Sebbene Gary Ross sia da considerarsi più un liberale progressista che un comunista, questa sua pellicola del 2012, apprezzata e criticata allo stesso tempo da molti spettatori, contiene sicuramente degli spunti interessanti per un discorso marxista e di classe. Il film infatti, rifacendosi un po’ anche al capolavoro di George Orwell, 1984, è ambientato in un futuro distopico nella nazione di Panem.  Qui un’élite dominante di strateghi vive in una città totalmente ricca e all’avanguardia, Capitol City, mentre masse di persone sono confinate in 13 distretti in condizioni a dir poco pietose e di schiavitù.

I distretti ci rivelano uno scenario quasi lunare, in particolare il distretto 13 che è stato completamente distrutto e abbandonato a causa di una rivolta dei suoi abitanti contro Capitol City. Per punire i rivoltosi gli strateghi e il presidente di Panem hanno istituito una specie di gioco perverso, chiamato appunto Hunger Game, che prevede l’estrazione annuale, chiamata mietitura, di un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni da ogni distretto. Questi sono poi trasferiti in un’arena naturale (un bosco) dove ognuno deve ammazzare gli altri “giocatori”. Si tratta di una dura lotta in cui è il solo spirito di sopravvivenza a guidare le azioni del singolo, una condizione estrema e disumanizzante che potrebbe quasi ricordarci la guerra di trincea.
E qui la storia si concentra sul personaggio di Katniss Everdeen, una ragazza del distretto 12, il più povero di tutti, abile tiratrice con l’arco. Ma oltre a destreggiarsi con arco e frecce, Katniss è anche dotata di molto coraggio e nobiltà d’animo. Infatti, non appena viene a sapere che sua sorella Primrose è stata sorteggiata per la mietitura, ella senza esitare un momento prende il suo posto per salvarla da quel gioco inumano. Assieme a Katniss viene selezionato, sempre dal distretto 12, anche Peeta Mellark, un ragazzo molto forte che Katniss aveva già incontrato precedentemente alla mietitura e verso cui molto probabilmente provava già qualcosa.

I due vengono immediatamente portati a Capitol City dove incontrano il loro mentore, personaggio un po’ bizzarro e inizialmente ostile ma unico vincitore del distretto 12, che gli spiega come si svolgerà la terribile gara. Il segreto inizialmente consisterà nel conquistare la simpatia degli sponsor affinché questi gli inviino cibo e cure durante il gioco. La gara inizia quindi con una sfilata di carri e costumi che deve impressionare il pubblico; segue poi una dimostrazione di abilità ginniche e infine l’intervista singola ad ogni concorrente. Sarà proprio in questa occasione che Peeta rivelerà i suoi sentimenti, davanti a tutto il pubblico di Capitol City, verso Katniss, impressionando molto anche quest’ultima, che però inizialmente non crederà alle sue parole e penserà che siano state dette solo per ottenere maggiore supporto durante il gioco.

A questo punto inizia la gara vera e propria. I giocatori si ritrovano trasportati in una vasta radura circondata da ogni lato da un fitto bosco. Allo scattare del via i concorrenti hanno la possibilità di prendere con sveltezza delle borse contenenti varie armi lasciate vicino all’accampamento base. Tutto questo sfocia ovviamente in un massacro in cui perderà la vita la metà dei concorrenti, o tributi. Katniss, su consiglio del suo mentore, decide di non partecipare, per trovare invece trovare un nascondiglio sicuro nel bosco. E mentre queste persone rischiano la loro vita per volere del capo di stato di Panem, migliaia di spettatori, distretti compresi, osservano dai grandi schermi lo svolgimento di questa gara. Nel frattempo inoltre, tramite un monitor tridimensionale che riproduce la gara, i tecnici informatici possono modificare e monitorare il suo svolgimento. Katniss infatti, che si era avventurata verso i confini dell’arena, verrà ferita da un incendio fatto scoppiare appositamente dai tecnici. Peeta nel frattempo ha fatto gruppo con alcuni tributi provenienti dai distretti più ricchi e favoriti che mirano a uccidere Katniss, ma ancora una volta prevarranno i sentimenti e Peeta gli darà indicazioni sbagliate per sviarli e salvare la ragazza. Nel frattempo Katniss, ferita dall’incendio, si salva salendo su un albero. Ma il bosco pieno di insidie mostrerà a Katniss altre ostilità che le renderanno la gara e la stessa sopravvivenza quasi impossibili.

