di CM

Due mesi fa iniziava la lotta dei lavoratori della Coca Cola di Nogara (che impiega 450 lavoratori complessivamente e un vasto indotto che interessa tutto il territorio), organizzati nel sindacato Adl Cobas, contro i padroni dell’azienda, per contestare il licenziamento di 14 operai sindacalizzati -due RSA- evidentemente invisi ai dirigenti per il proprio impegno in difesa delle condizioni dei lavoratori.

Il meccanismo innescato per licenziarli è quello, utilizzato spesso e volentieri, del cambio appalto di cooperativa con ipotesi di ricollocamento tenute volutamente vaghe e quindi non vincolanti per l’azienda stessa.

Alle prime proteste (databili a fine marzo) con picchetti e presidi, la proprietà ha risposto come risponde sempre il Capitale quando i lavoratori provano ad alzare la testa, non piegandosi docilmente ai diktat padronali, ovvero con l’uso della violenza statale. Le forze dell’ordine sono state accusate da diversi lavoratori e testimoni di aver utilizzato manganelli, calci, pugni e addirittura taser stordenti sul presidio composto da uomini, donne e bambini (famiglie dei lavoratori stessi).

Dopo questi fatti la Coca Cola ha anche minacciato chiusura degli impianti nel caso non fosse possibile ripristinare le condizioni di sicurezza (sic!) e ha minacciato ritorsioni per lesioni all’immagine dell’azienda, negando l’uso sproporzionato della violenza che i lavoratori hanno denunciato.

Ancora oggi la situazione non è risolta, gli operai hanno ottenuto l’istituzione di un tavolo con la controparte che, nonostante qualche apertura (evidentemete forzata dalle proteste), non ha ancora reintrgrato i licenziati, attualmente in stato di disoccupazione.

La violenza mostrata verso i lavoratori e le loro famiglie, le reticenze a cedere anche solo di poco, bastano a far capire quanto i lavoratori consapevoli non siano ben accetti negli stabilimenti : ai padroni serve forza-lavoro malleabile e obbediente. Per questo la battaglia di questi lavoratori va ben oltre gli angusti confini dello stabilimento in questione, rappresentando un terreno di scontro tra un Capitale sempre più feroce e una forza-lavoro sempre più sfruttata. La lezione che per ora ci da questa vertenza è che i padroni non cedono nulla se non sono costretti dall’organizzazione e dalla determinazione dei lavoratori.