Alla fine di marzo RIO (Revolutionäre Internationalistische Organisation, formazione sorella della FIR) ha pubblicato una lettera aperta in risposta alla riforma costituzionale del debito; una riforma voluta da SPD e CDU per rimuovere i limiti fiscali della spesa militare, e passata anche grazie alla Linke. Anche se i fatti risalgono a qualche mese fa il testo rimane rilevante per due ragioni: la prima è il governismo della Linke, che nella propaganda è un partito socialista e radicale mentre nella sostanza fa da portatore d’acqua per la SPD neoliberale; la seconda è la conseguente necessità di un’alternativa autenticamente anticapitalista e comunista, che organizzi contro la guerra e connetta le basi sindacali, i movimenti sociali e quella parte della stessa Linke che rifiuta il riarmo e il militarismo.
Questo contributo può aiutare a chiarire le idee nel dibattito sulle sinistre europee, cui contribuisce anche una recente traduzione da Révolution Permanente su Mélenchon e il riarmo francese. Riformismi vecchi (il Labour e la vittoria elettorale nel 2024) e nuovi (Unidas Podemos e la partecipazione ai governi PSOE) suscitano spesso l’interesse della sinistra italiana, in crisi da più di un decennio, ma non possono rappresentare modelli per il rilancio di un progetto anticapitalista e socialista.
Al Bundesrat i rappresentanti della Linke per i Land di Brema e del Mecklenburg-Vorpommern hanno approvato un riarmo senza limiti. Entro il convegno di maggio la componente antimilitarista del partito deve decidere quali conseguenze trarre da questo voto. Un contributo alla discussione.
Il 21 marzo i governi partecipati dalla Linke dei Land di Brema e del Mecklenburg-Vorpommern hanno votato al Bundesrat per la modifica costituzionale del prossimo governo federale CDU-SPD, sostenendo così apertamente la politica di riarmo di Friedrich Merz. Le critiche sono arrivate dalle stesse fila del partito; persino Özlem Alev Demirel (membro del comitato esecutivo del gruppo di partito al parlamento europeo) ha scritto su X: “Che al Bundesrat i governi partecipati dalla Linke non abbiano negato la loro approvazione al pacchetto di debito e riarmo di Merz è un tradimento storico!” La lega giovanile berlinese ha criticato il fatto che la votazione legittima il riarmo e contraddice le posizioni pacifiste fondamentali presenti nel programma di partito: evidentemente nemmeno il programma per le elezioni del Bundestag, in cui ancora si rivendicava “nessun riarmo ma disarmo in Germania ed Europa”, valeva la carta su cui era scritto.
Addio al partito della pace
Claudia Bernhard, senatrice della Linke per Brema, ha spiegato che i crediti possono dare alla città-stato “una flessibilità finanziaria urgente e necessaria, sebbene limitata”: in altre parole, basta sborsare a sufficienza e i vertici della Linke non avranno alcun problema con il riarmo.
