Gli USA rivendicano la loro “ottima” operazione di bombardamento di 3 siti nucleari in Iran. È fondamentale rigettare quest’ennesimo attacco imperialista in Medio Oriente: giù le mani dall’Iran!
Domenica 22 giugno (alle 8:00, ora di Washington) il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Pete Hegseth ha tenuto una conferenza stampa in cui ha ribadito quanto già affermato da Trump: “sarebbe una pessima idea che l’Iran o i suoi alleati tentassero di attaccare le forze statunitensi”. Ma ha anche sottolineato che l’attacco “non era finalizzato a un cambio di regime”. Una discussione che, da quando Israele ha iniziato l’attacco all’Iran, il 13 giugno, è in corso tra gli analisti internazionali, ecc. sulle intenzioni dello stesso Stato colonialista israeliano. Per il momento, l’imperialismo statunitense non sembra intenzionato a sostituire il regime degli ayatollah con uno più servile agli interessi degli Stati Uniti (il che provocherebbe una guerra civile), ma piuttosto a lasciarlo in una posizione di estrema debolezza per imporre condizioni nei negoziati.
Infatti, anche il vicepresidente J.D. Vance ha affermato questa mattina che “gli Stati Uniti non sono in guerra con l’Iran, ma con il suo programma nucleare”. Le dichiarazioni di Vance sono anche espressione di quella divisione interna ai repubblicani, perché non era d’accordo con questo attacco, non per ragioni umanitarie, ovviamente, ma soprattutto per le conseguenze imprevedibili che ciò potrebbe avere per l’imperialismo statunitense.
“Sarebbe una pessima idea per l’Iran o i suoi alleati tentare di attaccare le forze americane”, afferma Hegseth; ha aggiunto, nella sua valutazione iniziale, che le bombe statunitensi “hanno avuto l’effetto desiderato” sulle strutture nucleari.
D’altra parte, dopo gli attacchi, il parlamento iraniano ha raccomandato la chiusura dello Stretto di Ormuz, decisione che spetta in ultima istanza al leader supremo del regime, l’Ayatollah Alí Khamenei. Ricordiamo che attraverso questo stretto passa il 20% del consumo mondiale giornaliero di petrolio, ovviamente fondamentale per il commercio internazionale, soprattutto per l’Europa e gli Stati Uniti.
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araqchi, incontrerà oggi Putin, cercando di appoggiarsi a un alleato. Il presidente russo vuole mediare e apparire come una potenza in grado di negoziare in Medio Oriente (approfittando del suo vantaggio militare nella guerra con l’Ucraina, anche se non senza molte difficoltà).
Riguardo alla discussione sui progressi compiuti dall’Iran nella costruzione di armi nucleari, di cui lo accusa Israele (che possiede armi nucleari) e che Trump ha utilizzato per attaccare le sue tre basi di arricchimento dell’uranio, in un’intervista alla CNN (canale di informazione con un chiaro orientamento pro-partito democratrico) il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) -Rafael Grossi- di fronte all’insistenza del giornalista che gli chiedeva di dire che l’Iran ha già ottenuto energia nucleare per uso militare (e quindi l’attacco sarebbe giustificato), ha chiarito che l’agenzia che presiede non ha ad oggi alcuna prova che ciò stia accadendo, nonostante la percentuale di arricchimento dell’uranio sia al 60%.
È necessario condannare con forza l’attacco dello Stato di Israele e dell’imperialismo contro l’Iran. In continuità con il genocidio a Gaza, Netanyahu, con il sostegno degli Stati Uniti (che hanno fatto un passo in più e hanno bombardato il suolo iraniano con i propri aerei B-2) e delle potenze imperialiste occidentali, ha lanciato un’offensiva militare contro l’Iran con l’obiettivo di ridisegnare lo scenario regionale secondo i propri interessi colonialisti.
Senza dare alcun sostegno politico al regime teocratico iraniano, sosteniamo il diritto di quel paese a difendersi dagli attacchi e dai crimini del colonialismo sionista e degli Stati Uniti, auspicando la sconfitta militare di Israele e dell’imperialismo. Condanniamo anche il sostegno dei governanti, in particolare l’argentino ultrasionista Milei che ha incontrato recentemente Netanyuahu, allo Stato di Israele, allineato con Trump e gli interessi imperialisti.
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