Di Diggei

Stanotte l’ennesima tragedia ai danni degli ultimi, dei più poveri, di coloro che sono costantemente e sempre più pesantemente sotto il mirino del razzismo, si è consumata, mietendo tre giovanissime vittime (tre sorelle, di cui due bambine di 4 e 8 anni e una ragazza di 20).

Periferia romana, zona Centocelle: tra le 2:30 e le 3 di notte viene udito dagli abitanti della zona un boato simile all’esplosione di una bomba. Qualcuno, preoccupato, si sveglia e si affaccia: sono altissime le fiamme che avvolgono un camper, in cui viveva una famiglia rom composta da ben dieci persone (!). Le urla di dolore sono terribili. I due genitori e gli altri fratelli sono riusciti a scendere in tempo dal veicolo, ma a nulla sono serviti i loro disperati tentativi di salvare le altre tre giovanissime ragazze, rimaste bloccate dentro: le fiamme erano ormai troppo alte per farcela, purtroppo non c’è stata speranza per loro. Sono morte arse vive.

Il sospetto che l’incendio (e dunque l’omicidio) sia stato provocato volontariamente, è forte non solo da parte nostra, che constatiamo e vogliamo mettere in risalto la progressiva escalation di azioni di violenza ai danni di immigrati, rom e, in generale, di soggetti ai limiti estremi della società, ma anche dalla Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo in cui si procede appunto per il reato di incendio doloso e omicidio volontario. Due elementi ci dicono molto a riguardo: le tracce di liquido infiammabile rinvenute dalla scientifica nei pressi del camper e i racconti dei due genitori scampati alla morte, che hanno riferito di ripetute minacce rivolte nei loro confronti, anche di recente.

Poi c’è un elemento di contraddizione che vorremmo evidenziare, tra le affermazioni di Mario De Sclavis, dirigente del V Gruppo della Polizia locale di Roma Capitale, e Amelia, una residente di un palazzo di via Giardino Cassandrino, a pochi metri dal parcheggio dove si trovava il camper distrutto dall’incendio. Il primo dice: “Il camper era autorizzato alla circolazione, non ci sono al momento motivi particolari perché fosse qua. Probabilmente era arrivato ieri sera, questa famiglia non stazionava normalmente qui”. Dentro al camper “vivevano almeno una decina di persone. Situazioni simili in questo quartiere ce le segnalano continuamente e vengono monitorate, ma sono sempre temporanee e non permanenti. Cosa ha causato il rogo? Non lo sappiamo, le indagini sono in corso”. La seconda, invece, dice: “Quel camper lo avevo visto diverse volte, era lì all’angolo da settimane, forse mesi”.

Ci viene insomma il sospetto che si volesse tentare di porre subito in secondo piano l’ipotesi di omicidio a sfondo razzista mettendo in risalto quella della lite tra familiari, poichè il poliziotto sembra volesse dire, tra le righe, che il camper, essendo appena arrivato, non potesse essere sotto le mire di azioni razziste (ragionamento tra l’altro del tutto inconsistente, dati i tempi che corrono, in cui nulla esclude che si possa colpire “alla cieca” contro “obbiettivi” genericamente additati come causa dei mali dei nostri tempi dall’odio razzista diffuso – Lega Nord, M5S e tutti i vari partitini fascisti e di estrema destra hanno parecchia responsabilità in materia). Come a dire: nessuno poteva essere certo che qualcuno di quei rom, appena arrivati, avesse commesso furti in zona – cosa che certo non giustificherebbe comunque il bruciarli vivi – e l’arrivo di questa nuova famiglia avrebbe potuto disturbare qualche altro rom… spiegazione a nostro avviso molto debole). Ma questa chiaramente è solo una nostra ipotesi, la verità sull’accaduto si spera emergerà dalle indagini.

Noi non siamo magistrati nè investigatori, nè ci teniamo ad esserlo (se non per supportare la nostra causa rivoluzionaria), ma riflettendoci un attimo su, ci pare del tutto assurda e surreale l’ipotesi per cui una lite nata in ambito familiare, tra gli stessi rom, per quanto accesa ed esasperata potesse essere, sia potuta sfociare in un omicidio premeditato, bruciando vive delle persone che dormivano in un camper, tra l’altro alcune delle quali giovanissime!

Una cosa è certa, le vittime, guarda caso, stanno sempre dalla parte della barricata in cui ci troviamo anche noi, appartengono alla nostra stessa classe sociale. Inoltre, queste azioni violente e a sfondo razzista stanno aumentando progressivamente di numero e gravità, parallelamente all’accrescersi e al diffondersi del sentimento d’odio razzista tra la nostra popolazione (e non solo la nostra, ma in quella di tutti i paesi d’Europa! Basti vedere, per fare un esempio recente, i milioni di voti ricevuti da un candidato apertamente fascista e xenofobo come Marine Le Pen alle elezioni presidenziali in Francia… ma più in generale basterebbe guardare alla nascita e all’esplosione di consenso, in questi ultimi anni di crisi, verso tutti quei partiti di matrice xenofoba, nazionalista, populista ecc. presenti nei vari paesi europei). Tutto perfettamente in linea.

Probabilmente qualcuno starà gioendo per questo, e vorrà festeggiare, maledettamente illuso che qualche rom o immigrato in meno sul “nostro territorio nazionale” sia qualcosa di positivo per la nostra società. Per noi marxisti-rivoluzionari invece tutto questo schifo è solo un segnale ogni giorno sempre più forte ed evidente che è tempo di lottare veramente, seriamente e con tutti i mezzi disponibili, contro il razzismo e l’intolleranza diffusa verso i più deboli, presi come capro espiatorio di una crisi ben più ampia e sistemica, di cui loro, proprio come noi lavoratori italiani, siamo entrambi vittime e non causa!