È necessario tenere presente quale significato abbiano le intenzioni di Merz e il voto della Linke. Ci troviamo in un mondo di guerre sempre più numerose: Israele ha ripreso la guerra contro Gaza e i propri vicini; la guerra in Ucraina non ha fine. I governi europei vogliono rispondere a Trump e Putin con una gara al riarmo, aumentando il rischio di una futura escalation. Come giustificazione i partiti di governo fomentano la paura irrazionale della “minaccia russa”, come se un attacco a Berlino si prospettasse imminente, una prospettiva del tutto irrealistica. Lo fanno per creare un clima di paura e “unità nazionale”, e per legittimare delle spese di riarmo epocali, ma oggi in questo paese la maggiore minaccia per la classe lavoratrice, la gioventù, le donne e lə migranti sono i piani militari del governo, per i quali presto o tardi dovremo pagare. Il nemico numero uno non sta a Mosca, ma nel nostro paese, come già sapeva Karl Liebknecht, perché, quando lə politicə dicono che il riarmo è necessario per difendere “la libertà e la sicurezza”, non intendono la libertà e la sicurezza di lavoratorə e giovani, bensì quelle delle banche e delle grandi aziende di continuare a sfruttare forza lavoro e risorse naturali in tutto il mondo. Nella lotta per sfere d’influenza e opportunità d’investimento la Germania vuole condurre sanguinosi interventi militari e guerre per procura. Mentre le quotazioni dell’industria delle armi vanno alle stelle, lə lavoratorə ne sopportano i costi: nella contrattazione collettiva per il pubblico impiego lo stato motiva un’offerta miserabile con il fatto che, tra l’altro, i salari non possono essere alzati perché quel denaro è necessario per il riarmo. Merz prepara degli attacchi allo stato sociale, alla giornata lavorativa di otto ore e alle pensioni, e si indurisce la repressione contro la sinistra e chi si oppone alla guerra, come già mostra l’allentamento del tetto del debito anche per i servizi segreti. Contemporaneamente lə politicə discutono la reintroduzione della leva obbligatoria.
Proprio in una situazione del genere la Linke, lì dove ha corresponsabilità di governo, rinuncia a qualsiasi atteggiamento di opposizione al riarmo e addirittura lo sostiene nella speranza di potersi così appropriare di denari per progetti infrastrutturali. Tuttavia qui non si tratta semplicemente del comportamento mal consigliato di alcuni ministri, ma il voto al Bundesrat rappresenta il triste culmine di una politica che già in precedenza non si era collocata in maniera coerente contro il militarismo. Gregor Gysi, la star della Linke, è un esempio paradigmatico di questo allineamento in politica estera. Su Twitter ha rivendicato un fronte “dalla CSU fino alla Linke, ma anche con sindacati, chiese, associazioni di imprenditori, artisti e studiosi”, per “accordarsi sulla difesa comune dei principi di democrazia, libertà e stato di diritto”. Nel suo discorso di apertura del nuovo Bundestag il decano del partito ha sollecitato a non caratterizzare Merz & Co. come guerrafondai, ha promosso una struttura di sicurezza europea e ha detto che l’esercito federale “ovviamente” dovrebbe essere “in grado di difenderci”. Noi, all’opposto, stiamo con Clara Zetkin, decana della SPD nel Bundestag, che mise in guardia contro i pericoli della guerra imperialista. Nel caso di Gysi e dei vertici del partito si tratta della fantasia che una “Europa dei valori e della democrazia” debba essere difesa da stati autoritari come Russia e Cina (e di recente anche gli USA); ma l’Europa non è un faro della democrazia, bensì l’Europa delle banche e delle grandi aziende, dellə speculatorə immobiliari e dell’industria delle armi, dei confini e della repressione contro lə migranti. Questa è anche la base dell’atteggiamento della direzione del partito verso Israele, che Heidi Reichinnek definisce una “democrazia amica” in Medio Oriente. La direzione, mentre a parole invoca tiepidamente un cessate il fuoco, si è fondamentalmente accodata alla ragion di stato tedesca nel sostegno incondizionato al genocidio a Gaza, e ha dato il proprio contributo alla criminalizzazione del movimento di solidarietà con la Palestina all’interno del partito stesso: pochi mesi fa l’attivista Ramsi Kilani è stato espulso, e non è stato riammesso neanche sotto lə “innovatorə” Ines Schwerdtner e Jan van Aken. “Pluralismo” di partito significa l’espulsione di Kilani mentre lə guerrafondaiə possono rimanere.
