Acquistare online? Non è una novità, ormai lo fanno in molti su tantissimi articoli. E del resto come dargli torto? In molti casi si risparmia sui prezzi, si spende molto meno tempo per acquistare, non ci si deve recare al negozio e si trova di tutto e di più in poco tempo. I siti di vendita online sono davvero innumerevoli e offrono una vastissima gamma di prodotti nuovi o usati che, una volta comprati, ti arrivano a casa nel giro di pochi giorni grazie all’efficiente lavoro dei corrieri. Uno di questi, forse il più visitato, è proprio Amazon. Chi non ha mai sentito parlare di Amazon o non lo ha mai utilizzato per i propri acquisti? Tra le nuove generazioni quasi tutti, credo, anche perché del resto è un’operazione abbastanza semplice che non richiede chissà quali abilità informatiche; l’azione dell’acquisto nella nostra società è fondamentale e quindi viene facilitata anche per la persona meno istruita.

Ma a chi è mai venuto in mente di chiedersi come funzionano questi siti? Chi si è mai chiesto cosa succede quando compri qualcosa su Amazon? Quali processi ci sono dietro? Molto probabilmente quasi nessuno, del resto il servizio, nella maggior parte dei casi, è talmente efficiente che non ci si preoccupa di come è avvenuto tutto il processo di acquisto e spedizione. L’acquirente è davanti ad un monitor e non ha un contatto diretto con i “commessi”; basta un clic, il sito preleva il contante dalla carta di credito e tu vedi solo il corriere quando ti arriva la merce a casa. Ma in realtà dietro tutto ciò c’è molto di più. Amazon, infatti, è una colossale azienda americana che nel 2013 ha aperto un grosso centro logistico vicino a Piacenza in Italia dove vi lavorano circa 1500 dipendenti istruiti fin dal loro ingresso nell’azienda ad una ferrea disciplina di vendita. Al suo interno il centro è diviso in magazzini dove i prodotti dei fornitori vengono registrati e poi assegnati ad un magazzino da un software gestionale. Quando poi avviene un acquisto il software lo rileva e uno dei magazzinieri preleva il prodotto e lo mette in un contenitore giallo, che andrà a sua volta su un nastro trasportatore dove il prodotto verrà prima scannerizzato e controllato e successivamente impacchettato; questi ultimi processi vengono svolti sempre da mano umana. Fin qui sembrerebbe tutto normale: una grande cura per il prodotto e una formidabile coesione in ogni processo atto all’acquisto.

Ma in realtà questo sistema di lavoro considera gli uomini come le macchine con turni di lavoro massacranti in ambienti chiusi e angusti, sorvegliati continuamente da telecamere e altri sistemi elettronici, con pause ristrette tanto da non poter nemmeno più andare in bagno, con la totale esclusione di formazioni sindacali all’interno dell’azienda e il continuo raggiungimento di risultati produttivi da record, paragonabili forse a quelli dello stakanovismo staliniano se non peggio. I dipendenti sono assunti con contratti interinali a cui seguono spesso alcune proroghe, dopodiché pochi fortunati ottengono un rinnovo, mentre tutti gli altri vengono lasciati a casa con la falsa illusione di un probabile rinnovo dopo alcuni mesi. È il mondo della new economy che, in linea con il sistema di produzione capitalista, è totalmente incentrato sulla produzione e sul consumo, abbattendo tutte le barriere ma al contempo sfruttando al massimo la manodopera operaia ed eliminando la concorrenza tra i piccoli e medi imprenditori.

Nel frattempo Amazon ha dato origine ad altri stabilimenti in Italia e nell’autunno prossimo ne costruirà uno in provincia di Rieti, con un’ulteriore novità già applicata in altri paesi dove il colosso è presente. Il nuovo stabilimento prevederà la presenza di macchine robotizzate nello spostamento degli scaffali e delle merci, esentando così gli operai da queste massacranti e invalidanti mansioni. Una bella novità, si potrebbe pensare di primo impatto. In realtà, se è vero che con l’introduzione di queste macchine gli operai avranno meno lavoro, è anche vero che l’impiego di queste macchine renderà superflue centinaia di assunzioni. Storicamente, come Marx ci ha ben mostrato, quando il capitalista ha introdotto nuove macchine non l’ha fatto certo per la salute dei lavoratori ma al contrario per incrementare la produzione, ovvero per produrre di più in meno tempo, riducendo così di conseguenza il tempo di produzione di un determinato bene e quindi aumentando a sua volta il tempo di lavoro non pagato all’operaio. In questo caso Amazon aumenterà le vendite ma non i salari dei suoi dipendenti, che al contrario lavoreranno per un maggior numero di ore non retribuite, poiché lo sfruttamento sempre più eccessivo della classe operaia è l’unica radice solida su cui può trovar ragion d’esistere il capitalismo.

 

Lorenzo De Girolamo

Nato a Rimini nel 1995. Laureato in Scienze della Formazione all'Università di Bologna. Vive e lavora come rider di Just Eat a Roma.