Sin dalla formulazione della legge “La Buona Scuola” ci sono state forti opposizioni da parte di tutto il compro scolastico, sia dagli insegnanti che dagli studenti, quest’ultimi mossi dalla contrarietà per un punto cruciale della legge: centinaia di ore di alternanza scuola-lavoro che li vede obbligati, al fine del conseguimento del diploma e del giudizio finale, di mettere a disposizione gratuitamente la propria forza-lavoro, in alcuni casi anche in settori completamente estranei al percorso di studio.

Qualche giorno fa l’Uds ha pubblicato un inchiesta su come sta procedendo questa “esperienza” dell’alternanza, sbugiardando, di fatto, ogni retorica del Governo sull’utilità ai fini educativi (e non economici) di quest’ultima.
Dall’indagine fatta su un campione di 15 mila ragazzi in 9 regioni italiane diverse (Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Toscana, Abruzzo, Sardegna, Sicilia, Campania, Puglia) è emerso che il 57% degli studenti intervistati non ha frequentato percorsi di alternanza scuola-lavoro inerenti al proprio percorso di studi, e 4 studenti su 10 ammettono di essere stati messi in condizioni di vero e proprio sfruttamento; privati dei diritti fondamentali, della possibilità di avere un tutor o solo di dedicare il tempo necessario allo studio, in oltre, numerosi sono i casi in cui le trasferte sono state pagate dagli studenti, come il caso della Sardegna e del Molise, che non avendo a disposizione aziende dove mandare gli studenti sono stati mandati in altre regioni con una spesa che è arrivata oltre i 400 euro.
A questa inchiesta che mette in ginocchio la Buona Scuola, la Ministra Fedeli risponde che “non si può avere la bacchetta magica e che sono ben accetti i consigli”. Quindi noi, come studenti ci sentiamo in obbligo di risponderle.
Sin da subito noi ci siamo accorti dell’inganno, che dietro le vostre belle parole e la retorica dell’ “inserimento nel mondo del lavoro” si nascondeva un progetto fatto di sfruttamento e privatizzazione, di insegnamento sì, ma solo alle leggi di precarizzazione e abbassamento dei salari da voi messe in atto contro i lavoratori (attuali e futuri); per questo, non abbiamo mai creduto, a differenza degli stessi studenti dell’Uds, che un dialogo con voi fosse possibile, ma abbiamo sempre preferito agire nel movimento, rendere coscienti gli studenti al fine di obbligarvi a seguire i nostri consigli e non nel migliorare la legge, ma nell’abolirla.
In conclusione l’unico consiglio che ci sentiamo di dare è agli studenti, di non accettare i soprusi e prepararsi a scendere in piazza contro questo sistema scolastico che ci sta sfruttando e impoverendo, non solo culturalmente ma anche materialmente.

 
Scilla Di Pietro

Nata a Napoli il 1997, già militante del movimento studentesco napoletano con il CSNE-CSR. Vive lavora a Roma. È tra le fondatrici della corrente femminisa rivoluzionaria "Il Pane e Le Rose. Milita nella Frazione Internazionalista Rivoluzionaria (FIR) ed è redattrice della Voce delle Lotte.