Non è affatto economica la crisi dell’ANM, la più importante azienda di mobilità di Napoli e provincia, piuttosto è il risultato di un fallimento preannunciato, quello della politica riformista dal retrogusto borghese della Giunta De Magistris.

I primi sintomi della cattiva gestione partono dallo scorso anno, immediatamente dopo la vittoria del Sindaco, e si acuiscono a Dicembre 2016 quando dal rendiconto 2015 si evidenziò l’azzeramento del capitale sociale dell’Azienda, la quale ha registrato, per tre anni consecutivi, dal 2012 al 2014 continue perdite d’esercizio. Il 2015 si chiuse con ben 50 milioni di euro di perdite a cui si sono aggiunti 27 milioni evidenziati dal bilancio consultivo 2016. Le ragioni, è evidente, vanno ricercate nella gestione capitalista della società, un’azienda l’ANM, che eroga un fondamentale servizio pubblico come il trasporto, ma come tale governata secondo i principi più eticamente corrotti quali quelli dell’economia di mercato il cui unico scopo si sintetizza nella ricerca ostinata del profitto imprenditoriale, trascurando pertanto le esigenze dei lavoratori e di riflesso dell’utenza. Da qui l’apertura di una vertenza dei lavoratori ANM e CTP (azienda mobilità operante su percorsi extraurbani) che, dopo giorni di blocchi e proteste  è sfociata, per il momento, in un accordo nel Marzo 2017 tra Sindacati, Comune e Azienda, un accordo da cui si sono tirati fuori USB e CGIL. A sentire i dipendenti stessi più che un accordo si è trattato di una dichiarazione di intenti che comunque non da garanzie (perché vincolata ai fondi regionali) sia in termini occupazionali che per quanto concerne i finanziamenti per rilanciare l’Azienda. In tutto questo l’Amministrazione dopo aver mostrato soddisfazione per “l’accordo farsa” rilascia dichiarazioni tutt’altro che “popolari” e “rivoluzionarie”.
È il caso dello stesso De Magistris che, dopo aver dichiarato che “le proteste dei lavoratori sono ingiustificate”, “azioni di questo tipo non aiutano”,  esprimendo pertanto solidarietà ai cittadini, fa cadere quel castello di carta su cui aveva costruito la sua leggenda politica, le sue promesse di una politica al fianco di chi lavora ed al fianco delle masse popolari indigenti, insomma con quelle dichiarazioni il Sindaco rivela la natura populista della sua attività politica, la matrice borghese dei suoi ambiti di intervento, il suo offrire meschinamente alle masse materiale di scontro sociale (disservizio arrecato dalle proteste) tra chi lavora nelle sopracitate partecipate e chi utilizza il trasporto pubblico, insomma si conferma ancora una volta la natura antioperaia di un personaggio che alla vigilia della sua prima vittoria elettorale sbandierava fazzoletti arancioni promettendo una “rivoluzione sbiadita” di pari colore. Eppure in tutto questo i lavoratori non chiedono nient’altro che il rispetto delle attuali e vigenti regole, quelle stesse leggi che De Magistris si impegna a rispettare ma poi come chiunque altro protagonista della classe dominante è  pronto ad aggirarle a svantaggio di chi lavora. E difatti il piano di risanamento così come varato prevede l’aumento progressivo delle tariffe del 10% sia per il trasporto pubblico che per l’abbonamento alla sosta (non sono esclusi dagli aumenti i lavoratori dipendenti, i pensionati, i disoccupati e studenti), è previsto altresì l’aumento delle tariffe per i bus turistici, il trasferimento di 170 autisti da ANM a CTP (altra azienda sull’orlo del fallimento) ma nel contempo ci saranno 160 assunzioni per garantire i servizi minimi; l’organico sarà ridotto complessivamente di 644 unità di cui 245 in esubero; ci sarà una ricapitalizzazione pari a 65 milioni di euro attraverso trasferimenti immobiliari dal Comune all’azienda (smantellamento dei beni immobiliari pubblici), la cessione ai privati del ramo segnaletica, insomma una stangata vera e propria sui lavoratori e dunque sul servizio, ma in perfetta linea con gli atti di indirizzo del Comune in materia di contenimento dei costi di funzionamento degli organismi partecipati, ovvero la piena e coerente applicazione del Piano Cottarelli che si abbatte come una scure sui servizi pubblici essenziali in perfetto stile ed in continuità delle politiche di rapina sociale adottate dai recenti ed altalenanti governi nazionali.  Nel complesso le ricette depositate nel Piano Industriale non fanno altro che ricalcare le misure lacrime e sangue dei peggiori governi nazionali e locali di centro sinistra e centro destra degli ultimi 20 anni. Appare evidente che l’unica preoccupazione della Giunta Comunale è quella di garantire metriche e parametri economici, quali il pareggio di bilancio, che non tengono conto minimamente delle ripercussioni sul servizio erogato, sull’occupazione e sulle condizioni lavorative dei dipendenti ANM. Eppure sembrerebbe proprio che i guai gestionali e finanziari non siano da addebitare ai lavoratori: L’anm possiede circa 600′ autobus divisi tra i vari depositi (Carlo III Garittone Cavalleggeri e Via Puglie) in servizio solo 300 circa e il resto degli autobus è fermo nei depositi. I filobus sono circa una cinquantina di cui solo 25 sono disponibili. Per quanto riguarda i tram sono assicurati 22 Sirio (quelli più nuovi per intenderci ) ma ne escono massimo 14 la mattin. I guasti ai mezzi segnalati sono numerosissimi,  in un mese si può arrivare anche a 2000 guasti segnalati.  L’Azienda da mesi non paga i contributi INPS, ha un contenzioso con ENI per un debito di 1 milione e 200 mila euro, vengono concesse promozioni, premi e pagati stipendi d’oro a funzionari e dirigenti (il clientelismo pervade ovunque), per non parlare delle speculazioni e giro d’affari sulla gestione dei pezzi di ricambio. E in tutto questo nel frattempo circa 200 autobus si rompono ogni giorno, ci sono bus che andrebbero rottamati ed invece puntualmente revisionati dalla motorizzazione, e nonostante ciò l’Amministrazione continua ad inveire contro chi, al netto di questo disastro, ha garantito, senza esserne l’artefice e per giunta non percependo per mesi lo stipendio (vedi i lavoratori CTP),  un servizio ed ha continuato a lavorare nonostante tutto. La misura è colma ed i lavoratori sono stanchi.
È chiaro che la vertenza ANM ed il suo epilogo segneranno profondamente la credibilità e il futuro politico del “Masaniello arancione” su cui, ingenuamente, poggiano ancora le speranze di una buona parte dei giovani napoletani.

Paolo Prudente

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