Gli Stati Uniti hanno bombardato tre impianti nucleari iraniani, unendosi così all’offensiva iniziata una settimana fa dallo Stato di Israele. Si tratta di un salto in avanti nell’ingerenza imperialista nella regione.


Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato nella notte di sabato di aver bombardato gli impianti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Isfahan utilizzando sei bombardieri StealthB-2 (“invisibili”) e 30 missili Tomahawk. I bombardieri, partiti dal centro degli USA nel Missouri, hanno volato per 37 ore.

In mattinata, l’Iran ha replicato con un intenso lancio di missili su Tel Aviv e su altre aree del paese, iniziando a mettere seriamente in crisi il sistema di difesa antiaerea Iron Dome. Sono già stati confermati ulteriori bombardamenti israeliani sull’Iran, in particolare nell’ovest del paese.

I siti nucleari chiave iraniani sono stati completamente e totalmente distrutti […](con) massicci attacchi di precisione […] uno spettacolare successo militare.

In questo modo Trump ha contraddetto quanto affermato questa settimana, quando aveva dichiarato che ci sarebbe stata una finestra di opportunità di due settimane per avanzare nei negoziati con lo Stato iraniano.

Pochi istanti dopo ha parlato brevemente ai media e ha ricattato l’Iran, definendolo “il bullo del Medio Oriente”, affermando che “o ci sarà la pace o ci sarà una tragedia per l’Iran” e che “se non ci sarà la pace, passeremo ad altri obiettivi”. In altre parole, un avvertimento all’Iran che se risponderà a questo bombardamento, gli Stati Uniti continueranno l’attacco contro il Paese persiano.

Inoltre, nella sua apparizione pubblica ha ringraziato il genocida Netanyahu commentando che “lavorano come una squadra”.

Adesso è iniziata la guerra“, è il post pubblicato sull’account X associato ai Guardiani della Rivoluzione iraniana, la milizia politica del regime degli ayatollah. Minacce a cui si sono aggiunte quelle del governo yemenita degli Houthi, alleati di Teheran.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso preoccupazione:

[I bombardamenti] sono una pericolosa escalation in una regione già sull’orlo del baratro. In quest’ora critica, è fondamentale evitare una spirale di caos: non esiste una soluzione militare. L’unica via percorribile è la diplomazia. L’unica speranza è la pace.

Guterres rimarca di fatto ome l’ONU si stia riconfermando come inutile e inconsistente come organo anche solo di limitazione delle escalation militari, specie se si tratta di quelle delle potenze imperialiste occidentali e del loro alleato genocida israeliano. La “via della diplomazia” si conferma essere un sottile velo di ipocrisia che viene comunque stracciato di continuo dal continuo rilancio del militarismo.

Si tratta di una brutale escalation bellicista in Medio Oriente iniziata dal governo israeliano di Benjamin Netanyahu e ora potenziata dall’ingresso diretto degli Stati Uniti nel conflitto. Ciò non fa altro che confermare che l’escalation israeliana può continuare solo perché ampiamente appoggiata dalle potenze imperialiste occidentali, e che la sinistra, la classe operaia e i movimenti sociali nella nostra area del mondo devono lottare attivamente e bloccare la macchina del riarmo che alimenta il genocidio a Gaza e lo scenario di guerra in Medio Oriente.

 

Giacomo Turci

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte e admin del Marxist Internet Archive - sezione italiana, risiede a Roma, insegna ed è RSU con la FLC-CGIL all'IIS Via di Saponara 150 (Verne-Magellano).