Verso la fine della gara Katniss e Peeta si rincontrano e questa volta sarà invece Katniss a salvare Peeta, ferito e ammalato. Ora anche Katniss, avendo capito i veri sentimenti di Peeta, ricambia il suo amore. A questo punto il capo degli strateghi, per mettere in risalto la storia d’amore tra Katniss e Peeta ed evitare una rivolta nei distretti, decide che a vincere la gara possono essere anche due concorrenti, purché provengano dallo stesso distretto. Katniss e Peeta quindi, unendo le forze, uccidono quasi tutti i giocatori rimasti e si dirigono verso la base per eliminare anche l’ultimo tributo. Dopo una lotta estenuante riescono a rimanere solo in due, ma un nuovo colpo di scena si mette contro di loro. Gli strateghi hanno cambiato nuovamente le regole, stabilendo che il vincitore dev’essere solo uno. A questo punto Peeta decide senza indugi di sacrificarsi ma Katniss, che aveva trovato delle bacche velenose, vuole che siano entrambi a morire. Il capo degli strateghi, per paura di non aver nessun vincitore e scatenare quindi una rivolta nei distretti, li dichiarerà entrambi vincitori. Ora Katniss è diventata un bersaglio politico per aver sfidato gli strateghi e il presidente Snow, capo della nazione di Panem, e per aver dato origine inconsapevolmente ad una rivolta da parte di tutti i distretti contro il potere centrale di Capitol City.

La pellicola, che poggia sulla storia d’amore tra Katniss e Peeta, è in realtà una metafora del mondo capitalista, che si basa esclusivamente sulla divisione in classi. Capital City infatti potrebbe essere paragonata a città come Las Vegas, Montecarlo, Milano o Bruxelles, metropoli dei banchieri, dei grandi affaristi, dei manager, degli industriali e dei politici. I distretti invece sono dominati da tutte quelle strutture e sovrastrutture, tra cui in particolare ricordiamo la famiglia, di cui il capitalismo si serve per inquadrare, organizzare e dividere la società in classi. I primi distretti infatti, che sono quelli più favoriti e ricchi, rappresentano la piccola borghesia (piccoli commercianti, bottegai, lavoratori in proprio, concedenti di affitti, etc.), la classe media impiegatizia (dipendenti pubblici) e via scorrendo. Gli ultimi distretti, invece, rappresentano il sottoproletariato e soprattutto il proletariato, l’unica classe in grado cambiare i rapporti di forza storici dell’economia. Non a caso il primo distretto a ribellarsi è proprio il numero 13.

Gli Hunger Games invece, che tanto ci fanno pensare ai gladiatori dell’antica Roma costretti a combattere negli anfiteatri per divertire i cittadini romani, sono la metafora del divertimento per le classi benestanti, mentre invece per le masse dei distretti rappresentano la distrazione e al tempo stesso la speranza nel vedere un vincitore che emerge dalle sue condizioni di schiavo. Perché finché si distraggono le classi oppresse e al tempo stesso gli si infondono false speranze queste non si ribelleranno mai. Tuttavia però il vincitore dell’Hunger Games ha anche una grande responsabilità morale su di sé e infatti, quando Katniss decide di suicidarsi assieme a Peeta, tutte le persone rinchiuse nei distretti passano dalla loro parte e incominciano a rivoltarsi contro le forze armate. Questo ci ricorda, ma molto più in grande, quando ad esempio un cantante molto conosciuto o comunque un personaggio famoso reclama in pubblico certe idee. Il peso morale che ne deriva è enorme e sicuramente non passa inosservato.
In realtà un’altra rivolta era divampata un po’ prima di questo fatto, dopo che nell’arena perse la vita una bambina proveniente da uno degli ultimi distretti. Questo a suggerire che la presa di coscienza di classe, per quanto ad un livello embrionale, è sempre stimolata nel proletariato dagli scontri e dagli orrori della società di classe. Quello che gli manca è l’organizzazione e, in molti casi, anche un grado di consapevolezza più maturo e una vera coesione al suo interno. Nel film, come viene lasciato sottintendere, sarà proprio Katniss a guidare la rivolta e quindi a rappresentare il punto fermo di questa organizzazione. Nella realtà, ovviamente, questo è il compito del partito dei rivoluzionari di professione.

Di Azimuth