della chiusura dell’anno accademico. In ogni caso, invitiamo tutt* a portare avanti la campagna di boicottaggio, con determinazione, indipendentemente dall’ esito istituzionale di questa mozione.
Sul piano rivendicativo la mozione manca una questione cruciale all’interno della campagna di boicottaggio: quella del “dual-use”. Si tratta di progetti con potenziale applicazione militare, spesso presentati come civili per accedere a finanziamenti pubblici e risorse accademiche.
Inserire esplicitamente questo tema nel testo rafforzerebbe la coerenza politica della mozione con gli obiettivi della campagna, ponendo con più chiarezza il nodo del rapporto tra ricerca pubblica ed economia di guerra.
La campagna di boicottaggio accademico tout court contro Israele e le aziende belliche e l’unità politica tra studenti e lavoratori rappresentano per noi due elementi strategici per poter ripensare ad un’università diversa da quella attuale.
La campagna di boicottaggio non è solo contro Israele, ma contro un intero modello universitario basato su profitto, precarietà, privatizzazione e militarizzazione.
È per questo che abbiamo aderito allo sciopero del 12 maggio indetto dalle assemblee precarie contro la riforma Bernini e i tagli all’istruzione!

12 Maggio – UniSa – Presidio promosso da Salerno_Palestina
Sosteniamo la nascita dell’assemblea dei precar* anche a Salerno, perché solo attraverso l’unità tra studenti, docenti e lavoratori è possibile cambiare davvero le cose.
Solidarizziamo con lotta dei precar* e sosteniamo la formazione dell’assemblea dei precari anche nell’ Università degli Studi di Salerno!
Prepariamo l’unità necessaria per rivendicare l’approvazione della mozione in Senato Accademico!
Ad oggi non sappiamo in quale seduta del Senato Accademico verrà trattata la mozione.
Da anni gli student* denunciano la totale mancanza di trasparenza volta all’esclusione della componente critica all’interno dell’Università e al mantenimento dei rapporti clientelari che sorreggono il potere esecutivo del Rettore, del Consiglio di Amministrazione e della Fondazione Unisa.
Di fronte all’avanzata repressiva dello Stato e alla complicità delle istituzioni nel genocidio è evidente che non bastano mozioni o appelli claudicanti.
I rappresentanti e le associazioni degli student* non possono limitarsi ad assolvere un mero ruolo burocratico di rappresentanza (presentare, approvare o rifiutare le mozioni nei vari consigli) riducendosi a tamponare le inaccettabili mancanze che presenta l’Università.
I ruoli di rappresentanza ottenuti con la promessa di migliorare le condizioni di studio degli studenti devono essere strumento per estendere e generalizzare la lotta, e non un trampolino di lancio nei partiti della borghesia di destra e di sinistra, come spesso accade.
Bisogna invertite il processo di burocratizzazione delle lotte e dei movimenti che faticosamente provano ad emergere all’ interno dell’Università di Salerno.
Estendiamo la lotta ai lavoratori precar* all’interno dell’Università, dai docenti precar* e ai lavoratori impiegati tramite appalti e subappalti con contratti da fame. Lottiamo unit* per migliorare le nostre condizioni di lavoro, di vita e di studio.
Per costruire un ponte concreto con i lavorator*, è necessario rivendicare il diritto all’abitare e alla mobilità, assunzioni dirette e CCNL per tutti i lavorator* impiegati all’interno dell’Università. Temi che colpiscono tanto la popolazione studentesca quanto i lavoratori e le lavoratrici precarie, reclamando un tetto agli affitti, un abbonamento ai mezzi pubblici gratuito o calmierato, contratti regolari e diritti sindacali per tutt*.
Lavoratore precario e studente di filosofia all'Università di Salerno (Fisciano), è tra i fondatori de La Voce delle Lotte e della Frazione Internazionalista Rivoluzionaria. Attivista sindacale indipendente.