Uno dei concetti alla base dell’ideologia della destra nazionalista è il concetto di patria e di identità nazionale utilizzato spesso per giustificare le politiche xenofobe e razziste.

Per “patria” la letteratura borghese normalmente intende la terra dove sono nati i propri padri, infatti il termine patria deriva dal latino “pater” ed inoltre si indica con questo termine un territorio dove un popolo condivide la nascita, la lingua, la cultura, la storia e le tradizioni.

In virtù di tale concetto, in una nazione/patria, si dovrebbero ritrovare, per un determinato popolo, oltre alla nascita in comune su tale territorio anche la lingua, la cultura, la storia e le tradizioni, ma le cose, a ben guardare, non stanno proprio così come sembrano.

Da una attenta analisi dei fenomeni ed entrando nello specifico delle questioni e del concetto sopra richiamato, analizzando quali sono le comunità presenti su un territorio, ritroviamo, in una determinata nazione delimitata da confini e regolata da leggi ben precise – come può essere giusto per fare un esempio lo Stato italiano – lingue, culture, tradizioni storie e religioni differenti.

Da una ricerca effettuata sulle varie popolazioni presenti sul territorio italico, ritroviamo presenti in questa nazione, i Ladini, gli Occitani, gli Albanesi, i Carnici, i Corsi, gli Ebrei, i Friulani, I Grecanici (o Greci), gli Sloveni, i Curdi, i Mocheni, i Bosniaci, i Francofoni, i Musulmani, i Marocchini, gli Slavi e varie altre comunità minori.

Da uno studio di alcune loro caratteristiche ci accorgiamo, anche senza entrare nelle più particolari specificità di ogni gruppo o famiglia, le differenze sostanziali che esistono tra queste comunità.

I Ladini vivono nelle province di Bolzano, Belluno e Trento ed hanno lingua usi e costumi più simili ai popoli germanici. Anche la religione è diversa rispetto alle popolazioni del centro e del sud Italia.

Gli Occitani parlano una lingua di origine francese e vivono per lo più nelle valli piemontesi. La loro storia è ben diversa da quelle delle popolazioni siciliane o pugliesi ed in generale di quelle meridionali, sia per cultura che per tradizioni popolari. Le popolazioni meridionali oltre ad aver conosciuto la dominazione araba, sono un crogiuolo di varie civiltà, proprio in virtù delle varie dominazioni e di vari dominatori che qui si sono avvicendati. Una storia completamente diversa da quella delle popolazioni del Sud Tirolo.

Gli Albanesi si sono insediati dapprima in Puglia per poi migrare in cerca di lavoro in varie parti d’Italia e molti seguono la religione musulmana.

La comunità Marocchina si è stabilmente insediata da tempo in gran parte dell’Italia meridionale e porta con se usi e costumi diversi da quelli dei Friulani o dei francofoni della Val d’Aosta.

Tutte queste comunità sono da decenni presenti sul territorio italiano ed hanno acquisito la cittadinanza italiana, ma non hanno come è facile capire usi e costumi simili. Seguendo le argomentazioni della destra xenofoba queste persone, non dovrebbero essere italiane.

Raccogliendo ulteriori informazioni sugli usi ed i costumi delle popolazioni regionali, Napoletani, Siciliani, Veneti, Emiliani, Liguri, ecc, troveremmo anche qui differenze sostanziali tra una regione e l’altra. Feste religiose diverse da regione a regione e dialetti incomprensibili sono il risultato di una prima ricerca sul campo che svela una nazione con una molteplicità e diversità di culture.

Una uniformità di costumi, religione, lingua e storia nella realtà non esiste, se non in alcuni casi, e di conseguenza non esiste una “patria” se non come astrazione dalla realtà. Esiste invece una eterogeneità di culture che hanno in certi casi origini comuni, ma molte volte origini non comuni.

La realtà è in continuo divenire, sia per quanto riguarda i confini nazionali, spesso stabiliti dopo sanguinose e lunghe guerre per la spartizione di un bottino, sia per le culture che si mescolano e si trasformano. Stati monarchici e borghesi hanno più volte modificato i loro confini dopo aver sconfitto altri Stati e sottomesso altri popoli e creato così nuove “patrie”.

La ricerca di nuovi mercati e di nuove risorse, pone le nazioni le une contro le altre. Nuovi Stati nacquero dopo la scoperta delle Americhe e nuove “patrie” si formarono in luoghi abitati da tribù millenarie dopo averle trucidate e saccheggiate. Popoli che vivevano da secoli su quelle terre in pochi anni si ritrovarono senza terra e senza diritti, costrette ad accettare nuovi confini, nuove leggi e la “patria” imposta, con il ferro ed il fuoco, dal nuovo padrone.

Tutto scorre diceva Eraclito, nulla è immutabile e, come affermava il buon Marx gli operai non hanno patria.

Nessuna “patria” esiste come diritto naturale essa è solo il luogo fisico dove si svolgono gli interessi economici e politici di una classe sociale che in quel luogo ha realizzato il suo dominio ed il suo mercato; quel mercato si è poi successivamente esteso ed aperto, cancellando di fatto per le merci, ogni confine. Per i proletari esistono però tutta una serie di restrizioni alla libera circolazione sul pianeta, se non quando la borghesia lo ritiene utile per i suoi interessi e quando questo corrisponde alle bramosie del Capitale.

La “patria” è la recinzione arbitraria del territorio dove il padrone ammassa le bestie ed afferma: questa è roba mia!

È la divisione e la contrapposizione insensata degli uomini in base alla latitudine ed alla longitudine

È la legge dei borghesi che viola la libertà di ogni uomo e la sua libertà di poter circolare sulla Terra.

È il filo spinato dei campi di sterminio. È il muro che cancella l’orizzonte.

La difesa della “patria” è uno dei presupposti di cui si nutre il razzismo per la sua propaganda di odio e la motivazione che la borghesia ha trovato per giustificare le sue guerre di rapina e che da sempre ha portato milioni di proletari a morire per un padrone.

Di Salvatore Cappuccio