“Mai giudicare un libro dalla copertina”: questo modo di dire, calza a pennello con il film “Spring Breakers”, diretto da Harmony Korine e uscito nel 2014. Quando il film approdò alla Mostra del cinema di Venezia, in molti restarono allibiti. I critici e i “cinefili”, giudicarono subito la pellicola dal cast (un’accozzaglia di nomi proveniente da Disney Channel e serie tv made in USA), dalla colonna sonora (rap e tecno-house), dal trailer made in Italy che pubblicizzò il tutto come un contemporaneo American Pie e dall’orribile sottotitolo italiano (“Una vacanza da sballo”). Tutti questi elementi sono presenti nel film: abbiamo una vacanza “da sballo”, attricette Disney, musica trash e set da film porno. Ma cosa cela tutto questo? Cosa si nasconde sotto la copertina?

Candy (Vanessa Hudgens), Brit (Ashley Benson), Faith (Selena Gomez e Cotty ( Rachel Korine ) sono quattro studentesse che attendono le vacanze primaverili per raggiungere le calde coste della Florida, dove si tiene l’annuale “spring break”: ovvero due settimane di pausa dalle lezioni, che i giovani americani festeggiano con alcool, droga e sesso. Purtroppo, le ragazze si rendono conto che il denaro racimolato non è sufficiente per poter coronare il loro sogno. Decidono, così, di rapinare un fast food “come in un fottuto video-game”. Riuscite nell’impresa, raggiungono la Florida, dando inizio ai bagordi. L’irruzione della polizia metterà fine alla festa: le quattro ragazze vengono arrestate. Per fortuna, un rapper-gangster, Alien (James Franco), corre in loro aiuto, pagando la cauzione e prendendole sotto la propria ala. Alien le introdurrà nel mondo della criminalità organizzata, dei soldi facili, della armi e delle rapine. Lentamente, le ragazze inizieranno a scappare da questa realtà. La prima sarà Faith (la cattolica del gruppo). In seguito, anche Cotty tornerà a casa. Candy e Brit, invece, saranno le “superstiti”.

Letta la trama, questo film, parrebbe esattamente un’American Pie al femminile. In realtà è ben altro. E’ una grande presa per il culo. E’ una pura opera d’arte.

Partiamo dalla sola regia: il primo capitolo del film, grazie all’uso di ellissi improvvise, stacchi e ripetizioni, strizza l’occhio al primo Godard. Confonde lo spettatore, lo acceca con le luci, lo stordisce con i suoni e le musiche ad alto volume. La scena della rapina ci regala un piano sequenza che segue una geometria talmente perfetta, da poter far impallidire Kubrick. Nel secondo capitolo, l’alternanza musica\luci al neon, crea un’atmosfera psichedelica alquanto paradossale, considerando i crimini che vengono commessi dalla gang davanti ai nostri occhi (magistrale la scena in cui Alien suona “Everytime” di Britney Spears, mentre il montaggio alternato ci sorprende con le rapine e le risse commesse).

Altro tratto saliente del film: la colonna sonora è curata da dj Skrillex e Cliff Martinez (so che tutti coloro che hanno visto “The neon demon”, ancora oggi, muovono la testa a ritmo di The demon dance) fino al già citato momento in cui entra in scena la voce di Britney Spears. La Spears è un elemento indispensabile, perchè è proprio la sua generazione che Korine vuole distruggere. Perché come la stessa voce tanto dolce di Britney Spears in Everytime fa da colonna sonora alle brutture di uccisioni e furti a stampo mafioso, anche il costumino da Barbie o lo stile rap, sono diventati uno status symbol, una copertura “brillante” per qualcosa di orrido. La Barbie che insegna da subito a bambine di tutto il mondo quale sarà il loro ruolo (donna di casa, moglie, amante, madre ) e il rap che, da arte povera quale fu, è diventata un insieme di parolacce, collane d’oro e mafia. Da qui, anche la scelta del cast non è casuale. Korine aveva bisogno delle attricette Disney, aveva bisogno di sporcare il visino di queste “verginelle”, per smascherare il nichilismo di questa generazione (di cui loro sono le rappresentanti) e mostrare il marcio che c’è dietro. Ormai, il noto Sogno Americano è diventato un anti-stato (ideologico) alla pari di un’associazione mafiosa. Si vuole ottenere tutto e subito, non importa come: un po’ come i capitali cercano nuovi profitti “qui e subito”, non importa come.

 

Sabrina Monno

Nato a Cesena nel 1992. Ha studiato antropologia e geografia all'Università di Bologna. Direttore della Voce delle Lotte, risiede a e insegna geografia a Roma nelle scuole superiori.