Essendo, da sempre, scarse le risorse energetiche, sul trasporto ferroviario avevamo puntato parecchio, anzi l’Italia era tra i primi paesi al mondo ad elettrificare la maggior parte delle proprie linee ferroviarie, siccome il carbone lo doveva importare dalla Gran Bretagna.

Eppure il trasporto ferroviario nella nostra penisola non è efficiente come negli altri paesi.
Le ragioni sono molte.
Si parte dal fatto che dopo la seconda guerra mondiale lo stato ha iniziato ad incentivare la produzione automobilistica anziché potenziare il trasporto ferroviario, allineandosi alla produzione industriale internazionale, sulla stessa linea degli USA.
Inoltre, prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno iniziato ad esportare il proprio petrolio nel mercato internazionale, rafforzando la propria ascesa imperialistica mondiale.

Infatti, prima dell’inizio della guerra avevamo oltre 36.000 km di ferrovia su tutto il territorio nazionale.
Invece oggi, fra tagli su tagli, ne troviamo circa 24.000 km.

Infatti, dopo l’evento bellico, molte linee non furono ricostruite, o ricostruite dopo, come ad esempio le linee Cuneo-Ventimiglia e Faenza-Borgo San Lorenzo.
Altre linee importanti, come la Rimini-San marino o la Treviso-Ostiglia, invece, furono abbandonate a se stesse.

Poi altre linee ferroviarie furono chiuse per far si che le società d’autobus avessero più incentivi sul mercato, un esempio lampante è l’intera provincia di Modena.

Fino al 1965, Modena aveva collegamenti ferroviari con le zone più importanti della sua provincia: c’era la ferrovia Modena-Mirandola, la Modena-Vignola, la Modena-Ferrara.
Tutte chiuse, a differenza della Modena-Sassuolo che comunque ai giorni nostri continua ad avere disagi su disagi, con promesse di cambio di materiale rotabile che si attende da almeno un decennio, ma che rigorosamente non avviene.
In altri casi, alcuni proprietari di società d’autobus, anche grazie ad amici politici, hanno fatto chiudere alcune linee ferroviarie, a sfavore di studenti e operai, perseguendo la linea del profitto proprio a scapito del trasporto pubblico.
È il caso della Fano-Urbino.
Urbino è una città culturale e universitaria, e dal 1987 è senza ferrovia.

Sono nate associazioni per far si che la ferrovia sia riattivasse, come ad esempio l’associazione Ferrovia Valle Metauro, che dal 2000 lotta per la riattivazione della linea, mentre le amministrazioni locali promettono e poi rigorosamente disattendono tutto, forti di voti ottenuti prendendo in giro i pendolari.

Un altro motivo per cui il nostro trasporto ferroviario non è efficiente e per il fatto che l’Italia a differenza di altri paesi ha cominciato a costruire e puntare sull’alta velocità verso gli anni 80, un po’ in ritardo, considerando che Giappone e Francia hanno cominciato a costruire e progettare verso gli anni 60.
Questo ha fatto si che il trasporto regionale avesse molti tagli, pendolari, studenti e lavoratori hanno subito molti disagi, molti ferrovieri sono rimasti a casa, e molti miliardi sono stati spesi inutilmente, alla fine chi ci ha guadagnato? Sempre quelle poche persone.
Inoltre le ferrovie dello stato dall’2007 ai propri dipendenti fanno contratti a tempo determinato e non più a tempo indeterminato, inoltre per tagli interni all’azienda molte persone sono rimaste a casa, mancando personale più ai mezzi rotabili che adesso stanno rinnovando fan si che succedono disagi come ritardi o cancellazioni.
Questi sono i motivi per cui le nostre ferrovie non sono efficienti, si potrebbero migliorare, ma le prime cose da eliminare sarebbero gli interessi capitalistici, e sopratutto sconfiggere la competizione fra diverse compagnie ferroviarie ed evitare sprechi di denari come la Val di Susa e il progetto delle ferrovie in Sardegna degli anni 80.
Inoltre fa si che tutti i ferrovieri abbiano un contratto a tempo indeterminato.

Emanuele Delizia

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.