Palma d’oro al Festival di Cannes 2013, “La vita di Adele” venne subito etichettato come un “film scandalo” a causa delle lunghe sequenze di sesso saffico tra le due protagoniste della pellicola francese, impersonate da Adèle Exarchopoulos (Adele) e Léa Seydoux (Emma).

Ci troviamo a Lille, un piccolo paese del Nord della Francia. Adele è una liceale qualunque, alla ricerca di sé stessa. Adele ha un suo gruppo di amiche e un ragazzo molto bello che si innamora di lei. Adele, allora, accetta di uscire con Thomas, fa l’amore con lui, ma qualcosa non va: ad Adele manca qualcosa. Durante le lezioni di letteratura, che lo spettatore ascolta osservando i volti degli studenti, il docente legge “La vita di Marianne” di Marivaux e chiede: cosa vuol dire quando al cuore manca qualcosa? Cosa manca al cuore di Adele? La risposta sarà: Emma, una studentessa di Belle arti dai capelli blu elettrico. La loro storia, che inizia con una travolgente carica erotica e passionale, finirà con l’esaurirsi nel “secondo capitolo” del film. Il secondo capitolo, rappresenta la quotidianità, la vita di tutti i giorni: rappresenta il momento in cui l’amore non basta più, perché si incontrano altre persone, perché si vogliono seguire strade diverse.

Molte testate giornalistiche, definirono il film “una delle più belle storie d’amore del ventunesimo secolo”, perché l’amore c’è, è presente in ogni inquadratura, in ogni primo piano di Adele, ma sono presenti anche le cause sociali che portano alla distruzione di questa passione. Adele è una ragazzina, figlia di una famiglia petite-bourgeois, in cui un lavoro concreto ed un tetto sopra la testa, rappresentano le massime aspirazioni. Emma, invece, è figlia della borghesia intellettuale, ben conscia del proprio orientamento sessuale e la cui massima aspirazione è quella di diventare una pittrice di successo. Anche Adele ha un piano per il futuro: diventare una maestra d’asilo. Questo sarà il primo punto di rottura tra le due. Le sequenze in cui lo spettatore è introdotto, come prima Adele e poi Emma, alle famiglie delle ragazze, rivela già, in modo crudele, la crepa e la fine della loro storia d’amore. Emma è quasi imbarazzata quando Adele svela alla sua famiglia di volere insegnare, in egual modo, i genitori di Adele vedono l’essere artista di Emma come un hobby, perché “l’importante è avere un marito che possa mantenerti”. L’unico punto di incontro tra le due, sarà il sesso, la sessualità, sempre successivo a cene o pranzi. Il regista Abdel Kechiche si sofferma molto sulla bocca delle due attrici. La bocca con cui mangiano, con cui si baciano e con cui fanno l’amore. Kechiche riprende, soprattutto, gli sguardi di Adele ed Emma. Adele ha sempre uno sguardo vago, si guarda attorno. Quando fa l’amore con Thomas, non guarda mai un punto fisso, ma cerca sempre qualcosa altrove. Emma, invece, ha sempre un punto fisso: un quadro, un paesaggio o Adele. Ennesimo elemento di rottura: il non sapere cosa si vuole di una, e la forte volontà dell’altra. Tuttavia, finché si è giovani ed innamorati, tutto ciò non conta: ci si bacia, si passa dal sesso al fare l’amore (Kechiche gira 3 scene di sesso, proprio per mostrare lo sviluppo della sessualità nella coppia), ci si scopre con gioia e curiosità.

D’improvviso, la società distrugge tutto: Adele diventa maestra, Emma diventa pittrice. Adele non riesce ad integrarsi nella vita intellettuale e quasi spocchiosa di Emma, come Emma non capisce il lavoro di Adele. Inizia una vera e propria piccola lotta di classe. Una lotta di classe che si insinua anche nella quotidianità delle persone. L’amore diventa una lotta di classe. Finita la loro storia, Adele soffre, non riesce a rifarsi una vita. Emma, invece, riesce a mettere su famiglia con una sua collega pittrice. Ennesima svolta. Le due si incontrano nuovamente dopo tre anni e notiamo, quasi stupefatti, un rovesciamento dei ruoli: Adele è colei che ama e soffre, che vive di passione; Emma, invece, è diventata borghese, con una figlia ed una moglie, ed un lavoro di “pittrice” che altro non è che marketing. Non c’è lieto fine per loro, principalmente perché Kechiche vuole riprendere la vita in ogni suo aspetto, e, la vita, non sempre ha un lieto fine. Alla fine del film, Adele cammina via in un abito blu. Va via con la consapevolezza che al cuore manca qualcosa.

Dove è lo scandalo? Non certo nelle scene di sesso, non certo nella relazione saffica. Lo scandalo è nel coraggio di attrici e regista, di mostrare una realtà crudele, una società che stritola e distrugge i propri “figli”. Siamo tutti figli di un’epoca. Siamo figli di un’epoca che concede diritti e matrimonio alle coppie LGBT (in Italia ci sono ancora lavori in corso, ahimè) ma che, paradossalmente, non ci dà il coraggio o la possibilità di amarci, perché ricoprire un ruolo sociale è decisamente più importante.

Sabrina Monno

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.