Pubblichiamo di seguito, sotto forma di video, una polemica che Stefano Garroni portò avanti contro uno dei personaggi più famosi e caratteristici dell’ondata nazionalista che sta imperversando nel campo filosofico e politico di un settore di “sinistra”, che si richiama al pensiero di Karl Marx e al marxismo – in realtà reintroducendo una politica togliattiana (Palmiro Togliatti, a lungo massimo dirigente del PCI e dell’Internazionale Comunista sotto Stalin, fu uno dei dirigenti politici della controrivoluzione in Italia e in tutta Europa tra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso) o gentiliana (Giovanni Gentile, parallelamente a Benedetto Croce, fu uno dei principali filosofi neo-idealisti europei, e sviluppò una dottrina razzista e nazionalista che lo portò a diventare addirittura ministro dell’istruzione nell’Italia fascista).

Stefano Garroni, docente universitario di filosofia e membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche, è stato prima di tutto un militante comunista. Ha attraversato la storia del movimento operaio italiano e delle sue formazioni politiche (aderendo in gioventù anche ai Gruppi Comunisti Rivoluzionari di Livio Maitan, abbandonandoli poi sulla scia delle politiche opportunistiche e burocratiche del loro gruppo dirigente), maturando in età avanzata un bilancio netto, categorico delle esperienze bancarottiere del Komintern di Stalin e Togliatti, della socialdemocrazia di Berlinguer e soci, del riformismo “rifondato” del PRC.

Diversi nostri compagni hanno avuto il piacere di seguire e di partecipare ai lavori del suo collettivo di formazione marxista, continuamente attivo per oltre quindici anni (di cui su internet sono reperibili svariate registrazioni), che portò prima il nome di Maurizio Franceschini (dal nome di uno dei suoi fondatori e membri più costanti, scomparso diversi anni fa) e poi, dopo la sua scomparsa il 13 aprile 2014, il nome di Stefano. Aldilà della varietà di posizioni di partenza e che si formavano nello svolgersi dei lavori del collettivo, ciò che ha caratterizzato il collettivo Garroni era il clima di fraterna collaborazione tra proletari, militanti comunisti, studenti, interlocutori esterni non marxisti ma sinceramente affascinati dal numero e dalla profondità degli argomenti di studio del collettivo stesso. Senza pose e chiusure dogmatiche da setta.

Il compagno Stefano continuò a partecipare, a spendersi senza riserve nell’attività di collettivo fino a che il peggioramento della salute non glielo permise più, portandolo in pochi giorni a una condizione fatale. Lasciava avviato un ciclo di incontri sul Capitale di Karl Marx, opera fondamentale sulla quale instancabilmente indirizzava lo studio dei compagni che realmente intendessero padroneggiare il marxismo come teoria, e non come confusa ideologia. Un impegno che però non gli faceva abbandonare la polemica sulla politica odierna e la sfida agli ideologi borghesi e ai vari marxologi non marxisti – tra cui, appunto, Diego Fusaro (cresciuto alla scuola di Costanzo Preve, anche lui ai tempi “marxista sui generis” e in vecchiaia teorico del comunitarismo sovranista, terreno di imbastardimento dei “compagni” con la politica borghese).

Oltre al lascito di numerosi saggi e appunti liberamente scaricabili, e alla trascrizione (lavoro tuttora in corso) delle discussioni del collettivo, il compagno Garroni ci lascia come eredità la centralità della preparazione teorica, scientifica dei marxisti come premessa fondamentale per “l’incontro tra socialismo e movimento operaio” dal quale soltanto può rinascere il partito rivoluzionario mondiale dei lavoratori, che faccia da dirigente politico, da intellettuale collettivo, da stato maggiore della rivoluzione socialista globale. Condividiamo in questo senso il pensiero dei compagni del collettivo Garroni, che con Stefano hanno studiato e collaborato per tanto tempo:

Se c’era un rammarico, un cruccio, di cui Stefano avrebbe voluto liberarsi, e del quale ha tentato invano di liberarsi era il fatto di non essere riuscito, secondo lui, a operare all’interno di una organizzazione che gli permettesse di dare altro corpo e altro vigore al suo lavoro di intellettuale politico, al suo compito di formare ed aiutare giovani compagni a crescere teoricamente per quelle che lui definiva imprescindibili conoscenze necessarie a chi si propone di rivoluzionare il mondo. Naturalmente non era così, nel senso che molti sono stati nel tempo i compagni, capaci, che hanno tratto vantaggio nel seguire i suoi corsi, che si sono confrontati con lui, che hanno aperto gli occhi ad una realtà che solo apparentemente sembrava chiara, e il suo lavoro è stato sempre più che generoso di riscontri positivi. Però forse aveva ragione quando lamentava come il danno più grave l’abbandono del lavoro teorico che riscontrava nelle organizzazioni comuniste. Tutte. Fosse stato per lui al primo posto avrebbe messo il lavoro teorico, lo studio, e poi certo, il lavoro pratico politico. Tutto il contrario di quello che accade oggi. E, a nostro parere, aveva ragione.

Prendiamo, tramite un compagno che ha seguito e partecipato in questi ultimi tempi al lavoro del collettivo di cui Stefano era il pilastro portante, questi versi di B. Brecht che sono stati scritti per uomini come Lui, perché con Stefano noi perdiamo non solo un amico, di più un compagno, ma soprattutto, perdiamo un’arma potente per battere il nostro nemico:

Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili’ (Bertolt Brecht).



La Voce delle Lotte ospita i contributi politici, le cronache, le corrispondenze di centinaia compagni e compagne dall'Italia e dall'estero, così come una selezione di materiali della Rete Internazionale di giornali online La Izquierda Diario, di cui facciamo parte.