Continua la rubrica dedicata al trasporto pubblico napoletano, sempre più verso lo sfascio aziendale, politico e sindacale di chi amministra e vorrebbe sottomettere i lavoratori alla propria mercé, pur di continuare sulla strada della privatizzazione, ormai fin troppo chiara ai lavoratori ed ai pendolari.

Da qualche mese, oramai, l’azienda napoletana di mobilità è su tutti i quotidiani cittadini e non, a causa di una situazione economica che può portarla al fallimento. Si sprecano, da parte del mondo politico , sindacale e da parte del vertice aziendale, proposte per il risanamento .
Fin ora le proposte ( che tutti hanno avuto modo di apprendere attraverso i social network, la stampa etc… ) non ricalcano altro che quelle soluzioni storicamente pasticciate all’italiana.

Soluzioni che si ripercuotono sui lavoratori aziendali e sui pendolari. Giusto per un ripasso: ai pendolari toccano i vari aumenti tariffari concernenti l’area sosta e i servizi legati alla mobilità. Per quanto riguarda i lavoratori , una maggior produzione in termini di prestazioni e una forte diminuzione del premio di produzione annuale individuale. Ed anche qui, meglio essere chiari, l’elargizione di detto istituto contrattuale prevede che il lavoratore per meritarlo non deve mai ammalarsi, né assentarsi arbitrariamente, calarsi le braghe contro ogni forma di sopruso da parte dell’utente e dei dirigenti, mai chiamare la centrale operativa per un ‘eventuale guasto riscontrato durante l’espletamento del servizio, né può infortunarsi e, tanto meno, richiedere ferie oltre quelle contemplate e disciplinate dal C.C.L.N. Non deve assumere un’atteggiamento irrispettoso nei confronti dei dirigenti e dei loro preposti, né può mai fa si che l’ufficio qualità, oppure disciplina, gli contesti una eventuale mancanza o, addirittura, gli muova una nota di biasimo ricevuta al call center da un utente (che, casomai, abbia un rancore personale verso un determinato lavoratore). Non deve mai rendersi attore in eventuali incidenti, anche se cagionato da terzi, andando a pagare il 30% dei danni .
C’è, ovviamente, una ripartizione economica in termini di detrazioni dall’importo totale, che, per le ovvie ragioni, non sto qui a spiegare. Detto questo, una mente sana si chiede a giusta ragione quanto si recupera in un anno tra le maggiorazioni sei i sevizi e lo sfruttamento dei lavoratori.
Poco o nulla!
Nemmeno il 10% delle perdite di esercizio del bilancio di ANM.
E’ solo la proposta “specchietto per le allodole” di una classe dirigente che, ancora una volta, i propri errori tenta di farli pagare ai lavoratori ed ai pendolari.

A questo punto bisognerebbe entrare nel merito dei bilanci e delle perdite economiche, andando a rivedere i permessi sindacali elargiti e corrispondenti a centinaia e centinaia di ore, a tutte le organizzazioni costituite nell’impresa che ogni anno costano, per lo sforamento, fior di euro…
Ovviamente i sindacati zittiscono su questo. Parlarne, significherebbe che molti di loro dovrebbero ritornare a lavoro.
Poi, perché non parlare degli appalti esterni, dati ad imprese che hanno gonfiato sia il costo dei prodotti offerti che il personale addetto?
Anni fa, l’ANM aprì una gara di appalto per la pulizia delle strutture (depositi, uffici, parcheggi, metropolitane bus etc…). La vinse una ditta, oggi inesistente, che come tutte le scatole cinesi è stata assorbita nel tempo da altre micro-società, anch’esse, per effetto del miracolo di San Gennaro, si sono volatilizzate …
Le nuove società, sin da subito, non si son trovate con i numeri, perché, nel corso di questi mutamenti, qualcuno inseriva sempre maggiori unità (tra lavoratori nuovi con prestazioni aggiuntive) rispetto alle precedenti.
Ed oggi pare che dalle “originarie” 250 unità ce ne sono almeno il doppio.
Chi ha pagato o paga per questo ?
Lo stesso accade con una ditta di vigilanza, la Eagle Service.
Cosa tiene di anormale questa ditta?
Era presente sin da prima dell’accorpamento ANM che ha partorito poi l’Holding (ANM: Una questione politica #1) ma non aveva un regolare capitolato d’impresa frutto di una regolare gara d’appalto indetta secondo i crismi e le leggi vigenti in materia.
Si ,perché, a quanto sembra ,ognuna delle società accorpate nel carrozzone ANM ( Anm, MetroNapoli e NapoliPark) ne tiene una propria. C’è però da dire che quelle presenti in Anm e MetroNapoli hanno tutte le carte in regola per esserci.
La Eagle Service, “stranamente”, pochi mesi prima della fusione delle tre aziende, fallisce. Beh, molti direbbero “nulla di strano”, “può capitare ad un’impresa di non reggere più i costi del mercato”.
Peccato che questa, come per magia e con una certa nochalance, viene rilevata dal marito di una dirigente ANM e, sempre “stranamente”, lievitano anche le unità lavorative che passano da 30 a quasi 60!
E il divertimento non finisce qui: oggi tra le fila di questi lavoratori ci troviamo alcuni dei figli di sindacalisti della CISL, della Uil e dell’Ugl, che risultano essere dipendenti niente pocodimeno che della NapoliPark.
Chiudiamo questo numero della Rubrica ANM lasciandovi in compagnia della curiosità, augurandoci che ogni lettore si chieda cosa ci sia ancora da sapere…

Sismic

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.