«Avevo vent’anni… Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita.» Paul Nizan

Con questo incipit, ha inizio il film più controverso di Fernando Di Leo, Avere vent’anni, uscito nel 1978. Analizzando la filmografia passata del regista pugliese, questo film, parrebbe quasi un errore, una pellicola diretta per puro caso dal cineasta. Di Leo, regista di film gialli, horror e B-Movies, propone un film tipico della commedia sexy all’italiana tanto amata negli anni ’70.

Lia (Gloria Guida) e Tina (Lilli Carati), sono due giovani ragazze del sud Italia. Dopo un’estate passata sulle coste del Lazio, decidono di raggiungere Roma per vivere nella Comune del Nazariota (Vittorio Caprioli). Raggiunta la capitale tramite auto-stop, scopriranno non solo che, per vivere nella Comune, dovranno pagare una retta, ma anche che i ragazzi che ci abitano non sembrano essere in grado di soddisfare i loro appetiti sessuali. Sotto consiglio del Nazariota, le due ragazze iniziano a vendere Enciclopedie alle famiglie dell’alta borghesia romana (“Io ve manno ai Paroli!”). Con la sponda della cultura, Lia e Tina, si concedono anche qualche rapporto occasionale con i clienti. L’euforia finisce con l’irruzione della polizia nella Comune, dove verrà trovata della droga. Tutti gli abitanti saranno rimandati nei rispettivi paesi con l’accusa di vagabondaggio. Il viaggio delle due ventenni pare essere finito. Finirà. Finirà per sempre: finirà con uno stupro e conseguente omicidio.

Di Leo, fu accusato di misoginia quando il film approdò nelle sale italiane. La censura, ovviamente, tagliò le scene sessualmente esplicite (soprattutto la scena lesbo tra le due protagoniste) e obbligò la produzione a cambiare il finale. Togliendo queste sequenze, il film diventa una squallida commediola tutt’altro che erotica. Infatti, la pellicola fu un grande flop al botteghino. Grazie ad un restauro avvenuto negli anni ’90, oggi disponiamo del film senza nessuna censura.

“Avere vent’anni” si potrebbe definire come il B-movie più incompreso della storia del cinema. Di Leo è sempre stato un regista capace di creare personaggi femminili forti, indipendenti e padroni delle propria sessualità (“Brucia ragazzo Brucia”, “Il boss”). Tuttavia, Lia e Tina paiono essere gli unici personaggi puniti per questo, ma non è il regista a punirle. “Noi siamo giovani, belle e incazzate!”: così conosciamo Lia e Tina e così le vediamo morire. La rivoluzione del ’68 era finita da tempo e l’Italia era già vittima del terrorismo degli anni di piombo. Con gli attentati, moriva anche un certo spirito “rivoluzionario” tanto invocato da hippie, universitari ed operai. Un’ ombra di nero nichilismo aveva travolto la nazione. Quest’ombra colpisce anche la Comune del Nazariota. Gli ideali della libertà sessuale, la volontà di distruggere la morale borghese, le lotte politiche, sono state sconfitte da un ritorno alla misoginia e alla pace sociale. Non è Di Leo a stuprare queste attrici. Gli stupratori sono coloro che vivono a stretto contatto con Lia e Tina (ed indirettamente anche con Gloria Guida e Lilli Carati). Sono violente le due donne che giudicano le protagoniste quando fanno auto-stop perché “si atteggiano come puttane”, è violento il Nazariota che trasforma le ragazze in merce, sono violenti i ragazzi con cui fanno sesso che, una volta venuti, lasciano Lia e Tina insoddisfatte, è violenta la polizia e, infine, sono violenti i loro uccisori. La stessa scelta del cast non è casuale. Non si può certo dire che il regista abbia scelto le due attrici per le loro doti recitative. Le sceglie in quanto “simboli” di una generazione, quella stessa generazione che Di Leo farà “autodistruggere” sullo schermo. Forse anche questa scelta sancì il fallimento del film, dato che il pubblico degli anni ’70 era abituato a vedere i corpi della Guida e della Carati sempre belli e desiderabili. Un film profetico e, di conseguenza, scomodo. Molti registi americani, sono debitori verso questa pellicola. Tarantino l’ha definito uno dei suoi film preferiti. Nel 2012, infine, nei cinema arriva un film dal titolo Spring Breakers diretto da Harmony Korine che, come “Avere vent’anni”, fa autodistruggere una generazione sul grande schermo. Mai sottovalutare il potere di un B-Movie.

Sabrina Monno

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.