Assistiamo, dalla caduta di Renzi, ad un “incravattamento” del partito di Beppe Grillo: tutti i suoi dirigenti e parlamentari si pongono l’obbiettivo della governabilità, prendono posizione su temi ben diversi dai vaccini e dalle scie chimiche, si preparano a non dover più gestire soltanto la Capitale ma persino il paese intero.

Da tempo i colonnelli grillini si sono calati nella realtà, abbandonando sempre più i comportamenti da setta complottista centrata su un blog, messi alla strette dalle opportunità della loro larga rappresentanza parlamentare e dai successi nelle elezioni locali, in primis quello a Roma, città che si è rivelata un osso forse troppo duro per l’inesperto team di Grillo-Casaleggio.
Ma la novità non sta in questo.
Recentemente, sul blog del movimento 5 stelle, si procede alla votazione del programma per le prossime elezioni politiche, adattato e modificato per rendersi appetibile ai più larghi e diversi strati del popolo, continuando ad apparire nel suo complesso contraddittorio, ma coerente nella sua opposizione frontale al movimento operaio.
L’alta borghesia nazionale e internazionale nutre ancora dubbi sulle capacità di una governo M5s. Per questo la Grillo&Co. si lucida le scarpe ed indossa cravatta e camicia.
Fino a poco tempo fa, i Cinque Stelle avevano nel loro programma lo stop al finanziamento alle scuole paritarie (private) da parte dello Stato, col fine di incrementare il finanziamento verso quelle pubbliche, attuale fanalino di coda europeo. La nuova ragion di stato grillina impone un’altra agenda: è al “voto” sul blog, infatti, l’inserimento nel programma del movimento del finanziamento alle scuole paritarie materne ed agli asili nido privati.
Un mantra, quello dei finanziamenti alle scuole paritarie, che continua ad essere perseguito dai primi governi Berlusconi, fino ad arrivare a Renzi, che nella legge 107 -La Buona Scuola- aveva assegnato un finanziamento di dieci milioni di euro alle scuole paritarie.
Si conferma, dunque, il carattere del M5S: un partito reazionario, di destra, sinergico alla Lega di Matteo Salvini, meno esplicito sul terreno del razzismo, più centrato sulla retorica del “popolo”.
Un populismo, quello grillino, in grado di tirar su un partito dal web, spacciando per democrazia interna la scelta tra un Sì ed un No alla linea di Grillo, e se si dovesse votare “No”, beh, parte la campagna intimidatoria che termina con l’espulsione dal movimento. Una riedizione dei plebisciti del “democratico” Napoleone III imperatore dei francesi, anche lui a suo tempo garante del popolo.

Sismic

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.