Con i tempi che corrono la solidarietà è uno strumento importante. A volte si ha l’impressione che sia addirittura l’unico strumento a nostra disposizione, se non uno dei pochi rimasti. Ma questa è soltanto un’impressione: è ovvio che la solidarietà non è l’unico strumento a nostra disposizione. C’è la lotta, c’è la necessità di organizzarsi, di agitare, ma anche di scrivere articoli come questo, di studiare, di prepararsi. Ciò che però è meno ovvio, e per questo va ribadito, è che anche laddove ci siano divergenze tattiche o strategiche (anche gravi), la solidarietà non deve essere dimenticata: deve essere invece espressa sula base di principi che travalicano gli interessi personali così come quelli dei singoli gruppi.

Uno di questi principi è il diritto degli studenti a non essere discriminati per la propria militanza e a usufruire dei servizi che l’Università offre o dovrebbe offrire: essere valutati e ricevere un “feedback” ufficiale del proprio impegno nello studio, attraverso gli esami.

Nei mesi scorsi all’Università di Bologna erano stati sospesi alcuni studenti del CUA per le manifestazioni di protesta di Ottobre contro il caro mensa in Piazza Puntoni. Una lotta, quella contro il caro mensa e per il diritto degli studenti ad un pasto completo che consenta a chi studia di vivere la zona universitaria, assolutamente giusta e necessaria ma che, come da copione, è stata ridotta dall’Università e dalla politica cittadina ad una mera questione di ordine pubblico, da risolvere con barriere, tornelli, scudi e manganelli. Un’ulteriore sospensione questa volta di quattro mesi è arrivata dopo che qualche giorno fa il senato accademico si è nuovamente riunito. Questa volta decretando “4 mesi” di sospensione a uno studente (anziché 2) perché “recidivo”.  La punizione esemplare data agli studenti sospesi, a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà, è il divieto di dare esami e quello di frequentare le lezioni (quest’ultimo non effettivo dato che le lezioni sono tutte finite). Nonostante ciò, come riporta Repubblica, uno degli studenti sospesi (della facoltà di Medicina) è riuscito a convincere un professore a farsi esaminare, ottenendo 30 come risultato. Per quanto sia personalmente critico verso il sistema di valutazione e consapevole del fatto che esso potrà dire sempre poco del percorso così come del sapere di uno studente, non penso però sia difficile prevedere che quel 30 deve essere stato un bello schiaffo morale a tutti i benpensanti di turno, dentro e fuori l’Ateneo. 

Matteo Iammarrone

Redattore della Voce delle Lotte, nato a Napoli nel 1996. Laureato in Infermieristica presso l'Università "La Sapienza" di Roma, lavora come infermiere.