Questo nuovo vertice del partito ha accolto con parole concilianti anche il voto vergognoso delle coalizioni di Brema e del Mecklenburg-Vorpommern al Bundesrat, e cercato di nascondere il più possibile lo scandalo sotto il tappeto. I dibattiti interni al partito non si portano avanti sui social, dice Schwerdtner, ma la posizione sul riarmo non è un problema “interno al partito”. Invece di investire tutte le proprie forze nella costruzione di un movimento contro il riarmo e contro la guerra, il neoeletto contingente parlamentare della Linke e la SPD si vendono come parti dialoganti e democratiche per raggiungere una maggioranza sulla modifica della costituzione affinché tale modifica non necessiti dell’AfD; già prima del voto lə candidatə di punta van Aken e Reichinnek accarezzavano l’idea di una coalizione di governo: il voto al Bundesrat è solo la punta dell’iceberg di una politica che subordina definitivamente il partito al militarismo tedesco. Le posizioni pacifiste risultano parole vuote se alla fine si sostiene il riarmo. Si tratta di un tradimento di proporzioni storiche.
Per l’espulsione dellə guerrafondaiə dalla Linke!
Negli ultimi decenni una grande parte delle forze di sinistra, dentro e fuori dalla Linke, ha avuto questo partito come riferimento. Se non si dà una risposta efficace da sinistra a questo tradimento c’è il pericolo che chi si oppone alla guerra fronteggi un futuro governo Merz in larga misura senza né riferimenti né difese. La delusione verrebbe incanalata solo dalle destre, che potrebbero affermare con maggiore credibilità della Linke di rappresentare una opposizione al governo, solo per rivendicare una politica di guerra e di tagli ancora più aggressiva. Dopo questo tradimento storico le forze di opposizione interne alla Linke hanno preteso il ritiro dellə ministrə responsabili dai governi di coalizione di Brema e del Mecklenburg-Vorpommern, nonché la loro fuoriuscita dal partito. Riteniamo giusta questa richiesta e incoraggiamo tutte le forze interne al partito che vogliono lottare per un chiaro corso antimilitarista a farla propria.
Alla sinistra intera, dentro e fuori dalla Linke, si prospetta una decisione su un riarmo storico: rompere con la politica di riarmo e guerra, finirla con il sostegno allo stato genocida di Israele e schierarsi con gli interessi della classe lavoratrice e delle masse; oppure sottomettersi alla logica della “governabilità” al servizio degli interessi dell’imperialismo tedesco.
Costruire un fronte solido contro guerra, riarmo e tagli
La nuova situazione mondiale richiede al capitale tedesco non solo la militarizzazione verso l’esterno, ma anche sempre maggiori assalti verso l’interno, contro le conquiste sociali e i diritti democratici, per finanziare il riarmo e schiacciare l’opposizione. Dunque la lotta contro i tagli miliardari, per l’abitare, contro i licenziamenti e per salari migliori non può essere condotta senza combattere anche contro la politica di riarmo. Anche alle centinaia di migliaia di nuovə elettorə e alle decine di migliaia di nuovə iscrittə della Linke che vogliono opporsi al riarmo della destra e dell’estrema destra, diciamo: questa virata a destra non si può combattere se si tace su guerra e riarmo, come propongono i vecchi e i nuovi vertici del partito. Per costruire un’opposizione combattiva la sinistra deve proporre un programma coerentemente antimilitarista e antimperialista: né soldatə né denaro all’esercito, alla NATO o a un’eventuale armata europea! Per investimenti di centinaia di miliardi di euro in istruzione, sanità e servizi sociali, finanziati tramite la requisizione, sotto la supervisione di commissioni sindacali, di tutte le risorse militari e l’espropriazione senza compenso delle grandi imprese che lucrano sulla guerra. Per l’annullamento di tutti i debiti dei paesi dipendenti, contro l’UE, il FMI e la Banca Mondiale!
