Negli ultimi mesi il settore della logistica ha conosciuto un innalzamento del livello di conflitto da entrambe le parti: lavoratori e padronato. Le giornate più importanti sono senza dubbio state lo sciopero generale del Si Cobas del 21 ottobre 2016, l’arresto di Aldo Milani, coordinatore nazionale del sindacato, e la successiva manifestazione di protesta in suo sostegno a Modena, il 4 febbraio 2017.

Lo sciopero generale di ottobre e la firma del CCNL

Lo sciopero di ottobre, anticipato da assemblee di centinaia di delegati e lavoratori in tutta Italia, si legò come tempistiche alla firma di uno storico accordo nazionale con alcune delle ditte di trasporti più grandi e importanti (tra le quali TNT, GLS e Bartolini), accordo destinato, con tutta evidenza, a sancire l’inizio di una vera e propria guerra portata avanti soprattutto contro il Si Cobas, come vedremo più avanti. Lo sciopero registrò un buon successo di adesioni: a Torino, Roma, Milano, Piacenza, Modena, Brescia, Napoli, Pisa, Bologna e altre città, importanti centri di smistamento e magazzini vennero bloccati con una buona presenza di operai a picchetti e cortei (l’interporto di Bologna, la GLS di Fiumicino a Roma, la DHL a Milano, solo per fare alcuni esempi, registrarono centinaia di presenze). Il CCNL firmato prevedeva miglioramenti praticamente su ogni aspetto contrattuale, da una clausola sociale che impedisse ai magazzini di licenziare i lavoratori di una cooperativa quando questa fosse cambiata (mantenendo inoltre l’anzianità di magazzino maturata fino a quel momento), miglioramenti della gestione dei livelli, dei buoni pasto, malattia, infortuni e diritti sindacali. La maggior parte di questi miglioramenti furono ottenuti nelle lotte dei singoli magazzini e, dato di grande importanza fu il primo tentativo di omologare tutti i magazzini delle suddette aziende di trasporti attraverso un testo generale e, appunto, nazionale.

La data che segna una vera e propria svolta e fa intendere le fosche intenzioni del padronato riguardo il Si Cobas è però il 26 gennaio di quest’anno. Il coordinatore nazionale Aldo Milani si reca ad un tavolo sindacale con l’azienda Levoni accompagnato da un consulente esterno della stessa azienda, questo consulente, filmato da telecamere, riceve da uno dei Levoni una busta con diecimila euro e il coordinatore nazionale del Si Cobas viene arrestato con l’accusa di prendere tangenti per calmierare le lotte dei lavoratori. Il tranello pare evidente da subito, ma non per la stampa borghese che, immediatamente dopo l’arresto, comincia a bombardare di articoli spazzatura l’organizzazione sindacale (tutte le maggiori testate, da Repubblica al Corriere si accorgono che esiste il Si Cobas proprio ora che hanno la possibilità di attaccarlo, guarda caso). Scoppia la rabbia degli operai che danno vita in tutta Italia a due giorni di scioperi ai magazzini e presidi davanti al carcere di Modena, Aldo Milani verrà rilasciato ma le accuse non verranno ritirate. Si arriva così alla manifestazione nazionale del 4 febbraio proprio a Modena dove duemila facchini e solidali sfilano nella città sfidando il divieto della questura spiccato il giorno stesso per scoraggiare i lavoratori. La manifestazione è un successo, nonostante l’imponente (per una piccola città come Modena) spiegamento di forze dell’ordine, i facchini e i delegati provenienti da tutto il paese bloccano la stazione di Modena, vengono sgomberati con la forza dalla polizia, ma si ricompattano e bloccano anche il centro per tutta la giornata.

Arriviamo così a domenica 9 aprile giorno in cui si è svolta un’assemblea nazionale dei lavoratori e di delegati del Si Cobas e Adl Cobas, in vista di un nuovo sciopero generale, con il compito di organizzare la piattaforma rivendicativa dello stesso. Date le premesse dei mesi scorsi, sia a livello nazionale che di lotte particolari, che hanno confermato il settore come uno dei più caldi all’interno del conflitto tra capitale e lavoro, tutte le forze classiste dovrebbero seguire con attenzione l’evolversi degli eventi e sostenere la lotta che si profila da qui ad un mese.