Proponiamo di costruire insieme una campagna che contrasti il riarmo e i tagli alla spesa sociale attuali, la crescente repressione e il razzismo del governo Merz. A maggior ragione ora sono necessarie delle assemblee nelle aziende e nelle università per discutere della politica di guerra e preparare la resistenza. A Berlino si è ad esempio già formato un coordinamento di oltre 30 organizzazioni che lancia manifestazioni contro la politica di guerra e di tagli. A questa Assemblea contro guerra e riarmo partecipano anche parti della sezione di quartiere di Neukölln, della giovanile berlinese e altre componenti della Linke. Sin da ora invitiamo all’assemblea del 16 aprile chiunque voglia attivarsi contro questo arrivismo bellicista.
Tale assemblea può essere una piazza dove studenti e salariatə si auto-organizzano e discutono di quali iniziative prendere contro l’introduzione di politiche di guerra sui loro luoghi di studio e lavoro. C’è bisogno di un allargamento dello sciopero del pubblico impiego e dei trasporti berlinesi, nonché di una strategia per fermare con degli scioperi la produzione e la consegna di armi. La Linke stessa ha molti membri e cariche nei sindacati. Questi ultimi, appoggiandosi ad assemblee di centinaia di salariatə, possono organizzare le iniziative contro la guerra del movimento dellə lavoratorə.
Invito a un dibattito aperto: rinnovamento della Linke o rottura rivoluzionaria?
La Linke, dopo aver fino partecipato a licenziamenti, sfratti, privatizzazioni e violenze poliziesche in una dozzina di governi di coalizione nei Land, adesso sostiene il riarmo. È questo il volto del “rinnovamento” preannunciato dal partito alle elezioni del Bundestag?
Pensiamo che sia necessario tutt’altro “rinnovamento”, un rinnovamento che implichi una rottura chiara con la subordinazione agli interessi dell’imperialismo tedesco. Un simile effetto lo sortirebbe prima di tutto spiegare a più membri possibile perché la Linke abbia fatto questa virata a destra, e che aspetto debba avere un partito socialista. Presentiamo perciò la proposta di una discussione aperta, per un corso antimilitarista chiaro e una opposizione dura allə guerrafondaiə ai vertici del partito e il loro allineamento al regime tedesco. Vogliamo incontrare tutti lə iscrittə apertə al dibattito per preparare insieme un intervento dissidente contro la dirigenza al congresso di Chemnitz il 9 e 10 maggio: la discussione sull’orientamento del partito dovrebbe essere condotta pubblicamente. L’esito peggiore si avrebbe se la dirigenza riuscisse a stendere un velo pietoso sul disastro dei voti di Brema e del Mecklenburg-Vorpommern.
Solo attraverso un confronto aperto il maggior numero possibile di iscrittə potrà rispondere a questa domanda: il rinnovamento del partito è possibile, oppure – come supponiamo – serve una rottura rivoluzionaria?
Questa chiamata si rivolge in egual misura a iscrittə criticə, elettorə e a tutte le organizzazioni della sinistra radicale che lavorano all’interno e all’esterno della Linke. Perché non si tratta solo di discutere di un partito, bensì di come nel complesso le forze di sinistra tedesche e internazionali possano organizzarsi indipendentemente dallo stato capitalista. In questo senso alle elezioni del Bundestag abbiamo avanzato come RIO delle candidature insieme a RSO (Revolutionär Sozialistische Organisation): le nostre candidate Inés Heider, Leonie Lieb (entrambe RIO) e Franziska Thomas (RSO) hanno sostenuto un programma coerentemente antimilitarista, anticapitalista e socialista, mentre votare per la Linke non ha voluto dire votare contro il riarmo, come si è visto al Bundesrat. Discutiamo apertamente e onestamente, dunque, per fare dei passi avanti nella costruzione di un partito socialista che proclami la lotta alla guerra e al capitalismo non solo a parole, ma che possa anche condurla realmente.
Klasse Gegen Klasse
Articoli a cura della redazione di Klasse Gegen Klasse, giornale militante tedesco affiliato alla rete internazionale La Izquierda Diario, di cui la La Voce delle Lotte è parte.